Egitto e crisi del debito dominano il vertice Ecofin
La rivolta in corso in Egitto e la crisi del debito nell'Eurozona sconvolgono l'agenda del Consiglio dell'Unione europea in corso oggi a Bruxelles, inizialmente convocato per discutere i temi dell'energia e dell'innovazione. Gli Stati membri sono divisi tra quanti protendono per una vera rivoluzione democratica e quelli preoccupati soprattutto di garantire la stabilità del Nord Africa.
Non mancano le contrapposizioni anche rispetto ad altri temi: secondo i diplomatici dell'UE, infatti, vi è disaccordo sull'adeguatezza del "Primes energy model system" della Commissione per misurare i progressi verso l'obiettivo di aumentare l'efficienza energetica del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e sulla stessa disponibilità ad assumere come vincolante tale obiettivo.
Anche l'ambizione di completare il mercato interno dell'energia entro il 2014 e di ridurre dell'80-95% le emissioni di gas serra entro il 2050 richiedono interventi immediati sui sistemi energetici, rispetto a quali gli Stati membri non sembrano propensi ad assumere impegni a causa del clima di incertezza politica ed economica.
Punti deboli che Francia e Germania intendono affrontare rafforzando l'efficacia dell'European Financial Stability Facility, il fondo da 440 miliardi di euro che dovrebbe essere messo a disposizione dei 27 Stati, e proponendo ai membri dell'unione monetaria un "patto di competitività", un accordo che dovrebbe essere predisposto dal presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy e di cui auspicano l'approvazione al summit Ue di marzo.
L'altro tema caldo della giornata è l'Egitto, al centro delle preoccupazioni dell'Europa, che teme un processo dagli esiti incerti e spera, come d'altra parte gli Stati Uniti, nella formazione di un governo che, pur eliminando la figura di Mubarak, conservi sostanzialmente i medesimi connotati, così da non turbare gli equilibri più ampi nell'area e rispetto allo Stato di Israele.
Nella giornata di ieri, segnata da gravi scontri tra i manifestanti contrari al presidente Hosni Mubarak e i suoi sostenitori, i leader di Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna hanno rilasciato una dichiarazione comune chiedendo di avviare immediatamente un processo di transizione.