Brevetto unico europeo: la cooperazione rafforzata taglia fuori Italia e Spagna
Nonostante la doccia fredda dovuta al parere negativo della Corte di giustizia dell'Unione europea sul progetto di un tribunale in materia, il Consiglio è andato avanti per la sua strada e, nel corso dell’ultima riunione sulla competitività che si è svolta il 10 marzo 2011, ha autorizzato l’avvio della cooperazione rafforzata tra i paesi membri per la creazione del brevetto europeo.
L’impiego di questa procedura era stato richiesto da ben 25 dei 27 paesi membri con l’obiettivo di realizzare un brevetto unico valido su tutto il territorio dei paesi che hanno aderito alla cooperazione. Eccezion fatta per l’Italia e per la Spagna, sono tutti d’accordo a intraprendere questa strada per sbloccare un’impasse che dura da più di un decennio. Il motivo per cui non si riesce a raggiungere l’unanimità è legato al numero di lingue in cui il futuro brevetto unico potrà essere tradotto per essere valido. E’ previsto infatti che il regime linguistico del futuro brevetto si basi sul trilinguismo (inglese, francese, tedesco), cioè sul sistema già in vigore presso l’EPO, l’ufficio europeo per i brevetti.
L’Italia però non ci sta. Al tavolo del Consiglio competitività il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia (colui che ha preso il testimone di Ronchi nella difesa della posizione italiana) ha ribadito il no alla cooperazione rafforzata. La proposta sul tavolo secondo Saglia, "aggira il principio di non discriminazione linguistica salvaguardato dallo stesso Trattato". L'Italia, così come la Spagna, si riserva comunque di ricorrere alla Corte di giustizia Ue contro una decisione che ritiene in contrasto con il diritto comunitario.
Ma cosa cambierà di fatto con le nuove regole? L’attuale situazione prevede che un brevetto, una volta emesso, debba essere approvato da ogni paese membro e tradotto integralmente nella lingua ufficiale di quello stato. Di contro, il nuovo brevetto in una delle tre lingue in cui sarà emesso avrà validità automatica sull’intero territorio dei paesi UE che hanno accettato la cooperazione rafforzata. Le imprese dei paesi che non hanno aderito – nella fattispecie Italia e Spagna - potranno comunque accedere al brevetto europeo unico, se lo vorranno.
Ora che il Consiglio ha autorizzato la cooperazione rafforzata, tocca alla Commissione, in particolare a Michel Barnier e alla Direzione generale per il Mercato Interno, individuare tempi e modalità per metterla in atto.
Di fatto l’accordo raggiunto rappresenta un trionfo per la presidenza di turno ungherese. Durante la conferenza stampa a conclusione del Consiglio competitività, il ministro delegato Zoltán Cséfalvay ha sottolineato che il parere della Corte di giustizia dell'Unione europea dovrà essere studiato con attenzione, ma che secondo gli esperti giuridici delle istituzioni europee, il sistema unico di ricorso e la cooperazione rafforzata rappresentano due questioni separate.
Per assurdo alcuni esperti avanzano l’ipotesi che le aziende italiane e spagnole possano trarre un vantaggio da questa circostanza, in quanto potranno andare in Europa con maggiore facilità, mentre le aziende europee per entrare in Italia non avranno gli stessi benefici, visto che dovranno continuare a tradurre i brevetti in italiano.