Il bicchiere è ancora mezzo vuoto: secondo un panel di esperti selezionato dalla Commissione Europea, il Fondo Europeo per gli Investimenti (EIF) deve essere incrementato con l’obiettivo di produrre corporate ventures e progetti innovativi. Questo manipolo di “saggi”, composto da policymaker, manager e pensatori provenienti dal mondo dell’innovazione, ritiene infatti che l’EIF debba essere alimentato per favorire la creazione di fondi di venture capital paneuropei in grado di lavorare su quei mercati caratterizzati da una crescita più rapida.
La relazione che il gruppo di studio ha realizzato sarà utilizzata per redigere la prossima edizione dell’European Innovation Act che vedrà la luce nella primavera del 2010. Il commissario europeo per l’imprenditoria, Gunter Verheugen, giudica ancora troppo caotica l’attività nel campo dell’innovazione: ben dodici commissari infatti se ne stanno occupando. Secondo il report, l’EIF dovrà essere capace di attrarre un gran numero di investimenti privati e dovrà cercare di mantenersi indipendente rispetto all’influenza politica tanto di Bruxelles, quanto dei singoli governi europei. Necessari incentivi per promuovere e tutelare la proprietà intellettuale e consentire alle università e a agli istituti di ricerca e alle pmi di tenere il passo con le grandi aziende.
Le direttive europee e l’azione regolatoria possono fare la loro parte, come anche una riforma del public procurement con la finalità di incoraggiare proposte innovative. Altra conditio sine qua non per creare un ambiente favorevole agli investimenti è quella di diffondere la banda larga in tutte le case, gli uffici pubblici e le imprese e di utilizzare appieno le innovazioni del Web 2.0.
Nella sua proposta, ad esempio, la Camera di Commercio Inglese ha richiamato l’attenzione sulla necessità di favorire l’accesso ai finanziamenti pubblici per l’innovazione: “E’ importante che le Pmi abbiano le stesse possibilità di accesso al credito rispetto alle grandi aziende”. L’attuale coperta appare quindi troppo corta per le esigenze di tutte le imprese. Sempre secondo il rapporto, il sistema finanziario nelle sue condizioni attuali non è fatto per promuovere l’innovazione: sia il settore pubblico che quello privato infatti preferiscono investire nelle industrie “decotte”, che per ironia della sorte sono proprio quelle che ostacolano le idee più rivoluzionarie, quelle che per intenderci potrebbero mettere in discussione i loro business consolidati.