Incrocio stampa-tv: un decreto potrebbe prorogarne il divieto
Nonostante sia legge, il milleproroghe torna a suscitare polemiche. L'antitrust si è espressa nelle ultime ore sulla norma che interrompe alla fine di marzo il divieto di incroci azionari tra giornali e tv. Se il testo non viene modificato da un ulteriore intervento legislativo, l’esercizio della facoltà di decidere sul periodo di vigenza del divieto dovrà essere valutato dall’Autorità alla luce della disciplina sul conflitto di interessi.
Secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, è inopportuno attribuire al presidente del Consiglio il potere di prorogare o no oltre il 31 marzo 2011 il divieto di incroci proprietari tra giornali e tv, come prevede il decreto milleproroghe.
L’Agcm, alla luce della disciplina sul conflitto d’interessi, ha inviato una segnalazione a Silvio Berlusconi e ai Presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, ribadendo l'auspicio che la disciplina del divieto di incroci (sancito dalla legge Gasparri) sia sottratta alle competenze dell’attuale Presidente del Consiglio.
Senza una modifica in questa direzione della norma, l’adozione o la mancata adozione dell’atto di proroga, anche senza integrare automaticamente una fattispecie di conflitto di interessi, dovranno essere valutati dall’Antitrust, per verificare l’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del presidente del Consiglio e il danno per l’interesse pubblico.
Già lo scorso 20 gennaio l’Autorità presieduta da Antonio Catricalà aveva ricordato al governo che l’estensione della validità temporale del divieto, direttamente disposta dal decreto legge, era stata esplicitamente auspicata dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per tutelare il pluralismo dell’informazione: per tale ragione, non poteva essere configurata come un vantaggio patrimoniale del premier.
Il passaggio successivo, a breve, sarà un decreto su stampa e tv di concerto con il ministero dell'Economia, che possa risolvere una situazione così ingarbugliata, prorogando il divieto al 31 dicembre 2011.
La questione era stata sollevata anche dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in una lettera al ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani. Lo scorso novembre l'Agcom aveva ricordato che a scadenza del divieto in questione (31 dicembre 2010) era prossimo e che il tema risultava di particolare rilevanza ai fini del pluralismo.
L'authority segnalava quindi l’opportunità di un intervento legislativo al fine di mantenere in vigore tale divieto oltre la scadenza legislativamente prevista.