MIUR - Patto per la ricerca, le imprese devono investire di piu'
Accrescere gli investimenti in ricerca e sviluppo nelle grandi aziende. E' uno degli impegni individuati dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nell'ambito del Patto per la ricerca presentato alla Camera dei Deputati.
> MISE – via alle domande per grandi progetti di ricerca e sviluppo
Il documento, che riunisce 10 impegni per incrementare gli investimenti nella ricerca, intende rafforzare la collaborazione tra Università, istituzioni dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, Enti pubblici di ricerca ed imprese.
> Fondi ricerca: a Roma e Bruxelles la parola d’ordine e’ continuita’
Patto per la ricerca, 10 punti per rilanciare l'economia italiana
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha presentato il Patto per la ricerca nel corso di un convegno al quale sono intervenuti delegati del mondo della ricerca e dell’alta formazione, delle imprese partecipate, delle associazioni di categoria e delle confederazioni sindacali. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Camera, Roberto Fico.
Tra i dieci impegni indicati nel Patto c’è quello dedicato agli investimenti in ricerca e sviluppo con l’appello alle grandi imprese italiane, in primis quelle partecipate dallo Stato, ad aumentare le risorse per arrivare ad almeno il 3% degli utili. Al centro del documento anche la sostenibilità, con la richiesta di dedicare almeno il 50% degli investimenti in ricerca e formazione sostenibile.
“Abbiamo lanciato in questo documento una serie di idee che serviranno per aprire un dibattito nazionale - ha spiegato Fioramonti - sono dieci scommesse, sulle quali chiediamo al mondo delle imprese di ragionare. Inizieremo nelle prossime settimane a sottoscrivere il Patto con le confederazioni di grandi, piccole e medie imprese che sono disposte a impegnarsi. Alla base di tutto c’è un dramma italiano. Ogni volta che un laureato lascia il nostro Paese, noi perdiamo una persona che abbiamo formato con le nostre risorse e che poi ci farà concorrenza sui mercati internazionali, è un assegno da 250mila euro che versiamo sul conto di un altro Paese. Non deve più accadere. In Italia, fra settore pubblico e privato, in ricerca e formazione si investe meno dell'1,4% del Pil del 2017. Dobbiamo puntare tanto sulla centralità della ricerca e dei ricercatori per dare un nuovo modello di sviluppo”.