Finanziamenti startup – DNAPhone innova l'analisi di qualita' agroalimentare
Intervista a Alessandro Candiani, Ceo e co-fondatore di DNAPhone, startup che opera nel settore dei sistemi di analisi della qualità dei prodotti agroalimentari.
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Dispositivi ottici integrati con lo smartphone per realizzare controlli e analisi di qualità dei prodotti agroalimentari. Questa, in estrema sintesi, è DNAPhone, startup parmense nata dall’intuizione dei tre soci Alessandro Candiani, Alessandro Tonelli e Michele Sozzi e due professori universitari Stefano Selleri e Annamaria Cucinotta che, dopo anni di ricerca universitaria sui temi della biosensoristica basata su tecnologie ottiche e fotoniche, hanno avviato il progetto con l’obiettivo di creare dispositivi optoelettronici per la diagnostica portatile in grado di realizzare analisi in maniera semplice utilizzando strumenti largamente diffusi come tablet o smartphone.
“L'idea è nata nel 2014 quando, durante il dottorato di ricerca, abbiamo deciso di uscire dal circuito accademico e creare questa piattaforma per la misura di parametri legati a chimica e alla biologia. Abbiamo avuto la possibilità di partecipare al pitch di b-venture, che ci ha incubato e accelerato”.
DNAPhone “consiste in una piattaforma hardware (dispositivo ottico) che si interfaccia tramite wifi con lo smartphone e il software modulare per fare analisi di qualità alimentare”. Il valore aggiunto sta proprio “nell'essere integrato con tecnologie smart. Il telefono è uno strumento conosciuto da tutti: possiamo creare un software, un'applicazione scaricabile dalla rete, possiamo aggiornare il dispositivo attraverso lo smartphone, possiamo aggiungere analisi o pacchetti semplicemente scaricando l'algoritmo, l'analisi che si intende realizzare”.
Facciamo un esempio pratico, per capire meglio. Candiani fa riferimento alla filiera del vino, che necessita di analisi di qualità nel corso dell'intero processo produttivo. “Oggi per queste analisi si prendono campioni di vino e si mandano a un laboratorio esterno. Noi offriamo uno strumento che permette al produttore di vino di analizzare il prodotto direttamente in cantina”.
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Per farci un'idea di quanto DNAPhone possa semplificare e velocizzare il lavoro, basti pensare che “ogni produttore di vino può fare in tutto intorno alle 10-12 analisi di qualità. Di queste, 4 o 5 sono analisi che il produttore utilizza per capire come sta andando la produzione. Una volta acquistato hardware e piattaforma, basta scaricare i pacchetti di analisi di cui si ha bisogno: il produttore può associare al dispositivo queste analisi di base”, e realizzarle in loco. “Se poi un domani il produttore decidesse di aggiungere un'analisi (perché ad esempio si accorge che l'acido acetico è un parametro per lui importante per capire l'andamento qualitativo del prodotto), basta scaricare il pacchetto dedicato, senza acquistare una macchina aggiuntiva”.
La forza sta nella modularità, dunque, ma anche nel prezzo: “esistono già nostri competitor, che offrono macchine professionali per l'analisi qualitativa dei prodotti, ma hanno costi troppo alti per i produttori (siamo intorno ai 5mila euro), soprattutto perché nell'85% dei casi in Italia si tratta di microaziende che non possono affrontare tali spese”.
“Abbiamo cercato di tenere il costo in un range che ci hanno suggerito gli stessi produttori: il pricing definitivo dovrà essere definito intorno a maggio-giugno, quando verranno prodotti i primi dispositivi, ma indicativamente siamo intorno ai 1.500 euro (prezzo che dovrebbe comprendere la piattaforma hardware e software base)”.
A dimostrazione dell'interesse suscitato da DNAPhone, i due aumenti di capitale nell'arco di 9 mesi – quasi un record per una startup – e i numerosi riconoscimenti.
“Dal 2014 la startup è cresciuta parecchio, anche in termini di persone e competenze: abbiamo acquisito nel team 3 programmatori e una figura manageriale di alto profilo, con un passato molto solido in grandi aziende. Una delle cose più importanti per una startup infatti è il team, che deve riuscire a coprire tutte le competenze possibili”, dichiara Candiani.
“Con il primo aumento di capitale” - siamo nel giugno 2015: Borealis Tech Ventures, Capital B! e altri privati, Giampaolo Cagnin (Synergetic srl) e Francesco Mutti (Red Lions srl) investono 200mila euro nella startup incubata da b-ventures - “abbiamo sviluppato la piattaforma tecnologica, abbiamo depositato il brevetto della nostra tecnologia”.
Della settimana scorsa la notizia di un secondo aumento di capitale: di nuovo 200mila euro provenienti dagli stessi investitori. “Ora stiamo sviluppando l'ingegnerizzazione del dispositivo: stiamo chiudendo le plastiche e le scocche esterne per poi cominciare la prima pre-serie, i primi stampi di produzione. Con il secondo aumento di capitale chiuderemo il design estetico e inizieremo i primi investimenti importanti, che sono poi gli stampi industriali per realizzare le prime unità vendibili, che contiamo di avere per giugno-luglio 2016. Ad aprile vorremmo realizzare una decina di prototipi, dei dispositivi beta, per capire che tutto funzioni, farli utilizzare ai futuri compratori, capire se bisogna correggere qualcosa a livello di funzionalità e user experience”.
“Dobbiamo continuare a lavorare a testa bassa per avere i nostri dispositivi commerciali, il timing è fondamentale: dobbiamo rispettare i tempi, utilizzare i fondi nel miglior modo possibile per raggiungere gli obiettivi. Non si hanno molti colpi con una startup di questo tipo: gli investimenti sono grandi e bastano pochi errori per compromettere la vita dell'azienda”.
Quanto ai riconoscimenti, “abbiamo vinto il bando startup Emilia-Romagna e il concorso “Giovani talenti imprenditoriali” del Ministero dell'Agricoltura, lanciato nell'ambito di Expo, che ci hanno dato molta visibilità e supporto”.
Soprattutto, lo scorso anno la startup ha vinto la call Impact (Mobile Internet Projects Accelerator, incubatore e acceleratore d'impresa europeo selezionato dall’Ue nell’ambito del Settimo programma quadro): “La competizione era durissima, sono state selezionate 22 startup su più di 500. Impact ci ha dato molta visibilità e fondi, circa 100mila euro a fondo perduto. Ma non abbiamo vinto la call per questo prodotto specifico”.
“Inizialmente, mentre lavoravamo all'implementazione dello smart analisi - il prodotto di punta per cui siamo stati finanziati e che rappresenta la missione dell'azienda - abbiamo realizzato tantissimi prototipi in laboratorio. E ci siamo accorti che si poteva mettere a punto uno strumento di analisi molto più semplice, con una tecnologia più economica, che abbiamo pensato di utilizzare per il settore educational”.
Quello strumento, nato quasi per gioco, ha permesso alla startup di aggiudicarsi la call europea ed ha attirato l'attenzione degli istituti scolastici e universitari dell'area parmense: “Si chiama WeLAB, e ci siamo accorti che può essere un asset aziendale molto promettente”.
Il principio è semplice: le scuole non hanno fondi per acquistare dispositivi, spesso chi frequenta un liceo scientifico non è mai entrato in un laboratorio. Il team di DNAPhone ha “iniziato con prototipi del dispositivo di smart analisi a fare qualche piccola misura, con componenti più economici e una tecnologia molto più semplice. Abbiamo creato un software, applicazioni apposite e una struttura modulare: lo studente prende il modulo centrale, cui attacca il modulo microscopio; poi, se decide di fare un'analisi sui liquidi, stacca il modulo microscopio e attacca il modulo fotometro. In questo modo riesce con un unico dispositivo a realizzare misure scientifiche affidabili al 100%”.
“Siamo fiduciosi di poter uscire con entrambi i prodotti a giugno-luglio”.