Sviluppo sostenibile – ASviS, all'Italia serve un cambiamento radicale
Nonostante i progressi compiuti, l'Italia non centrerà i target di sviluppo sostenibile. A meno di un importante cambio di rotta, sostiene il rapporto AsviS presentato oggi alla Camera.
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Oggi l'Italia non solo non è in una condizione di sviluppo sostenibile, ma per alcuni target “si trova dove la media europea era 10 anni fa”.
Un dato, quello fornito da Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) presentando il rapporto 2017 'L'Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile' alla Camera, che rende bene l'idea del ritardo italiano nell'attuazione dell'Agenda 2030 adottata nel 2015 dai 193 Paesi dell’ONU.
Nonostante i progressi compiuti in alcuni campi, il Paese non sarà in grado di centrare né i target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un cambiamento radicale del proprio modello di sviluppo, sostiene il rapporto. In assenza di tale cambiamento - nonostante il ritorno della crescita economica misurata in termini di Prodotto interno lordo - povertà, disuguaglianze e degrado ambientale non verranno ridotti drasticamente, come previsto dall’Agenda 2030.
Padoan: è il momento giusto per riflettere sullo sviluppo sostenibile
Intervenendo nel corso dell'evento di presentazione del rapporto, il ministro dell'Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan invita il Paese ad adottare una “visione strategica” su come crescere in modo sostenibile.
Riflessione che cade in un momento propizio, sostiene il ministro: a livello nazionale, europeo ed internazionale, infatti, “il sentimento generale è che siamo fuori dalla crisi, siamo in una fase di espansione e ripresa”. Fase che nasconde una profonda sfida strutturale: dobbiamo domandarci “non solo quanto durerà la ripresa, ma quanto è sostenibile”.
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Riflessione che non può riguardare un singolo Paese o una sola area geografica, ma dev'essere accompagnata da una politica internazionale, economica e non solo, coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile: la presidenza italiana del G7 si è mossa in tal senso, ricorda Padoan, nel cosiddetto Manifesto di Bari, volto a far sì che le policy favoriscano la crescita inclusiva.
Rapporto ASviS: strategia nazionale troppo generica
Il rapporto definisce la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile ancora troppo generica e da dettagliare in termini di obiettivi e azioni concrete. Ma ha recepito, soprattutto nella dimensione della governance del processo, molte delle raccomandazioni contenute nel Rapporto ASviS dello scorso anno, tra cui la scelta, annunciata dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel corso dell’evento di chiusura del primo Festival dello sviluppo sostenibile organizzato dall’Alleanza, di attribuire proprio alla Presidenza del Consiglio la responsabilità nell’attuazione della Strategia.
Italia in gravissimo ritardo rispetto ai 17 SDGs
La situazione italiana presenta progressi, ma anche gravissimi ritardi, soprattutto nell’adozione di strategie fondamentali per il futuro del Paese, da quella energetica a quella per la lotta ai cambiamenti climatici, si legge nel rapporto.
Peraltro, molti dei provvedimenti presi negli ultimi dodici mesi, pur andando nella giusta direzione, non sembrano in grado di assicurare il raggiungimento degli SDGs e di rispettare gli impegni internazionali presi dall’Italia (come quelli sulla povertà, sulla riduzione delle emissioni e sulla qualità degli ecosistemi), non essendo inseriti in una visione sistemica, chiaramente comunicata agli operatori economici e alla società italiana.
I 17 obiettivi, insomma, sembrano lontani dall'essere raggiunti.
Ma quali sono questi obiettivi?
- Porre fine alla povertà in tutte le sue forme;
- Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile;
- Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età;
- Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti;
- Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne;
- Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti;
- Assicurare l’accesso all'energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti;
- Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti;
- Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione;
- Ridurre le disuguaglianze tra i Paesi;
- Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili;
- Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili;
- Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto;
- Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile;
- Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità;
- Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli;
- Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile.
Italia peggiora su povertà, acqua, disuguaglianze ed ecosistema terrestre
Come segnalano gli indicatori compositi calcolati dall’ASviS, presentati per la prima volta nel rapporto 2017, nel corso degli ultimi anni si registra un miglioramento per 9 Obiettivi (Fame e alimentazione, Salute e benessere, Educazione di qualità, Uguaglianza di genere, Infrastrutture resilienti, Modelli sostenibili di consumo, Riduzione dei gas serra per combattere il riscaldamento climatico, Tutela dei mari e Giustizia per tutti), ma anche un sensibile peggioramento per 4 (Povertà, Gestione delle acque, Disuguaglianze ed Ecosistema terrestre), mentre la situazione resta statica per i restanti 4 (Energia, Occupazione, Città sostenibili e Cooperazione internazionale).
Dati che da soli bastano a trarre una semplice conclusione, indicata da Giovannini: “Lo scenario business as usual non è accettabile”.
“Un'azione puramente emergenziale non è più possibile”, è necessaria una visione di lungo periodo, sottolinea il presidente di ASviS Pierluigi Stefanini.
La ricetta ASviS per recuperare terreno
“'L'Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile' non è il libro dei sogni, ma la tangibile dimostrazione del valore della collaborazione e del lavoro propositivo degli aderenti” all'Alleanza, nota ancora Stefanini.
