Lavoro in UE: il futuro è nei Green Jobs
E' questo il quadro presentato dal ventunesimo rapporto sul mercato del lavoro a cura delle DG Employement, Social Affairs and Equal Opportunities, presentato a Bruxelles dal commissario Vladimir Spidla.
La buona notizia è che alla fine del “tunnel” gli analisti prevedono una transizione verso un’economia della conoscenza e a basse emissioni di CO2, caratterizzata dalla presenza di figure professionali più qualificate rispetto al passato. L'efficienza energetica, la lotta ai cambiamenti climatici e le sfide ambientali, pertanto, possono rappresentare l’occasione per creare nuovi posti di lavoro.
Finora a rimetterci il posto a causa della crisi sono stati soprattutto gli uomini, i giovani, i lavoratori meno qualificati e quelli con contratto temporaneo.
Più colpiti, secondo lo studio, settori di industria ed edilizia e paesi come Spagna e Irlanda, dove la disoccupazione è quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno, e i paesi baltici, dove è triplicata. Anche in Italia la disoccupazione è cresciuta, ma in misura minore rispetto alla media europea. Le maggiori perdite di posti di lavoro si sono verificate nel settore auto e in quelli ad esso collegati: si sono verificati 268 casi di ristrutturazione tra marzo 2008 e agosto 2009 con una perdita di 105mila posti.
A destare timore è soprattutto la disoccupazione di lunga durata (quella, cioè, superiore ai 12 mesi). Già prima della crisi, infatti, il 45% dei disoccupati europei non riusciva a ritrovare lavoro nell’arco di un anno, percentuale che negli Stati Uniti, invece, non superava il 10%. E’ questo uno dei punti su cui l’UE deve impegnarsi maggiormente, soprattutto nel solco del principio della “Flexisecurity”.
EMPLOYMENT IN EUROPE REPORT 2009
(Alessandra Flora)