Robotica – il futuro del lavoro e le norme Ue
Anche se meno del 5% delle occupazioni attuali sono candidate a una completa automazione, Strasburgo vuole norme Ue in materia di robotica e intelligenza artificiale. E l'Italia?
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Le previsioni fornite a Davos dal World Economic Forum erano drammatiche: già dal prossimo anno, automazione, intelligenza artificiale, nanotecnologie, biotecnologie e stampa 3D finiranno per polverizzare 5 milioni di posti di lavoro nelle 15 principali economie del mondo.
Uno studio realizzato dalla società di consulenza McKinsey abbassa i livelli di allarme sostenendo che meno del 5% degli impieghi attuali sono destinati a una completa automazione. Guardando al futuro, tuttavia, il 45% delle occupazioni andrà incontro a tale destino: si tratta soprattutto di lavori fisici, o in cui la variabile "fattibilità tecnica" dell'attività svolta è determinante; tuttavia, anche le attività intellettuali, indicate nello studio come meno “prevedibili”, usciranno cambiate dall'impiego sempre maggiore di Big Data, intelligenza artificiale e processi di automazione.
Lo studio indica 5 fattori da cui dipende l'automazione. In primis la fattibilità tecnica, che rappresenta una precondizione affinché il processo di automazione possa essere realizzato. Altri fattori determinanti sono: il costo dell'automazione, sia da un punto di vista hardware e software, che sotto il profilo dei costi del lavoro e delle dinamiche di domanda-offerta (per intenderci, se i lavoratori sono di più e costano significativmente meno dei robot, non conviene puntare sull'automazione del lavoro).
Un quarto fattore da considerare è legato ai benefici dell'automazione, a partire da livelli più elevati di produzione, migliore qualità e meno errori. Infine, vanno considerate questioni normative e di legittimazione sociale: in teoria, un robot potrebbe essere in grado di sostituire alcune delle funzioni di un infermiere, ma ad oggi tale prospettiva sarebbe considerata sgradevole per molti pazienti, che ricercano il contatto umano.
Parlamento Ue: creare un quadro normativo per la robotica
Sul tema interviene anche il Parlamento europeo, che in una risoluzione votata in plenaria invita la Commissione a muoversi al più presto per creare un quadro normativo per robotica e intelligenza artificiale.
Strasburgo chiede di mettere a punto regole in grado sia di sfruttare appieno il potenziale economico di un settore in rapida evoluzione, sia di far rispettare standard etici.
Un progetto di legge è necessario poi - sottolineano gli eurodeputati - per chiarire le questioni di responsabilità, in particolare per le auto senza conducente. Che chiedono quindi con urgenza un regime di assicurazione obbligatoria e un fondo integrativo al fine di garantire che le vittime di incidenti che coinvolgono auto senza conducente siano completamente risarcite.
Nel lungo termine invece, il Parlamento chiede alla Commissione di prendere in considerazione la creazione di uno status giuridico specifico per i robot, per stabilire di chi sia la responsabilità in caso di danni.
Il crescente utilizzo della robotica solleva anche questioni etiche, per esempio relative alla privacy e alla sicurezza. I deputati propongono un codice di condotta volontario sulla robotica per ricercatori e progettisti, volto a garantire che essi operino nel rispetto delle norme legali ed etiche e che il design del robot e il suo utilizzo rispettino la dignità umana. E chiedono alla Commissione di prendere in considerazione la creazione di un'Agenzia europea per la robotica e l'intelligenza artificiale, per dare alle autorità pubbliche competenze tecniche, etiche e normative.
Quanto all'impatto sul mercato del lavoro, Strasburgo esorta la Commissione a seguire da vicino tali sviluppi.
> Risoluzione del Parlamento europeo
In Italia il settore è frenato da incertezze normative
In base ai più recenti dati forniti Ucimu-Sistemi per produrre - l'associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e di prodotti a questi ausiliari - nel quarto trimestre 2016 l'andamento dell’indice degli ordini raccolti dai costruttori italiani sul mercato interno arretra dopo tredici trimestri consecutivi di crescita, registrando un calo del 12,1%.
Frenata in parte fisiologica, ma soprattutto dovuta a uno stand-by degli utilizzatori italiani, che hanno deciso di sospendere gli investimenti in attesa di comprendere modalità, tempi e tecnicalità di applicazione dei provvedimenti previsti dal piano nazionale Industria 4.0, con particolare riferimento all’iperammortamento al 250%.
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“L’annuncio delle autorità di governo del Piano Nazionale Industria 4.0 fatto in settembre cui sono seguiti i successivi perfezionamenti e chiarimenti riguardo all’operatività delle misure, insieme all’incertezza del contesto politico dovuta all’esito del referendum, hanno spinto le imprese ad attendere e posticipare gli ordini all’anno nuovo”, nota Massimo Carboniero, presidente dell'associazione. “Il timore era anche che il provvedimento dell’iperammortamento al 250% fosse applicabile solo agli acquisti con ordini effettuati a partire dall’anno 2017”.
“Ora la legge è operativa ma resta comunque molto da fare per sgombrare il campo da equivoci e per premettere una corretta interpretazione delle norme in essa contenute, passaggio indispensabile perché gli strumenti previsti funzionino realmente da incentivo all’acquisto”.
Photo credit: RoboCup2013