Ricorso italiano per il brevetto europeo
L’Italia ha depositato oggi il ricorso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea contro la Decisione del Consiglio del 10 marzo 2011 che autorizza la creazione del brevetto europeo tramite la cooperazione rafforzata di 25 Paesi membri. Risale al 2009 l’accordo sul pacchetto di proposte per la realizzazione di un “brevetto dell'Unione Europea" e l'istituzione di un sistema giurisdizionale comune.La proposta della Commissione europea prevedeva la creazione di un brevetto UE valido per i 27 Stati membri, optando, in riferimento al regime delle traduzioni, per una soluzione fondata su tre lingue: inglese, tedesco e francese, cioè le lingue di lavoro dell'Unione.
L'Italia e la Spagna, inizialmente supportate dalle perplessità della Polonia, del Portogallo, dell'Ungheria e di altri Paesi, si erano dichiarate fortemente contrarie a questo regime linguistico, ritenendo la proposta discriminatoria. Infatti, l'utilizzo di tali lingue avrebbe, a loro parere, determinato uno svantaggio competitivo per tutte le imprese europee il cui regime linguistico fosse differente.
La Spagna aveva avanzato la proposta di un progetto alternativo, il cosiddetto "1 + 1", che prevedeva la traduzione del brevetto nella lingua inglese combinata ad un'altra lingua a scelta del depositante. L'Italia, invece, aveva proposto l'utilizzo della sola lingua inglese, spinta dall'esigenza di ridurre i costi di traduzione, incontrando il veto francese e tedesco, timorosi di un'egemonia linguistica britannica.
Nel luglio 2010, evidenziando la necessità di ridurre i costi imposti da un ipotetico utilizzo di un regime linguistico comprensivo di tutte le 27 lingue dell'UE, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha dichiarato che non si potevano avere ripensamenti sull’utilizzo di ulteriori lingue comunitarie e ha respinto le ipotesi di soluzione proposte da Italia e Spagna.
Il mancato accordo raggiunto con questi due Stati ha spinto gli altri Paesi a chiedere di portare avanti la proposta di brevetto unico avvalendosi dello strumento della cooperazione rafforzata, che consente di avviare determinate iniziative anche laddove non si raggiunga l’unanimità.
Di conseguenza, a marzo è stato dato il via libera al brevetto unico europeo, senza l’approvazione dei due paesi, che, in ogni caso, possono accedere al brevetto unico sul proprio territorio.
Nella giornata di ieri Italia e Spagna hanno dichiarato di voler procedere con un ricorso presso la Corte di Giustizia europea l'annullamento del nuovo brevetto europeo, e oggi l'Italia ha depositato l'istanza.
Secondo quanto dichiarato dalla Farnesina l'obiettivo è difendere i "valori e gli obiettivi dell'Unione" e contrastare un uso della cooperazione rafforzata che di fatto "vanifica le norme dei Trattati che richiedono l'unanimità".