Efficienza energetica – EU-ASE a Calenda, non indebolire direttiva Ue
L'European Alliance to Save Energy scrive a Calenda: rivedere gli obblighi al ribasso manda un segnale negativo a investitori e consumatori.
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La European Alliance to Save Energy (EU-ASE), associazione europea multisettoriale che riunisce alcune rilevanti imprese multinazionali negli Stati membri scrive al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda chiedendo di rivedere la posizione del Governo assunta a Malta al Consiglio informale dei Ministri dell'energia Ue in merito alla revisione della direttiva Efficienza energetica.
La direttiva, insieme a quella sulla prestazione energetica degli edifici, è sotto la lente della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'Ue, che ha intenzione di decidere sul tema entro giugno. Nel corso del consiglio informale di Malta, l'Italia si è detta favorevole all’innalzamento dell’obiettivo, legalmente vincolante, del 30% al 2030, ma sembra avere delle perplessità rispetto all’estensione al 2030 dell’impegno a ridurre dell’1,5% delle vendite medie annue di energia ai clienti finali, prevista dall'articolo 7 della Direttiva.
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L'intenzione dichiarata alla base della revisione degli obiettivi è quella di evitare che un target troppo ambizioso possa mettere in pericolo la crescita economica. “Ci permettiamo di osservare che, lungi da determinare un ostacolo per la crescita, una politica ambiziosa in materia di efficienza energetica può avere importanti ricadute positive in materia di occupazione e attività economica, come peraltro riconosciuto nella recente presentazione della Strategia energetica nazionale (SEN) al Senato rispetto all’estensione al 2030 dell’impegno a ridurre dell’1,5% delle vendite medie annue di energia ai clienti finali”, si legge nella lettera.
“Le disposizioni contenute nell'articolo 7 della direttiva Ue, soprattutto se rese più complete e più facilmente applicabili, rappresentano un tassello fondamentale di un quadro normativo coerente in grado di facilitare la riduzione della dipendenza energetica italiana e stimolare investimenti privati e pubblici, in particolare nei settori dei trasporti, dell'industria e nell’ambito delle tecnologie, dei materiali e dei servizi per l’edilizia. Nel settore dell’edilizia, considerato che due terzi degli edifici esistenti sono stati costruiti prima del 1976, ovvero prima della prima legge sull’efficientamento energetico, il potenziale in termini di miglioramento della loro qualità energetica é enorme”.
“Insomma – si legge ancora nella lettera - rivedere gli obblighi al ribasso significa mandare un segnale negativo a investitori e consumatori e rallentare ulteriormente la necessaria azione per ridurre il consumo energetico che resta urgente anche in Italia. Infatti, benché l’intensità energetica italiana sia minore rispetto alla media comunitaria, questo dato va preso con cautela perché è riconducibile alle particolari condizioni climatiche di cui beneficia il paese e ai consumi di un parco automobilistico di cilindrata complessivamente inferiore rispetto alle altre grandi economie europee. Inoltre, i dati sull’intensità energetica negli edifici ci dicono che la situazione, tra il 2000 e il 2013, é di fatto peggiorata rispetto agli altri paesi europei”.
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Photo credit: jeancliclac via Foter.com / CC BY-NC-SA