Sarkozy presenta un piano di rilancio dell'industria francese
In occasione degli stati generali dell'industria francese, che dopo circa tre mesi di dibattiti serrati si chiudono in questi giorni à Marignane, località nei pressi di Marsiglia, il numero uno dell'Eliseo ha annunciato il suo nuovo piano di politica industriale. Un piano che va ad aggiungersi a quanto Nicolas Sarkozy ha il merito di aver attuato dal 2007 ad oggi: tassa professionale, credito d'imposta per la ricerca, grandi prestiti, poli della competitività. In piena campagna elettorale per le regionali, che vedono la gauche in testa rispetto all'UMP, era necessario ribadirlo.
L'ambizione del piano per combattere la "deindustrializzazione" è quella di mettere un freno alla perdita di competitività e ai processi di delocalizzazione in atto da circa vent'anni. Dal 1990, infatti, la Francia ha perso circa 2 milioni di posti nel settore dell'industria.
Nel 2009 i lavoratori del settore erano solo 3,3 milioni, 530 mila in meno rispetto al 2000.
Nel corso dell'ultimo decennio il peso dell'industria non ha cessato di diminuire, andando a rappresentare, nel 2008, soltanto il 18% dell'economia. La crisi globale ha soltanto accelerato questo declino, con una produzione manufatturiera ripiombata ai livelli del 1997.
L'obiettivo di Sarkozy è quello di aumentare la produzione industriale del 25% entro il 2015. La nuova politica si basa sulla promozione del lavoro industriale a lungo termine.
Per ridare slancio all'industria, "monsieur le president" ha ricordato il grande prestito nazionale di 6,5 miliardi di euro che sarà lanciato nel corso del 2010, di cui 5,5 miliardi andranno al finanziamento delle imprese che innovano e all'investimento in trasporti e spazio. 550 milioni saranno riservati agli investmenti verdi, cioè volti alla riduzione delle emissioni inquinanti.
Sarkò intende inoltre far tornare positiva entro il 2015 la bilancia commerciale industriale francese che dal 2007 è entrata in rosso. Entro questa data, inoltre, la Francia dovrà rappresentare almeno il 2% alla produzione europea.
L'altro punto fondamentale riguarda le dinamiche di delocalizzazione, a cui il governo presieduto dal primo ministro Francois Fillon vorrebbe porre fine. Il ministro dell'Industria, Christian Estrosi, si chiede ad esempio perchè la BMW produca i tre quarti delle sue automobili in Germania, a fronte del 25% realizzato dalla Renault in madrepatria.
E ancora, Sarkozy ha annunciato di voler rafforzare il ruolo dello Stato nelle imprese di cui è azionista. Almeno due volte l'anno queste aziende dovranno confrontarsi con l'Agenzia per le partecipazioni statali (APE) e con il ministero dell'Industria. Se finora la tutela statale è stata soltanto finanziaria, presto sarà in tutto e per tutto "industriale".
Inoltre, per quelle aziende che non sono ancora sotto la tutela di un ministero specifico, presto sarà nominato un amministratore appertenente al ministero dell'Industria.
Nel mirino soprattutto Renault, le Poste, France Telecom, Areva, Aéroports de Paris, Air France-KLM. Questo perchè - ricorda l'inquilino dell'Eliseo - lo Stato non può essere soltanto colui che si sobbarca dei rischi maggiori.
(Alessandra Flora) Nel 2009 i lavoratori del settore erano solo 3,3 milioni, 530 mila in meno rispetto al 2000.
Nel corso dell'ultimo decennio il peso dell'industria non ha cessato di diminuire, andando a rappresentare, nel 2008, soltanto il 18% dell'economia. La crisi globale ha soltanto accelerato questo declino, con una produzione manufatturiera ripiombata ai livelli del 1997.
L'obiettivo di Sarkozy è quello di aumentare la produzione industriale del 25% entro il 2015. La nuova politica si basa sulla promozione del lavoro industriale a lungo termine.
Per ridare slancio all'industria, "monsieur le president" ha ricordato il grande prestito nazionale di 6,5 miliardi di euro che sarà lanciato nel corso del 2010, di cui 5,5 miliardi andranno al finanziamento delle imprese che innovano e all'investimento in trasporti e spazio. 550 milioni saranno riservati agli investmenti verdi, cioè volti alla riduzione delle emissioni inquinanti.
Sarkò intende inoltre far tornare positiva entro il 2015 la bilancia commerciale industriale francese che dal 2007 è entrata in rosso. Entro questa data, inoltre, la Francia dovrà rappresentare almeno il 2% alla produzione europea.
L'altro punto fondamentale riguarda le dinamiche di delocalizzazione, a cui il governo presieduto dal primo ministro Francois Fillon vorrebbe porre fine. Il ministro dell'Industria, Christian Estrosi, si chiede ad esempio perchè la BMW produca i tre quarti delle sue automobili in Germania, a fronte del 25% realizzato dalla Renault in madrepatria.
E ancora, Sarkozy ha annunciato di voler rafforzare il ruolo dello Stato nelle imprese di cui è azionista. Almeno due volte l'anno queste aziende dovranno confrontarsi con l'Agenzia per le partecipazioni statali (APE) e con il ministero dell'Industria. Se finora la tutela statale è stata soltanto finanziaria, presto sarà in tutto e per tutto "industriale".
Inoltre, per quelle aziende che non sono ancora sotto la tutela di un ministero specifico, presto sarà nominato un amministratore appertenente al ministero dell'Industria.
Nel mirino soprattutto Renault, le Poste, France Telecom, Areva, Aéroports de Paris, Air France-KLM. Questo perchè - ricorda l'inquilino dell'Eliseo - lo Stato non può essere soltanto colui che si sobbarca dei rischi maggiori.