I diversi scenari calcolati al 2030, utilizzando un modello di equilibrio economico generale, indicano che adottando un insieme “sistemico” di politiche economiche, sociali e ambientali è possibile migliorare sensibilmente la performance complessiva del Paese, anche se tale insieme deve essere accompagnato da specifici interventi in settori fondamentali, come quello della qualità dell’acqua e degli ecosistemi, anche per fronteggiare gli effetti negativi del cambiamento climatico.
Il terzo capitolo del Rapporto indica cosa si dovrebbe fare concretamente, nel breve e nel medio termine, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile.
In particolare, nei prossimi sei mesi, cioè nell’ambito della legislatura in corso, è necessario:
- completare l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque, ecc.) e di strategie (SEN, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese;
- dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, anche in termini quantitativi, e rendere operativa la sua governance, ad esempio con la trasformazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile;
- adottare provvedimenti urgenti per accelerare il passo verso il raggiungimento dei 22 Target che prevedono una scadenza al 2020;
- predisporre “linee guida” per le amministrazioni pubbliche affinché esse applichino standard ambientali e organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli SDGs.
La nuova legislatura sia dedicata allo sviluppo sostenibile
A partire dalla nuova legislatura, si legge nel rapporto, è indispensabile accelerare il cambiamento culturale nelle classi dirigenti e nell’opinione pubblica a favore di una visione “sistemica” dello sviluppo, in grado di assicurare equità e sostenibilità del benessere, sfruttando le sinergie che l’interazione favorevole di politiche settoriali possono generare.
Questo lavoro dovrebbe essere favorito, secondo Padoan, dal fatto che la prossima legislatura partirà con una dotazione di sostenibilità finanziaria di cui quella in corso non disponeva.
Il rapporto illustra quindi le azioni da intraprendere adottando tale visione, secondo sette “circuiti”:
- cambiamento climatico ed energia;
- povertà e disuguaglianze;
- economia circolare, innovazione, lavoro;
- capitale umano, salute ed educazione;
- capitale naturale e qualità dell’ambiente;
- città, infrastrutture e capitale sociale;
- cooperazione internazionale.
Inoltre, si ritiene indispensabile dotare il Paese di ulteriori strumenti “sistemici”, come un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, le cui caratteristiche sono già state elaborate dall’ASviS e da Urban@it, che affianchi quella esistente per le aree interne.
Per realizzare tale cambiamento l’ASviS lavorerà nel prossimo futuro affinché le forze politiche incorporino nelle proprie piattaforme elettorali i temi dell’Agenda 2030 e propongano interventi concreti capaci di raggiungere i 17 Obiettivi. Inoltre, lavorerà con le organizzazioni imprenditoriali che hanno firmato la “Carta di Milano” per aiutare l’intero sistema produttivo italiano a comprendere le opportunità, anche di business, legate all’attuazione dell’Agenda 2030. Infine, proseguirà l’azione intrapresa, in collaborazione con il Governo e la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, per realizzare un programma capillare di educazione allo sviluppo sostenibile.
Il confronto con l'Europa e il resto del mondo
A livello internazionale, l'ultimo anno ha visto il moltiplicarsi di ricerche, impegni formali e azioni concrete da parte di governi, imprese, soggetti della società civile per raggiungere, entro il 2030, i 17 Obiettivi.
Tali attività - dalla ratifica dell’Accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, all’impegno per l’Agenda 2030 ribadito nel G7 a presidenza italiana e nel G20 a presidenza tedesca - hanno fatto sì che gli SDGs stiano diventando, in meno di due anni, un riferimento comune a livello globale, un risultato senza precedenti.
L’Unione europea, che pure è in una condizione avanzata in termini di benessere e qualità dell’ambiente, sembra non aver ancora realizzato quel cambio di passo necessario per porre gli SDGs al centro dei propri processi analitici e politici. O per dirla con le parole di Giovannini: “L'Europa è stata una campionessa dello sviluppo sostenibile, ma ora non possiamo lasciare alla Cina l'immagine di un Paese che investe pesantemente sulla riconversione”.
L'invito che Padoan rivolge a Bruxelles consiste nel “mettere insieme la dimensione economico-finanziaria con la dimensione di crescita reale e inclusione sociale”.
ASviS e altre organizzazioni della società civile europea hanno firmato il documento Transforming Our Europe per chiedere un’Europa più democratica, giusta e sostenibile, offrendo un “Sesto scenario” rispetto ai cinque contenuti nel libro bianco della Commissione europea, la cui proposta per l’inserimento degli SDGs nella governance delle politiche europee è attesa per la primavera del 2018.
I progressi compiuti dal 2015 verso gli SDGs sono stati discussi, nel luglio scorso, dall’annuale High Level Political Forum dell’ONU. Tra i 44 Paesi che hanno descritto come si stiano organizzando per fare dell’Agenda 2030 il riferimento di tutte le politiche economiche, sociali e ambientali, c’è stata anche l’Italia, rappresentata dal Governo, che ha presentato la propria Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, e dall’ASviS, che ha presentato la propria esperienza, unica nell’ambito dei Paesi OCSE per ampiezza di attività e numero di aderenti.
> Rapporto ASviS 2017 L'Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile