I lunedì dell'innovazione: La conoscenza e le politiche europee
Questo mese I lunedì dell'innovazione propone un breve excursus sulle politiche che hanno caratterizzato l'Europa degli ultimi 10 anni. Dalla sostenibilità all'innovazione, dalla conoscenza alla competitività, ecco come si evolvono e si completano le strategie di un'Europa che cambia.
Lo scorso mese abbiamo visto come l'Europa sostiene le PMI nella ricerca del proprio potenziale innovativo al fine di ottenere una produzione industriale europea competitiva a livello internazionale. Ora cercheremo di comprendere meglio il perchè delle scelte politiche europee e il ruolo che assumono la conoscenza e l'innovazione all'interno del ciclo della competitività.
La strategia di Lisbona
Partiamo dalla strategia di Lisbona, avviata nel 2000 in risposta alle sfide della globalizzazione e dell'invecchiamento della popolazione.
L'obiettivo della strategia, definito dal Consiglio europeo era quello di far diventare l'Ue, entro il 2010, “l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, nel rispetto dell'ambiente”. Alla base di una tale iniziativa vi era la presa di coscienza del fatto che, per migliorare il proprio tenore di vita e per mantenere il proprio modello sociale unico, l'Ue doveva incrementare la produttività e la competitività per far fronte ad una concorrenza mondiale sempre più agguerrita, ai cambiamenti tecnologici e all'invecchiamento della popolazione.
È risultato chiaro che il programma di riforme non poteva essere perseguito solo a livello dell'Ue (come era accaduto, ad esempio, per il programma del mercato unico del 1992), ma che il raggiungimento di risultati richiedeva una stretta cooperazione tra l'Unione e gli Stati membri, dal momento che molti dei settori politici interessavano le competenze di questi ultimi. Il programma, inoltre, rifletteva, per la prima volta, la consapevolezza che le economie degli Stati membri sono intrinsecamente legate tra loro e che l'azione (o inazione) di uno Stato membro potrebbe avere notevoli conseguenze sull'insieme dell'Ue.
L'Europa con una scelta politica significativa, ha deciso, già dalla strategia di Lisbona, di investire sulla sostenibilità non solo in senso ambientale (così come inteso negli anni 70-80) ma legandola alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di sviluppare una crescita capace di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere i valori etici e sociali2 come efficacemente rappresentato dal Prisma proposto da Spangenberg.
La strategia Europa 2020
Giunta a scadenza la strategia di Lisbona, e in continuità con essa, la Ue ha adottato l’attuale strategia Europa 2020, fondata su tre priorità:
- crescita intelligente: sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;
- crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
- crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.
Dalle difficoltà incontrate nell'attuazione della strategia di Lisbona, l'Ue ha specificato meglio il concetto di crescita economica distinguendo i tre campi d'azione, già impliciti nell'obiettivo unico di Lisbona. Questi 3 indirizzi sono inscindibili nella ciclo di costruzione della crescita economica.
Sfogliando il testo di Europa 2020, leggiamo:
“Una maggior capacità di ricerca e sviluppo e di innovazione in tutti i settori dell'economia, associata ad un uso più efficiente delle risorse, migliorerà la competitività e favorirà la creazione di posti di lavoro. Investendo in tecnologie più pulite a basse emissioni di carbonio si proteggerà l'ambiente, si contribuirà a combattere il cambiamento climatico e si creeranno nuovi sbocchi per le imprese e nuovi posti di lavoro. La nostra attenzione collettiva deve concentrarsi sul raggiungimento di questi traguardi. Occorreranno una leadership forte, un impegno adeguato e un meccanismo di realizzazione efficace per modificare atteggiamenti e prassi nell'UE onde ottenere i risultati sintetizzati in questi obiettivi".
Contestualizzando i tre pilastri osserviamo che nella nuova programmazione viene data una particolare enfasi allo sviluppo di conoscenza innovativa come motore indispensabile per l'aumento della competitività dell'economia europea. La crescita generata dalla conoscenza, attraverso la ricerca scientifica, la formazione, l'emersione delle miniere territoriali (con il termine miniere territoriali si intende il potenziale territoriale che fa fatica ad emergere ndr), lo scambio di buone pratiche e la creazioni di reti e network europei è il soggetto della prima priorità.
Necessario quindi un rafforzamento interno degli stati membri che dovranno investire in innovazione e sostenibilità, individuando nuovi modi di operare e cooperare, incentivando la solidarietà economica e sociale, supportando la formazione nel collegamento alla qualità professionale, nel rispetto per l'ambiente e della diversità culturale. E' una spinta ad andare avanti verso il nuovo sostenuto da interventi economico-finanziari agli Stati Membri, ai cluster industriali, alle università, alle imprese e alle associazioni che operano perseguendo l'obiettivo di un'Europa forte e competitiva a livello locale e a livello globale.
Photo credit: boegh / Foter / Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)