Competitivita': Commissione Ue, Italia in declino
L'Italia è in piena deindustrializzazione. E' la drammatica fotografia scattata dal rapporto sulla competitività della Commissione europea, presentato a Bruxelles dal vicepresidente dell'Esecutivo Ue con delega all'Industria Antonio Tajani.
Il rapporto individua soprattutto tre problemi nel nostro sistema: la deindustrializzazione in atto, i salari reali congelati da parecchi anni e la produttività deteriorata, soprattutto se confrontata con quella di altri paesi europei. Nonostante esista ancora uno zoccolo duro di attività manifatturiera, il nostro paese è solidamente incamminato sulla strada declino ormai da diversi anni.
Poca innovazione
L’unico dato positivo della relazione dell’Esecutivo comunitario è quello quantitativo. L’industria manifatturiera italiana rappresenta il 15,5% del valore aggiunto complessivo generato nell'economia, un dato leggermente al di sopra della media Ue (15,3 %). Quest’attività, però, è concentrata in settori dal basso profilo tecnologico come l’abbigliamento, la metallurgia, il legno. Mentre la quota dei settori più innovativi è ridotta rispetto a quella di altre economie dell’Ue. Secondo il rapporto, poi, la competitività dell'Italia si è notevolmente deteriorata negli ultimi dieci anni.
Presenza industriale in declino
Ma i dati più drammatici riguardano la presenza industriale nel nostro paese. Nonostante l’esistenza di un numero di imprese doppio rispetto alla Germania, l'Italia sta attraversando una vera deindustrializzazione, corroborata dal fatto che dal 2007 in poi l'indice della produzione industriale ha perso 20 punti percentuali. Per la Commissione questo crollo è dovuto sia alla riduzione dell'attività dovuta al rallentamento economico, sia alla chiusura di numerosi impianti in alcuni settori industriali di base (petrolchimica, siderurgia e biocombustibili).
Europa in stagnazione
E questo si colloca in un contesto europeo altrettanto scivoloso. Secondo i dati pubblicati mercoledì, la quota del Pil europeo prodotta dall’industria è scesa dal 15,5% del 2012 al 15,1% dell’estate del 2013. Una tendenza nettamente contraria al raggiungimento dell’obiettivo del 20% di Pil prodotto dall’industria entro il 2020, fissato dalla Commissione europea. Inoltre il tasso di disoccupazione resta inchiodato all’11 per cento. I motivi di questa situazione sono soprattutto tre: gli investimenti restano bassi, il prezzo dell’energia continua a salire, l’accesso ai finanziamenti è difficile.
Tajani: obiettivo 2020 lontano
A tale proposito, il richiamo del vicepresidente della Commissione europea con delega all’Industria Antonio Tajani è stato forte: “Restiamo lontani dall’obiettivo del 20% entro il 2020 ipotizzato dalla Commissione nel 2012. Abbiamo intrapreso molte iniziative per combattere gli alti prezzi dell’energia, il difficile accesso al credito, il calo degli investimenti, la mancanza di qualificazione e i problemi burocratici. E quest’autunno proporremo altre iniziative per migliorare la situazione. Dovremo essere un catalizzatore in vista del Consiglio europeo di febbraio 2014”. Nelle prossime settimane l’Esecutivo Ue porterà il suo contributo anche al vertice sulla crescita.
Links
Competitività industriale
European Competitiveness Report 2013