Gas naturale: l'UE tenta di scongiurare una nuova crisi
Per questo motivo l’esecutivo di Bruxelles ha deciso di adottare nuove disposizioni per prevenire e affrontare una crisi futura dell’approvvigionamento del gas naturale. La proposta di regolamento avanzata dalla Commissione, che oltre al gas riguarda tutte le principali “commodities” energetiche, intende migliorare la sicurezza delle forniture nell'ambito del mercato interno. Tra i motivi che hanno spinto l’UE ad agire concretamente, emerge l’elevato grado di incertezza sulla possibilità di costruire nel breve periodo nuove infrastrutture a causa del credit crunch e della congiuntura economica negativa.
In questo modo, tutti gli Stati membri e gli operatori del mercato riuscirebbero ad ridurre le conseguenze di eventuali interruzioni delle forniture di gas e porebbro essere in grado di collaborare fra di loro. E’ inevitabile, infatti, che alcuni paesi possano essere colpiti dalla carenze di gas più di altri.
Se approvato, il nuovo regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas istituirà un indicatore comune per stabilire i casi gravi di interruzione delle forniture come la chiusura di un'importante infrastruttura di approvvigionamento o di una struttura equivalente (ad esempio un gasdotto utilizzato per l'importazione o un impianto di produzione). Per far fronte a tale evenienza, tutti gli Stati membri dovranno nominare un'autorità competente, incaricata di monitorare l'evoluzione delle forniture, valutare i rischi per gli approvvigionamenti e predisporre piani di intervento preventivi e piani di emergenza. Una volta approvato, il regolamento imporrà inoltre agli Stati membri di collaborare strettamente in caso di crisi, anche nell'ambito del gruppo di coordinamento del gas, il cui ruolo sarà potenziato, e mediante l'accesso condiviso a informazioni e dati attendibili sugli approvvigionamenti.
La proposta di regolamento permetterebbe a tutti i consumatori comunitari di trarre beneficio dal livello elevato di sicurezza degli approvvigionamenti di gas e migliorerebbe il quadro per gli investimenti in nuove interconnessioni transfrontaliere, nuovi corridoi di importazione, capacità di flusso inverso e strutture di stoccaggio. In questo modo i paesi membri si doterebbe di uno strumento più efficae per difendere i propri interessi nelle relazioni con i fornitori esterni come la Russia.
La proposta, elaborata in stretta collaborazione con gli Stati membri e con gli operatori del settore, senza tralasciare il gruppo di coordinamento del gas, risponde a una richiesta specifica formulata dal Consiglio europeo, dal Parlamento europeo e dal Consiglio "Energia", che il 19 febbraio 2009 aveva chiesto ad Andris Piebalgs, commissario responsabile per l'Energia di stilare un nuovo strumento volto a sostituire la direttiva del 2004 sulla sicurezza dell'approvvigionamento di gas.
Il costo della proposta non è elevato e mira a non incidere significatamente sul budget comunitario.
Inoltre la proposta prevede una maggiore trasparenza sull’evoluzione delle infrastrutture energetiche in settori chiave come quello petrolifero, dei biocarburanti, dell’elettricità (centrali, termiche, nucleari, eoliche, solari, biomassa) e quello del gas, ma anche nei settori correlati come quello del trasporto e dello stoccaggio del carbone per la produzione energetica. Una maggiore trasparenza negli investimenti in atto aiuterebbe a valutare le eventuali lacune infrastrutturali e d intervenire tempestivamente.
La crisi del gas consumatasi nel gennaio 2009 ha evidenziato le vulnerabilità degli attuali meccanismi per affrontare le interruzioni dell'approvvigionamento. Più della metà del gas presente nell’Unione Europea proviene da fonti esterne ed è probabile che nel 2020 più dell'80% del gas comunitario sia importato. Alcuni Stati membri sono già totalmente dipendenti dalle importazioni per le forniture di gas naturale. Oltre al gas naturale, il problema riguarda anche la dipendenza dell’Europa dal petrolio importato da paesi come l’Azerbajan e dall’Iraq e da intere aree geografiche come l’Asia Centrale e il Medioriente. La proposta avanzata oggi dimostra che, pur essendo fondamentale, l’investimento diplomatico tra i governi non può da solo risolvere una questione cruciale per 400 milioni di consumatori europei. E’ questo il caso in cui l’unione di vedute e di intenti potrebbe fare la forza.
(Alessandra Flora)