La cessione dei crediti edilizi ha causato le truffe più grandi della storia italiana?
Con oltre 4 miliardi di euro di potenziali frodi, il governo rivendica le misure finora adottate, inclusa la stretta sulla cessione del credito su cui comunque è al lavoro per una sua mitigazione. Intanto Giorgetti dice che il superbonus ha drogato l’edilizia, Salvini lo corregge e l’ANCE chiede un freno ai continui “stop&go”.
Cessione multipla del credito: pressing per alleggerire lo stop
I bonus edilizi e in particolare il superbonus continuano a restare al centro del dibattito politico. Alle polemiche sul divieto di cessione multipla del credito, infatti, in questi giorni si sono sommati i dati dell’Agenzia delle entrate sul valore dei crediti frodati (potenzialmente oltre 4 miliardi di euro) e le valutazioni del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sull'opportunità di stanziare così tante risorse per il superbonus a discapito di altri comparti che necessitano invece di una politica industriale a 360 gradi.
Per inquadrare bene i futuri sviluppi della questione, bisogna quindi tenere a mente i diversi aspetti che riguardano i bonus edilizi e che non interessano solo i continui cambiamenti della norma (in versione sempre più restrittiva), ma anche il dirottamento di risorse così ingenti verso questi bonus (in particolare verso il superbonus), la crisi decennale del settore edilizio (a cui però è seguito ora un aumento smisurato del comparto) nonché i risultati finora conseguiti da queste agevolazioni.
Le frodi sul superbonus e gli altri bonus edilizi
Partiamo dai numeri. Nel corso dell’audizione alla Commissione bilancio del Senato, il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini ha illustrato i dati sugli importi dei crediti ceduti, inclusi quelli sulle frodi fin qui scoperte.
Ad oggi il valore delle cessioni dei crediti e degli sconti in fattura dei bonus edilizi comunicati al Fisco ammontano a 38,4 miliardi di euro.
Una somma enorme che, come ha spiegato il ministro all’economia Daniele Franco, “ha trasformato di fatto questi crediti d’imposta in una sorta di moneta fiscale”, creando un “mercato dei crediti fiscali non regolamentato, nel quale il collegamento con i lavori edilizi da cui questi crediti nascevano è diventato via via sempre più labile e in alcuni casi è stato del tutto assente”.
Da qui sono quindi derivanti quei 4,4 miliardi di euro di crediti d’imposta inesistenti individuati dalla Guardia di Finanza, di cui:
- 2,3 miliardi sono oggetto di sequestri preventivi da parte dell’Autorità giudiziaria, a seguito di segnalazione dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza;
- 160 milioni di euro sono stati sospesi e scartati dall’Agenzia sulla piattaforma “cessione crediti”, per effetto delle disposizioni introdotte con il Decreto anti-frode, che consente all’Agenzia di effettuare tale controllo preventivo in presenza di profili di rischio;
- i restanti importi sono oggetto di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inoltrate alle competenti Autorità giudiziarie.
Parliamo, ha spiegato Franco, di “truffe tra le più grandi che questa Repubblica abbia mai visto”.
Le misure antifrode sui bonus edilizi
Da qui derivano i diversi interventi normativi varati dal governo a partire da novembre 2021, che vanno tutti nella direzione di porre un freno alle frodi che si sono potute realizzare soprattutto a causa di una impostazione troppo blanda delle norme sui controlli ex ante ed ex post.
A spiegarlo a chiare lettere è il premier Mario Draghi nel corso della conferenza stampa dell’11 febbraio. "Quelli che oggi più tuonano sul superbonus, che dicono che queste frodi non contano, che bisogna andare avanti lo stesso, beh, questi sono alcuni di quelli che hanno scritto la legge e hanno permesso di fare lavori senza controlli. Se siamo in questa situazione - ha affermato infatti Draghi - è perchè si è costruito un sistema che prevedeva pochissimi controlli. E se il superbonus oggi rallenta è per i sequestri deliberati dalla magistratura per questioni fraudolente per 2,3 miliardi. Ma naturalmente le somme oggetto di indagine sono molto, molto più alte".
In effetti il divieto di cessione multipla del credito è disceso da ciò che è venuto fuori dalle indagini delle procure. Ciò che è emerso infatti è che “il susseguirsi di cessioni in cui i crediti fiscali vengono impacchettati e spacchettati fa sì che con il passare delle cessione si perda qualsiasi possibilità di ricostruire sul momento la situazione”, ha spiegato Franco.
