Milano vuole ospitare l'Unione del Mediterraneo
Lo scorso anno era stato chiarito che nessun paese europeo ne sarebbe stato escluso e soprattutto che non sarebbe emerso alcun predominio di uno o più paesi rispetto agli altri, nonostante l’innegabile l’impulso partito dalla Francia di Sarkozy e l’apporto fondamentale dell’Italia e della Spagna. La stessa Angela Merkel ha voluto conferire la sua impronta a questo progetto. Sono trentanove i Paesi coinvolti: l’Europa a 27 più i 12 Stati del Sud e dell’Est del Mediterraneo. Gli ultimi ad aver aderito sono stati la Mauritania e l’Albania. Si tratta di un partenariato da portare avanti nel solco del processo di cooperazione avviato nel 2007 con il summit Barcellona (all’epoca partecipò per l’Italia il presidente del consiglio in carica, Romano Prodi). La svolta risale al dicembre 2007, nel momento in cui fu abbandonato il progetto di un’unione istituzionale, per abbracciare un modello più snello e concreto, in cui si riconosce che nello spazio del Mediterraneo si gioca una parte rilevante dell’avvenire dell’umanità.
Sul piano economico, a beneficiare di questa Unione potrebbero essere soprattutto i settori del commercio e dell’energia. La cooperazione in materia energetica costituisce oggi un elemento decisivo nei rapporti euromediterranei. Nel corso dell’ultimo forum del Mediterraneo di Milano il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha dichiarato: “Dobbiamo intervenire per fare in modo che, quando l’economia mondiale tornerà a crescere, i Paesi del Mediterraneo allargato siano in grado di rispondere prontamente alle nuove condizioni di mercato e di rilanciare i grandi progetti energetici”. Quello rilanciato da Scajola è un vero e proprio hub energetico. Petrolio, gas naturale, ma non solo: il forum ha stabilito che entro il 2020 verranno costruite 130 centrali per l’energia solare.
A fare le veci di Nicolas Sarkozy è stato il suo ministro per l’Economia, Christine Lagarde, che ha approvato il lancio di progetti strutturali di crescita sostenibile nell’ambito dell’UPM.
Ma l’Unione del Mediterraneo vacilla proprio in virtù del presupposto politico sul quale è stata fondata, vale a dire quello di fare da contraltare pacifico alle crisi che incombono in Medioriente, nel Sahara occidentale, all’avanzata dell’islam integralista e al conflitto israelo-palestinese. Come ha affermato il consigliere speciale di Sarkozy, Henri Guaino, “è difficile mettere attorno allo stesso tavolo rappresentati di paesi diversi, spesso in competizione fra di loro”.
(Alessandra Flora)