Ingegneria finanziaria: la CCE alla Commissione, migliorare quadro normativo per strumenti FESR

Emblem of the Court of Auditors - immagine di SsolbergjGli strumenti finanziari istituiti nell’ambito della politica di Coesione, per facilitare l’accesso al credito delle PMI, non producono i benefici attesi. Lo sostiene la Corte dei Conti Ue che, nella relazione n. 2/2012, dimostra come l'efficacia e l'efficienza delle spese del Fondo europeo di sviluppo regionale - FESR a favore di misure di ingegneria finanziaria per le imprese siano inficiate da significative carenze.

Carenze dovute, principalmente, all'inadeguatezza dell'attuale quadro normativo relativo ai Fondi strutturali, alla qualità insufficiente delle valutazioni del fabbisogno di finanziamenti, ai diffusi ritardi con cui vengono attuati e alla scarsa capacità di incentivare l'investimento da parte di privati.

Le osservazioni della CCE derivano da un audit svolto sulle performances delle misure di ingegneria finanziaria cofinanziate dal FESR, durante i periodi di programmazione 2000-2006 e 2007-2013, sulla base di un campione di progetti nel Regno Unito, in Germania, Slovacchia, Ungheria, Portogallo, nonché su un esame dei sistemi di gestione, monitoraggio e informazione della Commissione e degli Stati membri.

Le principali criticità riguardano il quadro normativo vigente.
L'Ue promuove l'imprenditorialità principalmente attraverso le sue politiche per l'impresa e la politica di coesione. Quest'ultima utilizza essenzialmente sovvenzioni a fondo perduto e, in misura crescente, strumenti finanziari nel quadro del FESR, rimborsabili e rotativi, che garantiscono la possibilità di estenderne il beneficio, in fasi successive, anche alle PMI precedentemente escluse.
In tale contesto, la CCE ritiene che i regolamenti sui Fondi strutturali, originariamente concepiti per un sistema di sovvenzioni, siano inadeguati per gli strumenti finanziari, poiché ne ignorano le specificità. Quattro sono le più importanti lacune:

  • disposizioni insufficienti in materia di effetto leva e di rotazione dei fondi;
  • possibilità di destinare dotazioni ingiustificate a strumenti finanziari;
  • possibilità di un ingiustificato ricorso ad un trattamento preferenziale per il settore privato;
  • condizioni di ammissibilità poco chiare per il capitale circolante.

Per tutti questi motivi, la Corte si rivolge alla Commissione Ue formulando alcune raccomandazioni:

  • far sì che le proposte degli Stati membri siano giustificate da valutazioni del deficit di finanziamenti di qualità sufficiente, comprensive anche di un’analisi quantitativa, di cui tener conto al momento di approvare le misure;
  • offrire un sistema di monitoraggio e valutazione affidabile e tecnicamente valido, nonché specifico agli strumenti finanziari;
  • valutare la possibilità di fornire agli Stati membri strutture e strumenti già consolidati, in modo da velocizzare l’attuazione e ridurre i costi di gestione;
  • far convergere tutti gli strumenti finanziari per PMI cofinanziati dal FESR in un unico programma operativo per ciascuno Stato membro, razionalizzando il processo di pianificazione, ed eliminando altresì una delle principali cause di ritardo rilevate;
  • individuare e stabilire requisiti di leva minimi e criteri minimi per il reimpiego dei fondi.

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Relazione CCE