Fondi FAS: la Uil chiede 4,4 Miliardi per il credito d'imposta occupazione al Sud
Il Sud, in cui vive un terzo degli italiani, produce un quarto del prodotto nazionale lordo e rimane il territorio arretrato più esteso e più popoloso di Eurolandia. Secondo la ricerca presentata da Bankitalia, dal titolo “Mezzogiorno e politiche regionali”, oltre il 10% delle imprese meridionali dichiara di non avere accesso al credito nella misura richiesta. Il messaggio di via Nazionale è chiaro: sono tanti i motivi per i quali è essenziale intervenire: per migliorare la stabilità finanziaria, per abbattere il debito pubblico, per potenziare le nostre infrastrutture e per ridurre il prelievo fiscale. Tanti altri si potrebbero aggiungere.
Mentre Draghi nel suo discorso non cita mai il progetto della Banca del Sud, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha invitato i suoi deputati a votare l’emendamento che la introduce. "Vi prego votate la Banca del Sud, fatela andare avanti" ha dichiarato durante un’audizione in Commissione Bilancio.
Sul questo tema anche la Uil, negli ultimi giorni, si è espressa proponendo all’esecutivo un vero e proprio “Contratto per il Mezzogiorno”. Il j’accuse della Uil si concentra soprattutto sulla spesa dei fondi comunitari, tanto su quella fatta finora quanto su quella futura.
Prima di tutto – chiede L’Unione Italiana dei Lavoratori - giù le mani dalle risorse del Fondo FAS; in secondo luogo è ora di chiudere con la politica dei finanziamenti a pioggia che ha caratterizzato fino ad oggi gli interventi realizzati, senza produrre significativi risultati in termini di sviluppo.
Il sindacato guidato da Luigi Angeletti chiede che la riprogrammazione non costituisca un alibi per ulteriori ritardi nella spesa. Ad oggi, su 47 miliardi di euro complessivi dei fondi comunitari 2007-2013, nel Mezzogiorno ne sono stati impegnati il 4,7% del totale e spesi soltanto l’1,1%. Ciò è motivo di ulteriore divario nello sviluppo rispetto alle Regioni del Centro-Nord, che nello stesso periodo, pur in presenza di minori risorse comunitarie, hanno impegnato e speso, in valori percentuali, tre volte tanto, in politiche di coesione.
La ricetta del sindacato si basa su tre punti di forza:
- favorire il “Buon Governo” per migliorare l’efficienza e l’efficacia della Pubblica Amministrazione.
- creare “Occupazione” per favorire la crescita del buon lavoro.
- investire in “Infrastrutture materiali ed immateriali” per garantire lo sviluppo del Mezzogiorno.
Tra le proposte avanzate, campeggia quella (non troppo innovativa) di costituire un’agenzia nazionale per il Mezzogiorno promossa e condivisa dalle Istituzionali nazionali e regionali, con il compito di selezionare i progetti di investimento in base alla qualità, superando lentezze e ritardi nell’impiego delle risorse.
La nota dolente su cui il manifesto della Uil si sofferma con più attenzione riguarda il lavoro. Partendo dai 186 mila posti da dipendente persi nei primi 6 mesi dell’anno (fonte Istat), il sindacato invoca lo sblocco immediato dei fondi FAS di competenza delle regioni, pari a 17,1 miliardi di euro in sette anni. La Uil chiede che almeno il 20% di tali risorse venga destinato al credito d’imposta occupazione (circa 3,4 miliardi di euro). Al governo la Uil chiede di contribuire già dal 2010 con un miliardo di euro delle risorse FAS residue e disponibili nel “Fondo Strategico a sostegno dell’economia reale”, per dotare lo strumento del credito d’imposta occupazione, di una dote complessiva di 4,4 Miliardi di euro. Si tratta di un credito d’imposta che per 5 anni prevede la deduzione, dalla base imponibile IRAP, dei costi relativi ad ogni nuovo assunto a tempo indeterminato. Con questo strumento il sindacato stima di raggiungere l’obiettivo di creare oltre 800 mila nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nel Mezzogiorno.
In coerenza con il nuovo modello contrattuale, Uil propone un “contratto straordinario di accesso al lavoro”, vale a dire che per 5 anni, in deroga temporanea ai contratti nazionali di categoria, livelli di salario più bassi dei minimi in vigore, per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Le imprese che assumeranno con tale tipologia contrattuale, dovranno garantire la stabilità della base occupazionale esistente ed il reinvestimento dei risparmi anche in ricerca ed innovazione.
(Alessandra Flora)