Sì alle quote rosa dei Cda, ma a regime dal 2015
Giornata clou oggi in Senato per le quote rosa. Dopo tanti rinvii la commissione Finanze ha approvato il ddl 2482 sulla "parità di accesso delle donne negli organi di amministrazione delle società quotate in mercati regolamentati". Il via libera al documento rappresenta un giro di boa fondamentale per l'Italia che, insieme al Portogallo, è tra gli ultimi Paesi europei nella promozione di pari opportunità nei vertici aziendali. Si è sbloccata quindi l'empasse creata ieri dal governo, che ieri di fatto aveva rinviato l'approvazione del ddl. Il testo verrà votato dall'Aula di Palazzo Madama il prossimo 15 marzo.
Come ha ricordato Lella Golfo, relatrice del ddl 2482, l'Italia non può "pensare di vincere sui mercati internazionali correndo con una gamba sola". Per questo motivo il documento propone che nei Cda delle società quotate in borsa un terzo degli amministratori da eleggere sia composto dal genere meno rappresentato. L'obiettivo di una misura di questo tipo, già sperimentata in altri Paesi europei, è compensare la disparità rappresentativa delle donne, attraverso un'azione positiva (temporanea) che garantisca il principio d'eguaglianza, ribadito in primis nella nostra Costituzione.
I maggiori ostacoli all'approvazione del documento incontrati nell'ultima discussione in Senato hanno riguardato le tempistiche sull'implementazione della legge e il sistema sanzionatorio. Su proposta della relatrice di Fli, Maria Ida Germontani, l'entrata in vigore della legge è stata posticipata di un anno (primavera del 2012) e l'introduzione delle quote rosa procederà per scaglioni (il 20% entro il 2015, il 10% entro il 2018). Anche le sanzioni saranno graduali: per i CdA inadempienti è stato previsto un sistema di diffide che si trasformeranno in multe fino a 200 milioni di euro; i CdA potranno essere sciolti solo a seguito del mancato pagamento delle multe previste.
Come ha ricordato la deputata Lella Golfo, "il rischio è che per raggiungere un compromesso tra tutti gli attori in gioco si renda il provvedimento troppo blando e dunque inefficace al fine di una reale maggiore partecipazione delle donne nei board delle società quotate e partecipate".
"La legge sulla presenza femminile nei consigli di amministrazione si farà sicuramente", ha affermato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ma più il tempo scorre più l'Italia rallenta la propria ripresa dalla crisi. Il timore che una misura di questo tipo possa trasformarsi in una discriminazione al contrario (reverse action) non sussisterà più dal momento in cui i rappresentanti della sfera economica e sociale del Paese daranno priorità ad un progetto comune basato sulla meritocrazia, sulla trasparenza e sulle pari opportunità.