Tra Fintech District e venture capital, Milano e’ il regno delle startup
Approfittando della Brexit, Milano punta a diventare la nuova Londra. E si prepara ad accogliere un sempre più startup e investimenti.
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Se la Brexit può portare con sé delle opportunità, queste riguardano senz’altro l’ecosistema delle startup innovative. Se n’è accorta da tempo Milano, che con il “leave” britannico si è rimboccata le maniche per creare un ponte tra il capoluogo lombardo e la City, con l’intento di diventare la capitale non solo italiana, ma europea, delle startup.
E i buoni propositi iniziano a prendere forma, con la nascita del Fintech District.
Cos'è il Fintech District
“Un ambiente dinamico, efficiente e ricco di risorse qualificate, ben risponde alle esigenze delle startup e delle piccole e medie imprese innovative”, sottolinea il ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan inaugurando il Fintech District. “L’iniziativa rappresenta l’ulteriore conferma dell’attrattività di Milano quale polo finanziario europeo”.
Di cosa si tratta? Del punto di accesso all’ecosistema fintech italiano che riunisce startup, imprenditori, istituzioni finanziarie, investitori e università, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’industria finanziaria del futuro e la crescita delle aziende del settore.
Il Fintech District è una community fondata e promossa da SellaLab, la piattaforma di innovazione del Gruppo Banca Sella per startup e aziende corporate, e da Copernico, la piattaforma di spazi di lavoro che promuove lo smart working.
Il Fintech District ha sede in Copernico Isola for S32, nel cuore del distretto finanziario del capoluogo lombardo. Si tratta di un hub in cui i principali operatori fintech presenti in Italia hanno la possibilità di lavorare insieme per favorire la nascita di collaborazioni industriali e commerciali, attrarre nuovi investimenti e dare impulso allo sviluppo del settore fintech, sulla scia di altre esperienze già presenti a livello internazionale come Level39 a Londra o Station F a Parigi.
Obiettivo: creare un network di soggetti operanti nel settore della finanza più innovativa per contribuire alla crescita del tessuto imprenditoriale italiano attraverso l’open innovation, momenti di incontro, di condivisione di best practices, messa in comune di servizi e competenze, avvio di nuove partnership e organizzazione di eventi per l’educazione finanziaria.
I tre pilastri del Fintech District
Prendete il know-how, la tecnologia e i capitali. Mescolate bene ed otterrete il Fintech District.
Il primo pilastro è appunto la messa in comune delle conoscenze da parte dei partecipanti alla community ed in particolare da parte di società di consulenza strategica, studi commerciali e legali, agenzie di marketing, imprese e istituzioni finanziarie, per aiutare gli aderenti a dare vita a nuove startup, a scoprire opportunità, a tutelare la proprietà intellettuale, individuare forme di finanziamento e conoscere le varie normative e così via.
Il secondo pilastro, la tecnologia, consiste nella messa a disposizione di strumenti tecnologici (ad esempio software o piattaforme) per la gestione ordinaria delle attività o tecnologie abilitanti nuovi modelli di business.
Importante nel Fintech District, infine, è il tema capitali: coinvolgendo incubatori, acceleratori, business angel e fondi di venture capital, anche a livello internazionale, che possono apportare finanziamenti alle nuove idee e ai soggetti partecipanti al Fintech District.
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Le startup e i partner aderenti
Hanno già aderito al Fintech District numerose e riconosciute startup e aziende fintech e importanti partner che offriranno servizi e supporto per lo sviluppo del settore.
Tra le aziende aderenti ci sono Banksealer, Blender Italia, Blockchainlab, Cisco, Conversate, Credimi, Diaman Tech, Digital Magics, Domec, Dpixel, Ebury, Endeavor, Enhancers, Ernest, Finleap, Freetrade, Growish, Hype, Lendix Italia, Moneyfarm, MyPass, P101, Portolano Cavallo, Primomiglio, Sardex, Satispay, Slimpay, Soisy, Spreadoff, Stamplay, SupernovaeLabs, The ING Project (Tip Ventures).
Al via due nuovi fondi di venture capital: 200 milioni per le scaleup
Il cda di Fondo Italiano d’Investimento SGR ha deliberato intanto il primo closing di due nuovi fondi di investimento: “Innovazione e Sviluppo” e “FII Tech Growth”, rispettivamente indirizzati verso investimenti di private equity e late stage venture capital.
Il closing è stato raggiunto grazie al contributo della Cassa Depositi e Prestiti che, in qualità di Cornerstone Investor, ha sottoscritto un ammontare pari a 150 milioni di euro per il fondo Innovazione e Sviluppo e 50 milioni per il fondo FII Tech Growth.
Il fondo Innovazione e Sviluppo, con un target complessivo di raccolta pari a 700 milioni di euro, si pone l’obiettivo di rafforzare la competitività delle PMI italiane operanti in filiere di eccellenza, favorendo processi di aggregazione, consolidamento e integrazione verticale. Il Fondo concentrerà la sua attenzione in via prioritaria sui comparti agroalimentare, della meccatronica e dell’Italian Design, senza precludersi tuttavia possibilità di investimento in altri ambiti rilevanti del nostro sistema industriale e dei servizi.
Ma la vera novità è rappresentata da FII Tech Growth: con un target complessivo di raccolta di 150 milioni di euro, focalizzerà il proprio intervento sia nei confronti di aziende già oggetto di intervento da parte di fondi di venture capital, che necessitano di ulteriori iniezioni di capitale per affrontare ambiziosi piani di crescita, sia verso piccole e medie imprese caratterizzate da un elevato contenuto tecnologico, anch’esse alla ricerca di capitale per lo sviluppo nazionale ed internazionale.
Il Fondo si focalizzerà prevalentemente sui comparti del TMT (Technology, Media and Telecommunications) e dell’innovazione industriale, valutando però anche opportunità di investimento in altri settori di interesse.