Riforma della giustizia: il governo approva il ddl costituzionale
Prende avvio il processo di riforma costituzionale della giustizia italiana, un disegno di legge destinato a far discutere e forse a scombinare le file di maggioranza e opposizione. Incassata l'approvazione unanime del Consiglio dei Ministri, il testo che introduce la separazione delle carriere e la responsabilità civile per i magistrati dovrà affrontare l'iter parlamentare, con l'esame delle Commissioni costituzionali, e infine ottenere la maggioranza qualificata nelle due Camere. In caso contrario si dovrà ricorrere al referendum popolare.
Ecco i punti principali della riforma:
Separazione delle carriere: la riforma riscrive l'articolo 104 della Costituzione, che definisce la magistratura un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere e disciplina il Csm unico. Il nuovo articolo distingue tra giudici e pubblici ministeri e stabilisce che l’organizzazione, e quindi anche l'autonomia e l'indipendenza dell'ufficio del pm, dipendono dalle norme dell'ordinamento giudiziario. Norme che saranno approvate con i successivi decreti attuativi e rispetto alle quali ad oggi non ci sono anticipazioni.
Consiglio superiore della magistratura: due nuovi articoli, 104-bis e 104-ter, introducono due consigli superiori della magistratura, uno giudicante, i cui membri sono nominati per metà dai giudici e per metà dal parlamento, e uno requirente, i cui membri sono nominati per metà dai pmi e per l'altra metà dalle Camere.
Azione penale del pubblico ministero: viene meno l'obbligatorietà dell'azione penale, che potrà essere esercitata in base ai criteri e nei limiti stabiliti dalla legge, mentre i poteri di indagine saranno sottoposti al controllo del Guardasigilli che riferirà in proposito alle Camere. Anche in questo caso i requisiti per procedere all'azione penale dovranno essere individuati con un decreto attuativo.
Responsabilità civile dei magistrati: viene introdotta, con l'articolo 113-bis, la responsabilità per gli atti compiuti in violazione di diritti, con particolare riferimento all'ingiusta detenzione e limitazione della libertà.
Appellabilità delle sentenze: con l'aggiunta di un nuovo comma all'articolo 111 si stabilisce, relativamente alle sentenze di primo grado, che quelle di condanna sono sempre appellabili, salvo eccezioni previste dalla legge, mentre l'appellabilità di quelle di proscioglimento diventerà l'eccezione, consentita solo nei casi disciplinati dalla legge.
Diverse le posizioni rispetto al disegno di riforma costituzionale.
Il Governo e in particolare il Presidente del Consiglio Berlusconi rivendicano il valore epocale della riforma, che, nelle parole del premier, ai tempi di Mani Pulite avrebbe evitato "l'invasione della magistratura nella politica".
Nettamente contrari i leader di Italia dei Valori e Sinistra e libertà, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, ma anche diversi esponenti del Pd, che giudicano la riforma "un'azione punitiva nei confronti della magistratura".
Più cauto il terzo polo, con Casini e Fini disponibili a discutere il testo e a partecipare con proprie proposte, pur manifestando perplessità sui temi dell'obbligatorietà dell’azione penale e sui vincoli posti all'azione investigativa.
Determinante sarà però anche la percezione da parte dell'elettorato: il ministro Alfano ha garantito che le nuove disposizioni non si applicheranno ai processi attualmente in corso, rassicurando rispetto all'eventualità di un intervento "ad personam" e facendo del ddl una riforma più congeniale alle posizioni di gran parte dei cittadini su temi quali la responsabilità civile dei magistrati e il contrasto a posizioni di "casta".
Allo stesso tempo, la maggiore dipendenza del potere giudiziario dall'esecutivo, e quindi dalla maggioranza di volta in volta al governo, viene considerata da molti una minaccia all'equilibrio tra gli organi dello Stato e all'impianto costituzionale.
Disegno di legge costituzionale