Ricerca: dottorati industriali, uno strumento per far crescere l'Italia
Promuovere i percorsi triennali di dottorato nelle aziende per tenere il passo con l'Europa. E' questo l'obiettivo dei cosiddetti 'dottorati industriali' previsti dall'Agenda per la crescita, presentata nei giorni scorsi dal governo. A breve il Ministero dell'istruzione invierà al Consiglio di Stato il regolamento attuativo della riforma Gelmini - in stand by da circa un anno - affinché venga approvato. Solo in questo modo i dottorati industriali potranno essere avviati già dal 2013, rafforzando la collaborazione tra atenei e tessuto produttivo.
I dottorati industriali infatti intendono “creare un'interazione stabile tra attività di formazione e attività di ricerca e sviluppo tecnologico e industriale” - si legge nell'Agenda per la crescita alla voce “Scuola e Università”– puntando su due direzioni:
- promuovere le applicazioni industriali dei corsi di dottorato,
- accrescere il numero dei ricercatori inseriti nelle imprese.
Secondo le statistiche, in Italia su 12mila laureati che accedono ai percorsi triennali di dottorato solo 2mila riescono ad intraprendere la carriera accademica. Si tratta di un patrimonio di competenze e di conoscenze che viene immancabilmente disperso, con ripercussioni negative sulla crescita del paese.
Per porre un freno a questo fenomeno, il governo ha deciso di promuovere i Phd in azienda – al pari degli altri paesi europei – sfruttando al meglio le idee dei giovani ricercatori italiani, attraverso:
- apposite convenzioni con le università,
- la razionalizzazione dei posti di dottorato esistenti (i corsi al di sotto degli standard minimi di qualità saranno eliminati).
Ai nuovi dottorati potranno partecipare anche i dipendenti delle imprese in possesso di un contratto di apprendistato di alta formazione. I dottorandi saranno coinvolti in attività a tempo parziale, ma saranno applicate le stesse regole di ammissione per i dottorati full time (bando pubblico e valutazione sulla base del curriculum, lettera di motivazione e proposta di progetto di ricerca). Il percorso di ricerca sarà stabilito dall'impresa e dal collegio dei docenti, con alternanza tra lezioni in aula e laboratori in azienda.
Il progetto permetterà di riconoscere tutte le esperienze di collaborazione avviate tra imprese e università sul territorio nazionale. Tra i promotori c'è l'attuale ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, che - ai tempi del rettorato presso il politecnico di Torino - aveva attivato diversi partenariati con aziende italiane.
Il politecnico di Milano, per esempio, vanta 24 programmi della PhD School in vari settori (biotecnologia, medicina, tecnologie informatiche, aeronautica, energia, ambiente e trasporto).
Questo strumento – ha commentato il direttore Education di Confindustria, Claudio Gentili - “finalmente dà ai giovani la speranza di occupazione anche extra-accademica e mette a disposizione delle imprese italiane un profilo di cui già possono avvalersi le imprese straniere”.