Abu Dhabi: 29 aziende italiane al World future energy summit
Smart cities ed energie rinnovabili al centro della quinta edizione del Summit internazionale per l'energia del futuro (Wfes), in corso ad Abu Dhabi fino al 19 gennaio 2012. Tra le oltre 600 realtà imprenditoriali partecipanti all'evento, l'Italia sarà rappresentata da 29 aziende e dal Gestore dei Servizi Energetici - GSE, la società controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze che promuove lo sviluppo sostenibile.
Il Summit si è aperto con il discorso introduttivo del segretario Onu Ban Ki-moon, che ha ufficialmente inaugurato l'Anno Internazionale dell’energia sostenibile per tutti: per ridurre la povertà energetica, catalizzare la crescita sostenibile e mitigare i cambiamenti climatici è necessario raddoppiare entro il 2030 la quota mondiale di energie rinnovabili, ha dichiarato il segretario rivolgendosi alla platea.
Platea variegata, composta da leader politici, esperti, imprenditori ed accademici provenienti da 137 paesi, pronti a rafforzare il proprio impegno nel campo delle innovazioni sostenibili.
In tale direzione, come ha dichiarato Emilio Cremona, presidente del GSE, nel corso del vertice i riflettori saranno puntati su una delle ultime novità "green" degli Emirati Arabi Uniti (EAU), la Masdar City, la città ad emissioni zero, realizzata con la partecipazione del know how italiano. Si tratta di una delle aziende italiane che "l'anno scorso erano con noi al Summit", ha ricordato Cremona.
In questa edizione, delle 29 imprese italiane presenti ad Abu Dhabi, sotto il Padiglione Italia il GSE ospita 18 aziende tra le oltre 1.600 aderenti a "Corrente", l'iniziativa creata nel 2011 per sostenere e valorizzare la filiera italiana delle rinnovabili in Medio Oriente e nell'area dei Paesi del Golfo. "Gli Emirati rappresentano un territorio molto fertile, di raccordo con l'Oriente, in cui ci aspettiamo di riuscire a tessere e rafforzare rapporti commerciali", ha dichiarato Cremona. L'Italia, infatti, è il terzo partner europeo degli EAU in termini di esportazioni, incentrate soprattutto nel settore dell'energia meccanica.
Non a caso negli ultimi anni alcune aziende italiane hanno siglato cinque contratti importanti negli Emirati:
- il contratto tra la società italiana Technit e la società governativa GASCO per la realizzazione di una joint-venture con l’emiratina Al Jaber (620 milioni di dollari),
- l'accordo di oltre 200 milioni di dollari con Gruppo Impreglio per costruire ad Abu Dhabi un tunnel idraulico della lunghezza di circa 40 chilometri (Strategic Tunnel Enhancement Programme),
- due contratti con la società Lavajet per la pulizia di un’area urbana residenziale della capitale emiratina e la gestione della principale discarica di Abu Dhabi (80 milioni di euro),
- l'accordo da 8 milioni di euro tra la società di consulenza specializzata nel settore dell’agricoltura e allevamento Agriconsulting e la Abu Dhabi Food Control Authority (ADFCA) per la creazione di un’anagrafe animale in forma di una banca dati elettronica (Animal Identification and Registration system),
- la costituzione negli Emirati di una nuova joint-venture (Etihad Ship Building) tra Fincantieri, Melara Middle East e Al Fattan Ship Industries per la progettazione, produzione e vendita di imbarcazioni ad uso sia civile sia militare.
Grazie ai partenariati con le aziende locali, ha spiegato l'ambasciatore italiano negli EAU, Giorgio Starace, l'export italiano negli Emirati Arabi Uniti è cresciuto del 26% dal 2010, superando i 4 miliardi di euro e facendo del paese il primo mercato di sbocco del made in Italy nel mondo arabo.
L'Italia deve proseguire lungo questa linea anche nel settore delle rinnovabili, sul quale gli Emirati puntano moltissimo in termini di qualità per realizzare progetti di efficienza energetica, integrazione delle fonti e progetti di smart cities. "In questi settori - ha concluso il presidente del GSE - l'Italia si propone come un paese che ha senza dubbio voce in capitolo per quanto riguarda ricerca e sviluppo e per la riconosciuta serietà degli operatori".