Aiuti di stato: Commissione Ue avvia due indagini su Carbosulcis
La Commissione europea dà il via a due indagini approfondite sul sostegno italiano nella regione sarda del Sulcis-Iglesiente. Da un lato, l'Esecutivo comunitario intende valutare la conformità con le norme Ue in materia di aiuti di stato delle misure di sostegno superiori a 400 milioni di euro concesse dall'Italia dal 1998 a favore di Carbosulcis, l'impresa che gestisce la miniera di carbone di Nuraxi Figus. Dall'altro, Bruxelles vuole verificare se le sovvenzioni che l'Italia intende concedere al "progetto Sulcis" siano in linea con le normative comunitarie.
Carbosulcis. Tra il 1998 e il 2010 Carbosulcis Spa ha ricevuto almeno 405 milioni di euro di sostegno pubblico sotto forma di aiuti all'investimento e al funzionamento nonché un sostegno in principio destinato ad obiettivi di formazione, ricerca e sviluppo e protezione ambientale. Aiuti che sono stati concessi senza passare prima per la Commissione europea, ovvero che non sono stati notificati in forma preliminare all'Ue, come previsto dalle norme europee in materia di aiuti di Stato. La verifica avviata ora dalla Commissione intende capire se questo sostegno pubblico sia stato concesso in maniera conforme a tali norme. E l'invito che la Commissione europea rivolge all'Italia consiste nel fornire tutte le informazioni necessarie all'Ue per condurre tale valutazione.
Progetto Sulcis. La seconda indagine comunitaria riguarda quello che è stato chiamato "progetto Sulcis", vale a dire la costruzione di un impianto alimentato a carbone con una sezione dimostrativa di cattura e stoccaggio di anidride carbonica (Ccs). In questo caso, l'obiettivo dell'Italia è rendere più sicuro l'approvvigionamento energetico della Sardegna, sostenendo al tempo stesso la ricerca industriale e lo sviluppo di un'area depressa. Obiettivo che Bruxelles approva. Ma pur riconoscendo l'importanza di sviluppare la tecnologia di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica, la Commissione porterà avanti un'indagine approfondita per accertare se una centrale a carbone come quella prevista sia la più adatta per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento in Sardegna al costo minore per lo Stato, e se l'aiuto previsto si limiti al minimo necessario per conseguire tale obiettivo.
Non è la prima volta che la Commissione europea avvia un'indagine su quest'area: nel 2006, a seguito di una denuncia arrivata a Bruxelles, l'Esecutivo comunitario ha iniziato ad indagare su sovvenzioni concesse in passato alla miniera e su quelle previste per il progetto integrato Sulcis. Poi, nel 2008, si è concentrata sul prezzo di ritiro garantito. In particolare su due aspetti: da un lato la possibilità che conferisse al gestore della centrale un vantaggio competitivo indebito rispetto ai concorrenti che non beneficiano di sovvenzioni, dall'altro la Commissione ha voluto verificare se gli utilizzatori locali ad alto impiego di energia avrebbero potuto acquistare elettricità a prezzi agevolati, in violazione delle norme in materia di aiuti di Stato.
L'Italia ha ritirato la proposta del progetto Sulcis dopo l'avvio dell'indagine, e nel 2011 ha presentato un progetto modificato comprendente una sezione dimostrativa Ccs. Una mossa che ha permesso di evitare prezzi agevolati per gli utlizzatori locali, ma che prevede ancora sovvenzioni al gestore della centrale sotto forma di prezzi di ritiro garantiti per vent'anni dall'avvio dell'intero progetto.