Start-up: rapporto Vem, in Italia cresce il venture capital
Se c'è una fetta di mercato in crescita è quello delle start-up. A dimostrarlo, il quarto rapporto Venture capital monitor (Vem): con 43 nuove operazioni, gli investimenti in capitali di rischio in Italia hanno registrato, nel 2011, un incremento del 40% rispetto al 2010 e sono raddoppiati rispetto al 2009. Un mercato, quello dell'early stage, in crescita anche nel 2012, con 17 nuovi investimenti nel primo semestre. Le più “quotate”, le start-up digitali, dalle app a quelle che si occupano di web.
I dati
Da 20, nel 2010, a 43, nel 2011: il numero degli investimenti nelle neo-imprese aumentano di anno in anno.
Allo stesso tempo, dal rapporto Vem - realizzato dall'università Cattaneo di Castellanza in collaborazione con l'Associazione italiana del private equity e venture capital, lo studio legale Bird&Bird, con il contributo di Sviluppo imprese centro Italia Sgr e Dedalus Spa – emerge una contrazione dell'amontare di questi investimenti dal 2010 al 2011.
Un dato che, tuttavia, va analizzato con attenzione, come fa notare uno degli autori dello studio, Jonathan Donadonibus, sottolineando come i risultati del 2010 siano "viziati da un paio di grossi investimenti". Inoltre, ha aggiunto, "nel 2011 abbiamo registrato un aumento nelle startup digitali che richiedono meno soldi per partire".
Passando al 2012, più 17 nei primi 6 mesi. Un dato, quest'ultimo, che solo apparentemente segna una leggera flessione rispetto allo stesso periodo nel 2011, quando gli investimenti in capitali di rischio in Italia erano 19. Infatti, se da un lato diminuisce di due unità il numero delle start-up “investite”, dall'altro è l'ammontare degli investimenti ad aumentare, passando da un finanziamento medio di 1 milione a 2,4 milioni di euro.
Altro elemento da notare è la forma di investimento: “il 2011 è stato l’anno del seed capital, che ha coinvolto il 44% delle operazioni fatte dai venture”, ha spiegato Donadonibus. Le operazione di venture capital in seed, in generale, sono raddoppiate rispetto al 2010 e alla media del periodo 2006-2009.
In calo, invece, gli spin off universitari, che passano dal 26% del 2010 al 16% del 2011, e quelli aziendali, che registrano un -5%. “È la dimostrazione che c’è ancora poco trasferimento tecnologico dalle università al mercato e che in azienda si fa sempre meno ricerca”, ha proseguito Donadonibus.
Le società target
Giovani e tecnologiche: queste le caratteristiche delle start-up “investite” nel 2011. Il 40% di esse, infatti, fa capo al settore dell'Ict (+305 rispetto al 2010). In questa fetta di mercato, la parte più sostanziosa pari al 63%, è occupato da applicazioni e società operanti nel web.
Crescono anche gli investimenti in start-up attive nei beni per l'industria, terziario avanzato, servizi finanziari, media e comunicazione, mentre calano i settori cleantech, bio-farmaceutico e health care.
Geograficamente, è la Lombardia a fare la parte del leone: 12 società target si trovano in questa regione, seguita da Toscana (9) e Sicilia (5). A livello giuridico, prevalgono le società a responsabilità limitata (56%) rispetto a quelle per azioni (42%).