I correttivi alla norma sul divieto di cessione multipla dei crediti
“Il governo vuole però che il meccanismo funzioni”, ha aggiunto Draghi nel corso della stessa conferenza stampa. Per questo il MEF insieme al parlamento sta lavorando a vari correttivi che “dovrebbero trovare posto in un emendamento”, ha affermato il premier.
Quanto dichiarato da Draghi potrebbe quindi lasciar pensare che la modifica all’articolo 28 del dl 4-2022 (l'articolo che ha introdotto il divieto di cessione multipla dei crediti) arriverà durante la conversione in legge del decreto Sostegni Ter e non più tramite un decreto correttivo inserito nel provvedimento di prossima emanazione sul caro bollette.
Al di là dello strumento che ospiterà la modifica - questione comunque tutt'altro che secondaria viste le tempistiche diverse che caratterizzano le due procedure - sembra però certo che la soluzione passerà per una serie di allargamenti chirurgici dei soggetti abilitati a cedere più volte lo stesso credito.
L'obiettivo infatti è di far ripartire il mercato della cessione dei crediti “in modo però più sicuro di prima” ha spiegato Franco. “Stiamo pensando ad ulteriori affinamenti”, ha quindi aggiunto il ministro, come quello di “tracciare meglio le singole operazioni attribuendo un codice ad ogni operazione” oppure quello di “permettere di procedere con più cessioni all’interno del sistema bancario”.
La questione delle enormi risorse stanziate per il superbonus
Alle problematiche derivanti dalle frodi miliardarie sui bonus edilizi e alle conseguenti strette della normativa, il dibattito potrebbe spostarsi sempre più sull'opportunità stessa di stanziare così tanti soldi per questo tipo di interventi, a cominciare dal superbonus.
Se infatti il 110% è risultato in realtà il bonus meno oggetto di frodi (grazie alla richiesta di asseverazione prevista per questa agevolazione), la misura è stata però criticata dal ministro dell’economia Giorgetti (Lega) per quanto riguarda la mole di risorse stanziate.
In un'intervista al Corriere della Sera, infatti, il capo del MISE ha dichiarato: “in legge di Bilancio il governo aveva cercato di limitare” il superbonus ma “poi il Parlamento ha deciso di allargare le maglie, anche troppo. Ora costerà moltissimo. Stiamo mettendo un sacco di soldi sull’edilizia che, per carità, può aver avuto senso sostenere nella fase più dura della pandemia e di certo contribuisce chiaramente alla crescita. Ma ora droghiamo un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all’inflazione”.
Secondo il ministro, invece, sarebbe meglio mettere le risorse su vere politiche industriali, piuttosto che dare “i soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze”.
Praticamente immediata la replica di Matteo Salvini. "Il superbonus è uno strumento assolutamente efficace, stiamo lavorando per rinnovarlo aumentando la possibilità della cessione del credito, perché bloccare la cessione del credito significa bloccare l'edilizia che è l'unico settore che sta correndo in questo momento".
A pesare sulla vicenda sono anche i risultati finora conseguiti dall'agevolazione al 110%. Alcuni recenti studi infatti sembrerebbero confermare il dubbio che l’agevolazione sia soprattutto a vantaggio delle fasce più benestanti della popolazione, mentre resta più complicata la stima dell’impatto del superbonus sul risparmio energetico.
ANCE: il problema non è il superbonus ma la qualificazione delle imprese
Stanca dei continui cambiamenti normativi delle norme sulle agevolazioni e ovviamente contraria a qualsiasi passaggio che possa mettere in discussione il superbonus è l'Associazione nazionale dei costruttori edili (ANCE).
Sottolineando il numero ridotto di frodi che hanno interessato il 110%, infatti, l’ANCE chiede di mettere al centro degli interventi curativi soprattutto gli altri bonus edilizi, mentre il presidente Gabriele Buia lamenta che uno dei problemi principali sia “l’ingresso sul mercato negli ultimi sei mesi di 1.600 imprese fai da te”.
In un’intervista al Corriere della Sera, Buia ha quindi dichiarato che l’ANCE “si costituirà parte civile contro le truffe” e ha ricordato le proposte dell’Associazione “sulla qualificazione obbligatoria delle imprese”.
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