Dalla green economy in meno di 6 anni 190 miliardi di investimenti
La Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha calcolato che affrontando con misure adeguate alcune problematiche ambientali si attiverebbero 190 miliardi di investimenti in pochi anni, creando circa 800mila nuovi posti di lavoro.
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Uno scenario analizzato nello studio “Rilanciare l’economia e l’occupazione in Italia con misure e politiche al 2025 per 5 obiettivi strategici di green economy”, presentato a Roma in occasione del Meeting di primavera della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in preparazione degli Stati generali della green economy del 2019.
“Lo studio”, sottolinea Edo Ronchi, presidente della Fondazione, “documenta come sia arretrato il pregiudizio che porta a ritenere che ogni misura ambientale sia solo un costo economico e come, invece, servano misure ambientali efficaci per prevenire e ridurre costi crescenti generati dalla crisi climatica, da un modello lineare di economia, da città inquinate e congestionate. E come queste misure possono essere oggi anche una formidabile leva di nuovo sviluppo sostenibile e di nuova occupazione”.
In Italia è possibile dare un forte impulso ad uno sviluppo sostenibile e a un aumento importante dell’occupazione – che potrebbe raggiungere 800mila addetti in sei anni – affrontando con misure adeguate alcune grandi problematiche ambientali.
Si tratta cioè, secondo lo studio reaizzato dalla Fondazione in collaborazione con gli economisti di Cles Srl, di individuare una serie di obiettivi da centrare, le misure per raggiungerli e i loro impatti economici e occupazionali.
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Le misure ambientali per far ripartire l’economia
Il primo obiettivo individuato dallo studio consiste in una più efficace riduzione dei consumi di energia in edifici, scuole e uffici. Oltre il 40% dei consumi energetici finali in Italia è riconducibile al settore residenziale e terziario: si tratta del comparto più energivoro del Paese.
Per compiere questa vasta operazione di risparmio energetico sia su edilizia pubblica che privata sono necessari investimenti di 19,3 miliardi in sei anni (8 miliardi per i pubblici e 11,3 per i privati). I primi potrebbero essere finanziati spostando l’intera dotazione del conto termico su questi interventi.
Per quanto riguarda il settore privato, abitazioni e uffici, si potrà continuare ad utilizzare il meccanismo dell’ecobonus che potrebbe arrivare a finanziare il 75% degli interventi. Questi dovrebbero essere affiancati per la parte rimanente (25%) delle ristrutturazioni energetiche profonde da un meccanismo di prestito agevolato alimentato dal Fondo nazionale per l’efficienza energetica, integrandolo ed estendendolo fino al 2025.
Questi investimenti creerebbero un incremento della produzione quantificabile in circa 62,7 miliardi di euro, un incremento del valore aggiunto di circa 23,4 miliardi e 130.600 nuovi occupati al 2025.
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Il secondo target consiste nell’aumento delle rinnovabili elettriche, termiche e carburanti. Al 2025 le rinnovabili elettriche dovrebbero raggiungere il 50% dei consumi, le rinnovabili termiche dovrebbero aumentare di circa il 33% e bisognerebbe alzare il tetto per il biometano, con investimenti totali pari a 104 miliardi al 2025. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rendere più efficaci le normative e le procedure esistenti (semplificazione degli iter di sostegno e di autorizzazione degli impianti e infrastrutture ecc) e sono necessari strumenti economici idonei.
Per finanziare la parte non coperta dai meccanismi esistenti, lo studio propone di istituire un Fondo nazionale per la transizione energetica alimentato da diverse fonti: i proventi dell’Ets, parte dei sussidi ambientalmente dannosi, l’introduzione di un sistema di carbon pricing, utilizzando parte dei proventi anche per ridurre il prelievo sul lavoro, da applicare anche al contenuto di carbonio dei prodotti importati con una climate border tax.
Queste misure e questi investimenti creerebbero un incremento della produzione di 335,7 miliardi, un valore aggiunto di 115,8 miliardi e un aumento dell’occupazione di 312.000 unità al 2025.
