Una sentenza mette in discussione la coesistenza tra agricoltura biologica e OGM
Un apicoltore tedesco ha richiesto un risarcimento al governo bavarese per non aver potuto vendere il suo miele in quanto contenente tracce di polline geneticamente modificato. La sentenza, a suo favore, potrebbe dare inizio ad una serie di reclami da parte di altri apicoltori nei confronti di società biotech e di governi che autorizzano test sul campo.
L'apicoltore ha dichiarato che il polline è stato contaminato dai test effettuati sulla varietà di mais MON 810 della Monsanto, un'azienda multinazionale di biotecnologie agrarie, che hanno avuto luogo a circa 500 metri dai suoi alveari.
La Corte di Giustizia europea ha osservato che il miele che contiene polline di Monsanto MON 810 non è coperto da un'autorizzazione rilasciata ai sensi del regolamento UE sugli alimenti geneticamente modificati e ha concluso dicendo che "gli alimenti che contengono elementi provenienti da un vegetale geneticamente modificato, che tale materiale sia incluso intenzionalmente o no, devono comunque essere considerati alimenti prodotti da OGM".
La sentenza potrebbe danneggiare le importazioni di miele provenienti da Paesi come l'Argentina, dove le colture geneticamente modificate sono ampiamente diffuse. La Monsanto, del canto suo, ha sottolineato che non sussistono problemi di sicurezza per quanto riguarda il suo mais MON 810, la cui coltivazione nell’UE è stata approvata nel 1998.
Le ONG ambientaliste e i Verdi al Parlamento europeo hanno salutato la sentenza come una vittoria, mentre il consigliere di Greenpeace per la Politica agricola UE, Stefanie Hundsdorfe, appoggiata dall’europarlamentare verde francese José Bové, ha affermato che la sentenza "mette in evidenza come l'agricoltura convenzionale e le colture geneticamente modificate non possano coesistere”.
La Commissione Europea ha cercato di regolamentare la coesistenza degli OGM con altre colture mediante una raccomandazione non vincolante nel 2010, all'interno di un pacchetto più ampio tramite cui si è proposta la possibilità per i singoli Stati membri dell'UE di decidere autonomamente se vietare la coltivazione di OGM sul territorio nazionale.