Beni confiscati alla mafia: l'impegno dei commercialisti per destinarli a fini sociali
Tra immobili e aziende, ammontano a 11.234 i beni confiscati alla mafia sull’intero territorio nazionale. Il primato va alla Sicilia (4.983 beni, pari al 44,57% del totale), seguita dalla Campania (1.687), dalla Calabria (1.556) e dalla Lombardia (963). L’82,77% di questi immobili “che scottano” si trova nel Mezzogiorno, l’11,37% al Nord. Il resto nelle regioni del Centro.
Si tratta di appartamenti, abitazioni, box auto, terreni, locali, fabbricati strappati alla malavita e destinati a cooperative sociali, onlus, uffici comunali, depositi e archivi, colonie estive, stazioni dei carabinieri, alloggi per senza tetto, scuole, case di accoglienza per anziani e disabili.
D’ora in poi i commercialisti italiani giocheranno un ruolo sempre più importante nell’amministrazione e la destinazione futura di queste proprietà, incrementando il proprio coinvolgimento in questo settore.
Lo scorso 16 marzo il Consiglio nazionale dei commercialisti ha infatti firmato un protocollo d’intesa con l’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, istituita con la legge n. 50 del 31 marzo 2010, al fine di elaborare le linee guida e i principi di comportamento comuni per tutti gli amministratori dei beni sequestrati alle mafie.
A siglare l’intesa il presidente del Consiglio nazionale, Claudio Siciliotti e il rappresentante dell'Agenzia, Dario Caputo.
Con l’accordo verrà fornito all'Agenzia l'elenco degli iscritti agli albi dei dottori commercialisti e degli esperti contabili disposti ad assumere questa funzione, in attesa che diventi pienamente operativo l'Albo degli amministratori giudiziari, istituito nel 2010.
E’ stato inoltre istituito un tavolo tecnico congiunto per la realizzazione di studi su norme e procedure utili a semplificare i rapporti tra le amministrazioni pubbliche e i soggetti interessati a realizzare progetti di recupero dei beni confiscati.
Soddisfazione è stata espressa da entrambi i firmatari.
"L'attuazione di questa intesa - ha spiegato Caputo - pone le basi per un ulteriore passo di quel percorso condiviso che l'agenzia nazionale sta costruendo con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. La rete che stiamo realizzando permetterà di unire gli sforzi, ognuno per le proprie competenze, nel far vivere i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata per poterli così restituire al territorio per i fini sociali che stabilisce la legge e, per quanto riguarda le aziende, mantenendo i livelli occupazionali garantendone il cammino legale".
“Questo protocollo – ha affermato Claudio Siciliotti – favorirà un ulteriore sviluppo della collaborazione, già molto intensa, tra commercialisti e Agenzia nazionale per i beni sequestrati. E’ ormai sempre più chiaro come la gestione di questi beni necessiti di competenze di tipo aziendalistico e manageriale, di modo che essi non si deteriorino, non smarriscano la loro destinazione economica e producano anzi ricchezza. Competenze tipiche dei commercialisti, che mettiamo a disposizione dello Stato nella guerra alla criminalità organizzata. Le linee guida che in virtù di questo accordo metteremo a punto, sono uno strumento estremamente utile per uniformare i comportamenti degli amministratori giudiziari in tutto il Paese e per fornire loro una bussola. Norme attese dalle migliaia di commercialisti già impegnati su un fronte come questo, nel quale coniughiamo professionalità e tensione morale”.
Sempre il 16 marzo scorso è stato presentato l'albo Fornitori di cui l'Agenzia si avvarrà per acquisire beni e servizi per le sue esigenze organizzative e di funzionamento. Sarà l’Agenzia stessa ad accertare i requisiti di idoneità di coloro che sono interessati a iscriversi all’albo.
Distribuzione dei beni confiscati alla mafia per regione