Si tratta poi - terzo obiettivo - di realizzare un rapido cambiamento verso l’economia circolare aumentando il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti, promuovendo riparazioni e leasing. Recependo e attuando il pacchetto di direttive europee in materia di rifiuti e di economia circolare, l’Italia dovrebbe anticipare al 2025 l’obiettivo europeo del 60% di riciclo di rifiuti urbani e assimilati fissato al 2030, attraverso una raccolta differenziata di oltre il 70%.
Inoltre, secondo la Fondazione si dovrebbe:
- portare il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo al 10% dei rifiuti urbani,
- anticipare al 2025 l’obiettivo europeo del 70% in peso di riciclo degli imballaggi fissato al 2030 e gli obiettivi di riciclo delle diverse filiere, con particolare attenzione al 55% delle plastiche,
- aumentare la raccolta della frazione organica dei rifiuti urbani, adeguare la disponibilità degli impianti e migliorare almeno il 50% degli impianti esistenti per la produzione di biometano,
- aumentare all’80% il riciclo dei rifiuti speciali,
- migliorare il riciclo di qualità degli inerti da costruzione e demolizione e di altri rifiuti. Aumentare il riutilizzo dei rifiuti speciali. Incrementare al 2025 il settore delle riparazioni del 25% e quello del leasing del 15%.
Questo cambio di passo ha bisogno di alcuni adeguamenti normativi (normativa End of Waste, più consistente applicazione del Gpp, semplificazioni), insieme ad un rapido recepimento del nuovo pacchetto di Direttive.
Gli investimenti per queste misure sono quantificati in 11,1 miliardi e genererebbero un incremento della produzione quantificabile in oltre 104,5 miliardi di euro, un valore aggiunto di 38,5 miliardi e oltre 149mila occupati al 2025.
Il quarto obiettivo individuato dallo studio consiste in una migliore qualità della città con un programma di rigenerazione urbana. Le città più avanzate e dinamiche nel mondo sono quelle che hanno puntato su programmi di rigenerazione urbana secondo il modello delle green city. Il nuovo Programma di rigenerazione urbana per il periodo 2020-2025 dovrebbe essere fondato su una strategia integrata per le diverse politiche settoriali, attraverso il recupero delle aree dismesse, la manutenzione del patrimonio edilizio, l’housing sociale, misure di adattamento climatico, infrastrutture verdi.
Per raggiungere questi obiettivi si potrebbe utilizzare uno strumento simile al programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, con un nuovo bando che ripartisca fra lo Stato e le Regioni 2 miliardi di euro l’anno dal 2020 al 2025. Il programma permetterebbe una crescita della produzione di oltre 93 miliardi di euro, un valore aggiunto di oltre 35 miliardi e nuova occupazione di oltre 96mila unità al 2025.
Il quinto e ultimo obiettivo consiste nel puntare su una mobilità urbana più sostenibile per abbattere smog e congestione. Per passare ad uno nuovo sistema di mobilità occorre incrementare la mobilità condivisa sia quella dei mezzi pubblici con un consistente rinnovo del parco autobus e almeno 4.000 Km di nuove corsie preferenziali, sia potenziando i sistemi innovativi di sharing mobility.
Occorre inoltre potenziare la mobilità ciclo pedonale realizzando, entro il 2025, 13mila km di nuove piste ciclabili e promuovere l’elettrificazione dei veicoli estendendo fino al 2025 l’incentivo previsto dalla legge di bilancio 2019 non solo alle auto e agli scooter ma anche ai veicoli commerciali leggeri, ai quadricicli e alle biciclette.
Questo piano, che prevede un investimento di 26 miliardi, potrebbe produrre un incremento della produzione pari a circa 86 miliardi di euro, del valore aggiunto di 29 miliardi e un aumento dell’occupazione di oltre 111mila unità di lavoro al 2025.