Dai FAS al decreto anticrisi: tutti i battiti del Sud
Resta da capire se si tratti di spinte personalistiche di novelli viceré o di un reale “movimento” dalle mille potenzialità, in grado portare alla nascita di un vero e proprio partito del sud, bipartisan perché no, oppure un Pdl siciliano più vicino alle problematiche territoriali.
Che sia esistita e ancora esista una “questione meridionale” non v’è dubbio, ma il peso della Lega Nord, corroborato dai successi delle ultime tornate elettorali, ha messo in luce un’altrettanto vigorosa “questione settentrionale”. La presenza delle camicie verdi nel governo e nelle sue decisioni in tema di economia e sicurezza è forte e indiscussa. Lo hanno voluto gli elettori, lo testimonia un’alleanza – quella tra il Senatùr e Berlusconi – che, dopo gli iniziali tira e molla, dura da anni.
Quello che preoccupa maggiormente il governo è che le richieste avanzate dai ministri, sottosegretari o dagli esponenti locali della maggioranza di ulteriori attenzioni verso le esigenze del Meridione, si trasformi in una voglia di indipendenza un po’ troppo marcata.
Una tendenza che travalica la sfera politica. Per anni ci siamo abituati ad un’unica grande antitesi, quella tra destra e sinistra, in base alla quale si sono giocate le più grandi partite del nostro paese. Politica economia, società, sindacati, cultura, spettacolo. Neri contro rossi. In mezzo la Democrazia Cristiana. Poi gli “ismi” sono stati rinnegati, le ideologie si sono frantumate in mille pezzi, i partiti hanno cambiato nome e nomenclatura e le linee si sono gradualmente sfumate. La parola “centro” ha fatto capolino prima delle parole “sinistra” e “destra”.
In una società globale in cui tutti rivendicano la propria identità locale e non più nazionale, il dibattito passa dal politico tout-court al geopolitico. Più facile lottare per la propria terra che per l'ideale politico degli ntenati. Da noi il Nord contro il Sud, altrove l’Est contro l’Ovest.
Ma c’è dell’altro. Il Sud non è fatto di sola Sicilia e la Sicilia non rappresenta da sola le istante di tutto il Sud. Le spinte indipendentiste dopo l’unità d’Italia non sono mancate. Il peso politico della Sicilia è da sempre rilevante e lo è tuttora, soprattutto nel Pdl, che ne ha fatto uno dei principali bacini elettorali. Ecco perché il piano di interventi straordinari per il Sud annunciato dal Berlusconi ha suscitato immediatamente l’apprezzamento di Raffaele Lombardo e dell’MPA. La questione Sud esiste: un problema messo in luce dal vaso di Pandora scoppiato negli ultimi giorni con il commissariamento delle regioni Campania e Molise, a causa del buco nella sanità, e dalla classifica shock sulla qualità delle Università, in base alla quale sui fondi agli atenei di Foggia e di Palermo cadrà la scure di Viale Trastevere.
Nel frattempo il dibattito politico continua. "Sui fondi per il Mezzogiorno si preannuncia il solito gioco delle tre carte con bluff finale di Berlusconi" secondo vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella (Pd) commentando l'annuncio di Palazzo Chigi di voler “sbloccare" 18 miliardi di finanziamenti Fas a favore del Sud. “Non possono essere 'sbloccati' dei fondi che sono già stati assegnati”.
"La risposta ai problemi del sud non è un partito ma una politica di sviluppo per l'intero Paese" è il commento del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni (Pdl), replicando alle richieste all' interno del centrodestra per un partito del sud”.
Per concludere, chi meridionale lo è per nascita o (come chi scrive) per origine, sa che ad un maggiore investimento nel Sud non farà automaticamente seguito un cambiamento nei costumi e nella mentalità. E che un ritorno alla Cassa del Mezzogiorno non può essere l’unica strada da percorrere per il rilancio.
(Alessandra Flora)