Credit crunch: la Confindustria italiana e quella tedesca scrivono all'UE
Nella lettera, firmata dai presidenti Emma Marcegaglia e Peter Keitel, si chiede l'intervento dell'Unione europea per allentare le regole di Basilea 2: “Molti governi nell'UE hanno portato avanti ingenti programmi di intervento per stabilizzare il settore finanziario - si legge nella lettera - tuttavia, l'accesso al credito per le imprese sta diventando sempre più difficile, in particolar modo per le Pmi. Viste le circostanze, questo avrebbe conseguenze drammatiche per gli investimenti e per l'occupazione in due delle principali economie UE. Le banche hanno inasprito la loro offerta di credito per una serie di motivi ma vorremmo evidenziare, in particolare, i nocivi effetti prociclici dell'Accordo di Basilea 2 sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito”.
Pur essendo “attualmente in preparazione proposte per contrastare tali effetti prociclici - scrivono ancora la Marcegaglia e Keitel - le nostre imprese associate stanno affrontando oggi restrizioni al credito. La prevista revisione del quadro regolamentare potrebbe giungere troppo tardi per molte imprese”.
Di conseguenza, “BDI e Confindustria ritengono che l'UE debba urgentemente allentare i requisiti patrimonali delle banche e le metodologie di valutazione del rischio per facilitare l'accesso al credito delle imprese ed una rapida ripresa economica. Situazioni eccezionali richiedono risposte eccezionali. BDI e Confindustria chiedono all'Unione europea di prendere urgentemente tutte le iniziative necessarie per affrontare questa questione critica”.
E’ singolare come la lettera evidenzi un problema sollevato per motivi opposti dai grandi capi di stato europei, in particolare Sarkozy e Angela Merkel. Entrambi i leader concordano infatti sulla necessità di aumentare i capitali propri delle banche proporzionalmente ai rischi. A rimetterci finora sono state da un lato le pmi, strozzate dalla stretta del credito e dall’altra i governi, costretti ad intervenire in extremis per ricapitalizzare le banche.
Nel frattempo, alla vigilia del G20 dei ministri dell’economia che si svolge a Londra il 4 e il 5 settembre, Francia, Germania e Gran Bretagna hanno raggiunto uno storico accordo sulla remunerazione del settore bancario, in particolare sulla questione controversa dei bonus ai banchieri (ma anche della spartizione dei dividendi agli azionisti). L’altro grande obiettivo è quello di impedire a qualunque banca, in futuro, di diventare “too big to fail”, gettando nel baratro i governi. Con una lettera congiunta Gordon Brown si unisce al coro del “rigore” assieme a Merkel e Sarkozy. Se gli Stati Uniti al summit di Pittsburg accoglieranno la proposta, ancora non è dato sapere: il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, per il momento ha preferito non commentare. Nel week-end, a Londra, certamente non potrà esimersi dall’esprimere una posizione.
Nel documento ufficiale i leader delle tre maggiori potenze economiche europee chiedono per l’appunto: “Le attività speculative che rappresentano un rischio per la stabilità finanziaria devono ugualmente essere scoraggiate, aumentando le esigenze di fondi propri su queste attività, come già raccomandato dal Comitato di Basilea. Le regole di Basilea 2 devono essere mese in pratica pienamente per assicurare una parità di condizioni di concorrenza in tutti i paesi rappresentati dal comitato di Basilea”. Quel che appare evidente è che su Basilea 2 le posizioni divergono, dato che c’è chi ne chiede la revisione e chi invece ne invoca la piena attuazione. Dall’alto dei loro lussuosi palazzi, i banchieri stanno a guardare, almeno ancora per un po’.
(Alessandra Flora)