Accessibilita': un'opportunita' per le Pmi
Per approfondire questo interessante punto di vista abbiamo intervistato un esperto del settore. Gianluca Affinito si occupa di accessibilità dei siti web e di progettazione di ambienti on line. Collabora da anni con il Formez lavorando nell’area Knowledge Management. È inoltre docente a contratto presso la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università Sapienza di Roma dove gestisce un laboratorio sull’accessibilità dei siti web. Attivo nella comunità italiana di Moodle, ha contribuito al lavoro di adeguamento della piattaforma ai requisiti tecnici previsti dalla normativa italiana sull’accessibilità. Ha partecipato a vari convegni con interventi sull’accessibilità dell’e-learning.
Dott. Affinito, a che punto è la legislazione italiana in tema di accessibilità? Come si caratterizza rispetto agli altri paesi europei?
La situazione della pubblica amministrazione italiana è molto eterogenea. Come purtroppo spesso accade in Italia, le amministrazioni si sono mosse in ordine sparso e quindi l’accessibilità si è diffusa nei siti web pubblici a macchia di leopardo. A fronte di situazioni di eccellenza, come ad esempio le amministrazioni dell’Emilia-Romagna e del Piemonte, ci sono ancora molti, troppi, siti della pubblica amministrazione italiana sia centrale che locale che non permettono a tutti i cittadini un pieno accesso ai propri servizi erogati sul web.
Sono molte le indagini che fotografano la situazione della PA italiana, ma per avere un’idea del situazione credo sia sufficiente citare una dichiarazione di Antonio De Vanna, per anni responsabile dell’Ufficio Accessibilità dei Sistemi Informatici del CNIPA, che solo pochi mesi fa ha affermato che solo il 3% dei siti delle Pubbliche Amministrazioni Centrali può essere considerato accessibile.
Ci sono dati aggiornati sulle Pmi? In generale come si sta muovendo il mondo del privato su questo terreno?
La normativa italiana non stabilisce alcun obbligo per le imprese private, anche se il legislatore sperava che la Legge avrebbe attivato stimolato le imprese a una maggiore attenzione per i disabili.
Quello che le imprese dovrebbero capire è che un sito accessibile per i disabili è un sito maggiormente accessibile per tutti, compresi gli utenti normodotati che si trovano a navigare in particolari contesti d’uso o con dispositivi alternativi rispetto al normale PC (ad esempio cellulari o palmari). Inoltre, quello che si dovrebbe far comprendere alle imprese è che su Internet è possibile raggiungere un gran numero di utenti e quindi, anche mercati marginali, potrebbero diventare particolarmente interessanti.
Un esempio classico che si fa in questi casi è quello di un non vedente che vuole acquistare un libro on line. Un imprenditore poco illuminato potrebbe pensare che un non vedente non è interessato ad un oggetto che non potrà poi utilizzare direttamente, senza pensare che invece potrebbe acquistarlo per regalarlo a un amico. Vale la pena perdere dei potenziali clienti solo perché non c’è un obbligo di legge? Amazon ed altri operatori di e-commerce non la pensano così e quindi cercano di sforzarsi di rendere i propri servizi accessibili a tutti i suoi utenti, disabili e non.
Comunque, anche nel caso delle imprese italiane, sono presenti dei casi di eccellenza e aziende del calibro di Vodafone, Poste e altri si sono mosse per garantire una maggiore accessibilità dei propri servizi on line.
Per avere dei dati sulla situazione a livello europeo, è possibile consultare alcuni documenti della Commissione europea che dimostrano che anche nel settore privato c’è ancora molto da fare per garantire sul web una piena autonomia dei cittadini disabili.
Quali sono i siti italiani ed internazionali o le banche date attendibili in tema di accessibilità?
In Italia ci sono molti siti che si occupano di fare informazione sull’accessibilità. Posso citare ad esempio WebAccessibile e Diodati.org, due siti che si occupano da anni di divulgare questi temi e che sono un punto di riferimento per tutta la comunità di professionisti del settore.
È importante sottolineare che anche alcune amministrazioni pubbliche sono molto attive sul terreno della divulgazione e conoscenza di questa tematica. Credo sia sufficiente citare come esempi la Regione Emilia-Romagna che attraverso il progetto Ermes diffonde le migliori pratiche sull’accessibilità e Porte Aperte sul Web, la comunità di pratica per l'accessibilità dei siti scolastici dell’USR Lombardia.
A livello internazionale invece il riferimento non può che essere la sezione del sito del W3C dedicata al WAI, l’iniziativa per l’accessibilità dei siti web. In questo sito, oltre a tutte le raccomandazioni del W3C in materia, è possibile trovare anche materiali divulgativi e formativi, esempi concreti di siti accessibili e segnalazioni sulle migliori pratiche internazionali.
Infine, vale la pena di citare anche WebAim, un sito che può essere considerato un vero e proprio punto di riferimento a livello internazionale per tutti coloro che si occupano di queste tematiche.
Si sono svolte di recente conferenze internazionali? A quando il prossimo appuntamento mondiale sull’accessibilità?
Le iniziative sono tante e, anche in questo caso, vale la pena di controllare periodicamente il sito del W3C/WAI per conoscere i molti appuntamenti che si svolgono in varie parti del mondo.
Anche in Italia ci sono state negli ultimi mesi diverse iniziative molto interessanti, su tutte Web Senza Barriere un evento che sta diventando un vero e proprio punto di riferimento per tutti coloro che si vogliono avvicinare all’accessibilità.
I siti di social network sono accessibili?
Per quanto riguarda i social network, e per tutti quei siti che permettono direttamente agli utenti di pubblicare dei contenuti, bisogna tenere presenti due aspetti: innanzitutto l’ambiente deve essere accessibile in tutte le sue funzionalità e evitare delle potenziali barriere per alcune tipologie di utenti. Un altro aspetto da tenere in considerazione è però che gli stessi utenti devono pubblicare dei contenuti accessibili ai disabili.
Faccio un esempio per capire meglio questo aspetto. Nel caso di un sito che permette di condividere foto come Flickr, la piattaforma deve permettere a un disabile motorio o a un ipovedente di registrarsi e caricare le proprie immagini, descriverle, taggarle. Se il sistema permette tutte queste funzionalità può essere considerato accessibile. A questo punto però entra in gioco l’utente stesso che deve descrivere correttamente l’immagine altrimenti impedirà ad altri utenti (non vedenti, ipovedenti, ecc.) di fruire di quel contenuto.
L’esempio delle immagini è forse il più semplice, ma se si pensa a un sito come YouTube la situazione si complica notevolmente. YouTube permette infatti di sottotitolare i video pubblicati, ma quanti utenti ne sono a conoscenza? Quanti lo fanno realmente? E tra quelli che lo fanno, quanti lo fanno nella maniera corretta?
Quello dell’accessibilità dei social network è un terreno ancora aperto e tutto da esplorare. Per evitare di creare anche involontariamente delle discriminazioni per i disabili è quindi necessario una maggiore diffusione sensibilizzazione e conoscenza dell’importanza dell’accessibilità del web.
(Intervista a cura di Alessandra Flora)