Come saranno spesi i fondi del Recovery plan per la sanità?
Grazie a 20,23 miliardi (mezzo miliardo in più rispetto al vecchio piano) il Recovery plan rafforzerà ospedali e presidi locali, sostituirà il parco macchinari e finanzierà la ricerca scientifica (su malattie rare e invalidanti) e il trasferimento tecnologico.
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Tra le risorse del Piano nazionale ripresa e presenza (PNRR), quelle di React EU e quelle del Fondo complementare la sanità italiana va verso una nuova stagione di investimenti.
Ai 15,63 miliardi del PNRR propriamento detto (quello finanziato con Next Generation EU), si aggiungono infatti 1,71 miliardi di React EU (già presente nel vecchio piano, ma con importi inferiori) e 2,89 miliardi del Fondo complementare (il c.d. Recovery domestico) che finanzia una serie di progetti esclusi per vari motivi dal PNRR ma comunque fondamentali per l’Italia del domani.
Non cambia, invece, la suddivisione della missione salute (M6) in due componenti:
- L’assistenza di prossimità e la telemedicina;
- L’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione dell'assistenza sanitaria, per potenziare le attrezzature ospedaliere, la ricerca scientifica, il trasferimento tecnologico e la preparazione dei medici.
Assistenza di prossimità e telemedicina
La prima componente della missione salute (M6C1) - quella destinata alle Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale - ha una dotazione complessiva di 9 miliardi (1 miliardo e mezzo in più rispetto al Piano Conte).
Di questi, 7 miliardi arrivano direttamente dal PNRR e sono destinati a mettere in piedi un sistema di assistenza sanitaria di prossimità fondato su tre gambe.
La prima è rappresentata dalle “Case di Comunità”, presidi socio-sanitari destinati a diventare il punto di riferimento, accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria. Come sottolinea l’ANCI, rispetto al vecchio piano il budget per le Case è stato dimezzato, scendendo a 2 miliardi di euro, con la conseguente contrazione anche del numero di presidi che saranno realizzati (1.288 rispetto ai 2.500 originariamente previsti).
I miliardi risparmiati sulle Case di Comunità, prosegue l’ANCI, sono stati però parzialmente assorbiti dall'assistenza domiciliare che infatti “vede quasi raddoppiare gli investimenti (4 miliardi)”. In tale contesto il Piano finanzia anche progetti di telemedicina proposti dalle Regioni, a condizione però di potersi integrare con il Fascicolo Sanitario Elettronico.
La terza gamba è rappresentata, infine, dalla realizzazione di 381 presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di comunità) destinati a svolgere una funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l'ospedale da prestazioni di bassa complessità. L’investimento ha un costo stimato pari a 1 miliardo e dovrebbe essere realizzato entro la metà del 2026.
Ai soldi del PNRR, si aggiungono poi 500 milioni di euro del Fondo complementare per la realizzazione di un investimento chiamato “Salute, ambiente e clima” e infine 1 miliardo e mezzo di euro di React EU per comprare vaccini e farmaci anti-Covid e assumere a tempo determinato il personale sanitario impegnato nel contrasto della pandemia.
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Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria
Rispetto al PNRR di Conte, diminuiscono di poco più di 1 miliardo i fondi per ammodernare gli ospedali, investire nella ricerca, sostenere la telemedicina e migliorare la formazione dei medici. Per questa componente, infatti, sono a disposizione 10,73 miliardi, di cui la maggior parte (8,63 miliardi) vengono dal PNRR propriamente detto.
Di questi, la quota maggiore (4,05 miliardi) continua ad essere destinata all’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero attraverso:
- L'acquisto di strumentazioni e tecnologie all’avanguardia per gli ospedali e una loro digitalizzazione, per arrivare a sostituire tutto il parco delle grandi apparecchiature sanitarie con più di 5 anni;
- La digitalizzazione dei DEA di I e II livello;
- Il rinnovamento della dotazione esistente di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva, l’ammodernamento dei Pronto Soccorso e l’incremento del numero dei mezzi per i trasporti sanitari secondari (progetto già avviato).
1 miliardo e 640 milioni di euro sarà usato, invece, per l'adeguamento antisismico degli ospedali, di cui 1 miliardo è relativo a progetti già in essere.
Infine per il rafforzamento dell'infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione il Piano stanzia 1,67 miliardi di euro che saranno destinati al:
- Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE);
- Potenziamento dell'infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della Salute (anche per la raccolta e produzione di dati, lo sviluppo di strumenti di analisi avanzata e la creazione di una piattaforma nazionale dove domanda ed offerta di servizi di telemedicina forniti da soggetti accreditati possa incontrarsi).
Il capitolo “ricerca, trasferimento tecnologico e formazione”, invece, potrà contare su 1,26 miliardi di euro (contro l’1,81 miliardi del Piano Conte).
Il calo ha interessato, però, solo la componente “competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario” (che infatti passa da 1,51 miliardi a 740 milioni), mentre non ha toccato i fondi per la ricerca, che anzi aumentano da 200 a 520 milioni grazie all’inserimento di una nuova linea sulle malattie invalidanti.
I fondi per la ricerca, si legge nel documento, saranno assegnati tramite “bandi di gara” e “le assegnazioni saranno precedute da una fase istruttoria per la preparazione delle procedure di gara formalizzata tramite decreto ministeriale”. Per quanto riguarda le tematiche, 100 milioni sono destinati al “finanziamento di progetti Proof of Concept (PoC) volti a ridurre il gap fra i risultati del settore della ricerca scientifica e quello dell’applicazione per scopi industriali, attraverso la predisposizione di prototipi per la commercializzazione e la mitigazione dei rischi potenziali - derivanti da eventuali brevetti, licenze o barriere all’entrata – che potrebbero scoraggiare gli investitori di mercato”.
Altri 100 milioni di euro saranno usati per programmi di ricerca sulle malattie rare e sui tumori rari, tramite due finanziamenti da 50 milioni l’uno da erogare rispettivamente entro la fine del 2023 e la fine del 2025.
Infine sono previsti due finanziamenti da 160 milioni ciascuno per la ricerca sulle malattie altamente invalidanti.
Oltre alle risorse del PNRR, l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione saranno realizzate anche grazie a 210 milioni di React EU (per aumentare i contratti di formazione dei medici specializzandi) ed a 1,89 miliardi del Fondo complementare.
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Riforme e altre linee di finanziamento
Il nuovo volto del sistema italiano della “salute” sarà realizzato, infine, grazie a ulteriori 500 milioni di euro stanziati nel Fondo complementare per “iniziative di ricerca per tecnologie e percorsi innovativi in ambito sanitario e assistenziale”, in capo al Ministero dell’università e ricerca. Si tratta di un investimento “non presente all’interno del PNRR e proposto successivamente”, si legge nella tabella, ma “che è coerente con la strategia della Missione 6, in particolare per quanto riguarda le tecnologie in ambito sanitario”.
A questi fondi si aggiungono, infine due riforme necessarie ad adeguare il sistema sanitario alle sfide che lo attendono. La prima interessa i “Servizi sanitari di prossimità, strutture e standard per l’assistenza sul territorio” ed ha l’obiettivo di avere una nuova strategia sanitaria, sostenuta dalla definizione di un adeguato assetto istituzionale e organizzativo.
La seconda riguarda, invece, la riorganizzazione della rete degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) con l’obiettivo di rafforzare il rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie.