Tra Millionaire e Tata, l'India cerca la sua strada
Il governatore ha sottolineato l'importante ruolo che potrebbe giocare l'India una volta che le nubi della débâcle economica cominceranno a diradarsi. A gennaio il Fondo Monetario Internazionale ha visto smentite le proprie previsioni di crescita per l'economia mondiale nel 2009: dal 2,2 (stima di Novembre) allo 0,5%. Sebbene le esportazioni dell'India rappresentino soltanto il 14% del proprio PIL, e quindi molto meno che altri paesi asiatici, la crisi che attanaglia il sistema economico mondiale in questi mesi ha colpito anche il subcontinente indiano, specialmente il settore finanziario e il manifatturiero ed è difficile una previsione di ripresa.
L'economia indiana ha subito un rallentamento brusco e ovviamente anche i consumatori ne hanno risentito. Ci si aspetta un tasso di crescita del 7,1% rispetto al 9% che aveva caratterizzato gli ultimi anni. Subbarao ha dichiarato che, grazie all'adozione di politiche prudenti decise dal Governo e dalla Banca Centrale, il settore finanziario indiano si trova in una situazione meno critica rispetto ad altri Paesi. Inoltre, da quando la crisi economica ha cominciato ad avere i suoi effetti anche in India, nel settembre 2008, le autorità hanno predisposto dei piani di sostegno all'economia concretizzatesi in tagli delle imposte e dei tassi di interesse in modo tale da sostenere la crescita. Dal punto di vista finanziario, il sistema bancario indiano ha risentito della crisi nonostante non fosse direttamente esposto ai mutui subprime e agli asset tossici, nè fosse legato particolamente alle istituzioni bancarie fallite. La ragione delle difficoltà è quindi legata alla fortissima integrazione dell'economia indiana con quella globale. Infine il tasso di disoccupazione dovrebbe raggiungere quota 9% ed il fenomeno colpirà soprattutto le fasce più giovani, che costituiscono la maggioranza della popolazione.
Dal punto di vista delle materie prime l'India nel prossimo futuro potrebbe diventare un esportatore netto di semi oleosi e prodotti di olio vegetale dal momento che la quantità in valore venduta all'estero dovrebbe attestarsi a 120 mld di rupie (circa 1,750 mld di euro) in questo esercizio fiscale, rispetto ad un valore delle importazioni stabile a 110 mld di rupie ( circa 1,600 mld di euro) ha dichiarato il Direttore Generale dell'Indian Council of Agricoltural Research, nonché segretario del Department of Agricutural Research and Education, Mangala Rai. L'India, secondo acquirente di olio vegetale al mondo, ne ha importato qualcosa come 5,60 milioni di tonnellate nell'anno fiscale 2007-2008. In un primo momento il paese aveva vietato le esportazioni di olio da tavola per contenere la crescita dei prezzi; tuttavia lo scorso novembre, sono state permesse vendite all'estero di tali prodotti di marche di grande consumo e le spedizioni non sono mai state fermate.
La rupia debole non riesce a giovare agli esportatori indiani di abbigliamento. Per quanto notevoli siano i vantaggi portati dalla potenza del dollaro sulla valuta indiana, una contrazione degli ordini a livello internazionale, nonché la concorrenza di prezzo da parte di altri paesi asiatici, mettono sotto pressione gli esportatori indiani spingendoli ad una riduzione dei prezzi tali da garantire loro la sopravvivenza in questo momento difficile. Alcuni esponenti indiani del settore tessile hanno sottolineato che non solo l'India non riesce a sfruttare i vantaggi portati dal deprezzamento della rupia sul dollaro, ma oltretutto sta perdendo quote a favore degli altri Paesi dell'Asia, in particolare Bangladesh, Vietnam e Cina, i quali offrono prezzi più competitivi, prodotti finali migliori e presentano una maggior flessibilità del lavoro. Tutto questo nonostante una diminuzione generale degli ordini da parte di Stati Uniti ed Unione Europea.
Proprio oggi una delegazione dell'Ocse ha visitato New Delhi, paese che insieme a Cina, Brasile e Sudafrica è candidato ad integrare l'organismo internazionale che ha sede a Parigi. Per due giorni il team dell’Ocse ha incontrato i responsabili del Governo e del sistema finanziario indiano in vista di una adesione, del colosso indiano con l'organizzazione basata a Parigi. “Fra i paesi con cui stiamo discutendo un rapporto più stretto con l'Ocse - ha detto l’ambasciatore italiano presso l’Ocse, Antonio Armellini - l'India appare come il più reticente, mentre il Sudafrica è il più disponibile, la Cina il più dialettico ed il Brasile quello con le maggiori riserve proprie di un paese emergente. L'Italia - ha aggiunto Armellini -, anche come presidente del G8, considera l'India un paese fondamentale ed ha grande interesse ad una sua integrazione nel sistema di cooperazione economico e finanziario internazionale". Uno dei principali risultati della missione è l'accordo di principio per la realizzazione a fine anno a New Delhi di una conferenza internazionale Ocse-India. Proprio in tema della cooperazione a favore dell’occupazione delle politiche di welfare con l’India, la Cina e i Brasile di svolgerà un seminario presso il quartier generale dell’Ocse, a Parigi, il prossimo 8 aprile.
Che sia di buon auspicio il debutto straordinario a Mumbai della “Nano”, l’auto più economica del mondo, sfornata dal gruppo dell’indiano Ranan Tata. Tanto quanto l’incoronazione agli Oscar 2009 di Slumdog Millionaire.
(Alessandra Flora)