Produzione industriale: Italia dietro India e Corea del Sud
La “ripresa è troppo lenta e fragile”, il sorpasso da parte dei Paesi emergenti, nello specifico India e Corea del Sud, è già realtà e la competizione si farà più pressante nei prossimi anni, con il Brasile alle calcagna dell'Italia. Emma Marcegaglia torna a segnalare i problemi del Paese e a chiedere maggiori sforzi al governo, commentando i dati sugli scenari industriali del Centro Studi di Confindustria.
In testa alla classifica dei 20 big della produzione mondiale c'è la Cina, seguita dagli Stati Uniti e dalla Germania. India e Sud Corea superano l'Italia, ma sperimentano una brusca frenata anche Francia e Gran Bretagna che perdono, rispettivamente, un punto e un punto mezzo.
L'Italia, in particolare, ha fatto registare nell'ultimo triennio un calo della produzione industriale del 17%; dato di cui si comprende la gravità se si considera che il manifatturiero rappresenta il 78% degli incassi delle esportazioni.
Nonostante i tanti esempi di eccellenza forniti dalle imprese che in questi anni hanno saputo innovare e penetrare in nuovi settori e mercati – sono circa 450 quelle oggetto dei focus group condotti dal Centro Studi - la crescita è debole e non è sufficiente a sostenere le manovre di cui il Paese ha bisogno per raggiungere gli obiettivi di pareggio di bilancio.
Per questo Marcegaglia chiede al Governo interventi strutturali, se necessario anche con “decisioni impopolari”.
La ricetta del numero uno di Confindustria è ormai nota: tagli alle tasse per le imprese e i lavoratori, aumento dell'Iva, contrasto all'evasione fiscale e in generale un focus sulle questioni più urgenti per rilanciare la crescita.
La stoccata è alla Lega Nord e al dibattito sul trasferimento delle sedi dei ministeri, di cui Marcegaglia dice “non mi sembra un problema prioritario”.
Poi c'è la questione delle liberalizzazioni e qui il bersaglio è il Partito democratico che sta sostenendo i quesiti referendari sull'acqua, il cui successo, per la leader di Confindustria, farebbe compiere all'Italia “un passo indietro di 20 anni”.
L'ultimo appello è indirizzato ai sindacati, che Marcegaglia convocherà a giorni per discutere la riforma dei sistemi di rappresentanza ed esigibilità.
L'obiettivo è ottenere che gli accordi conclusi con la maggioranza delle sigle, valgano per tutti i lavoratori. Il riferimento è al caso Fiat e agli accordi per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori.
Sul rapporto del CSC è intervenuto anche Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo, che ha invitato ad una riforma del fisco che premi maggiormente investimenti, crescita e assunzioni.
Passera ha anche rivendicato la disponibilità di credito alle famiglie e alle imprese, anche nei momenti di maggiore incertezza, e la ripresa dei finanziamenti a partire da marzo 2011, con un trend nettamente superiore alla media dell'area euro, +5% contro +0,5%.