Maggiore coordinamento e vigilanza nell'Unione Europea contro la crisi
L'euro ha protetto l'area omonima dalle turbolenze sui tassi di cambio e di interesse, rivelatesi così dannose durante le crisi passate, e ha inoltre svolto un ruolo importante per orientare verso sane politiche macroeconomiche gli Stati membri che perseguono attivamente l'adozione dell'euro o le cui valute sono legate allo stesso.
La crisi ha tuttavia messo in luce la vulnerabilità di taluni Stati membri che hanno accumulato squilibri macroeconomici.
Le stesse favorevoli condizioni macroeconomiche, che hanno facilitato in tutto il mondo l'espansione del credito, hanno consentito ad alcuni Stati membri dell'area dell'euro di finanziare una crescita economica rapida ma soggetta a squilibri crescenti, in quanto i capitali raccolti non sono stati sempre destinati agli usi più produttivi.
Su un altro versante, i paesi che vantavano un avanzo delle partite correnti hanno dovuto far fronte a un immediato calo della crescita innescato dalla riduzione della domanda a livello mondiale, senza che ciò sia stato veramente compensato da un aumento della domanda interna.
Il mancato completamento degli interventi in materia di consolidamento di bilancio e vigilanza finanziaria, nonché di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri all'interno dell'UEM, hanno ulteriormente accentuato i citati aspetti di vulnerabilità e inciso negativamente sulla capacità dell'area dell'euro di reagire alle crisi.
Migliorare il potenziale di crescita, anche reperendo nuove e più equilibrate fonti, e ridurre i livelli del debito lievitati a causa della crisi non sono esigenze proprie soltanto all'area dell'euro. Tuttavia, dal momento che tale area dispone di un'unica valuta e presenta gli stessi tassi di cambio e di interesse, ha un interesse maggiore a coordinare le proprie politiche; la strategia di uscita dalla crisi impone inoltre di affrontare in modo organico le cause alla base di sviluppi sul piano della competitività tra gli Stati che ne fanno parte.
Con il G20 ormai saldamente stabilito come nuova piattaforma per il coordinamento delle politiche economiche mondiali, deve essere riconosciuta la particolare identità economico-istituzionale dell'area dell'euro. In questo ambito l'Eurogruppo deve cercare di elaborare una posizione comune per contribuire all'attuazione del Quadro per una crescita economica solida, sostenibile ed equilibrata concordato dal G20 a Pittsburgh.
Pertanto la Commissione invita gli Stati membri a dimostrare la volontà politica e la leadership per trasformare la consonanza di intenti in azione politica concertata. Il trattato di Lisbona darà, auspicabilmente, ulteriore slancio per migliorare la governance economica dell'area dell'euro, riconoscendo formalmente l'Eurogruppo e il suo presidente e rafforzando il ruolo di vigilanza della Commissione.
Tali aspetti economici vengono sollevati nella Annual Statement on the Euro Area 2009, ma sono analizzati più nel dettaglio nella contestuale relazione annuale che, tra l'altro, si sofferma in modo analitico sugli interventi politici per rispondere alla crisi e sull'affermarsi del G20 come forum fondamentale per la governance economica mondiale.