Ricerca Uil-Formez: le Regioni devono migliorare la gestione dei fondi

Con il via libera di Palazzo Chigi al disegno di legge delega sul federalismo fiscale, i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni saranno sempre più autonome nella gestione delle entrate e delle spese, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione. In questo contesto, una ricerca realizzata dal Formez e dalla Uil cerca di far luce sui bilanci delle regioni italiane. Si tratta di un dato da non sottovalutare, visto che il 43% della spesa pubblica, oggi, è di competenza regionale.

Da una prima analisi lo scarto più evidente è quello tra i fondi diretti alle regioni del Nord (271 euro pro capite) e quelli destinati al Meridione (787 euro pro capite) per il sostentamento della macchina burocratica. E’ necessario sottolineare che i finanziamenti provengono soprattutto dall’Unione Europea (fondi strutturali europei e fondo per le aree sottosviluppate), confluiti per il 85% al Sud e per il 15% al Centro e al Nord.

L’altro aspetto è che gran parte di questi stanziamenti appartenenti alla tranche 2000/2006 - ben tre miliardi di euro - non sono mai stati investiti. Le spese delle Regioni confluiscono soprattutto nel settore dei servizi socio-sanitari e nelle infrastrutture:

  • 26,9 miliardi di euro sono destinate all’attività istituzionale (il 12,6%);
  • 42,2 miliardi di euro allo sviluppo economico e infrastrutture (il 19,9%);
  • 117,5 miliardi di euro ai servizi socio-sanitari (il 55,4%).

Nel dettaglio, quanto spendono le singole Regioni per i loro cittadini? La spesa complessiva pro capite più alta, in una ideale “top five”, si registra in Val d’Aosta con 12.898 euro, seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano con 10.134 euro, dalla Provincia Autonoma di Trento con 8.318 euro, dalla Basilicata con 6.335 euro, dalla Sardegna con 5.231 euro.

Per lo sviluppo economico e infrastrutturale, in testa troviamo la Provincia Autonoma di Trento con una spesa pro capite di 3.975 euro, seguita dalla Basilicata con 3.806 euro, dalla Provincia Autonoma di Bolzano con 3.658 euro pro capite, dalla Val d’Aosta con 2.744 euro, dalla Calabria con 2.307 euro. In fondo alla classifica, per la spesa pro capite più bassa, con 103 euro troviamo la Regione Marche, preceduta dalla Puglia con 202 euro, dalla Lombardia con 279 euro, dall’Abruzzo con 303 euro, dalla Toscana con 504 euro.

In controtendenza, per il comparto della sanità, è il Nord a spendere di più. Il deficit maggiore, infatti, colpisce il Lazio, l’Abruzzo, la Campania, la Sicilia. La spesa più bassa pro capite con 1.588 euro, secondo la ricerca, si registra in Campania. In questo caso l’immagine più evidente è quello di un’Italia a due velocità.
 
Sul versante delle entrate, dai tributi propri e dalle compartecipazioni le Regioni incassano complessivamente 2.098 euro pro capite, ma la Regione che introita di più è la Val d’Aosta con 10.753 euro pro capite, mentre l’ultima è la Campania con 1.225 euro pro capite. Dai trasferimenti provenienti dallo Stato e dall’Unione Europea, invece,  arrivano circa 433 euro pro capite complessivi.
 
In conclusione, a fronte di tali finanziamenti, l’obiettivo primario che le Regioni devono porsi è il miglioramento della capacità gestionale dei fondi, per evitare sprechi e disservizi. Gli strumenti ci sono tutti:
  • dalla rendicontazione al il bilancio preventivo,
  • dal capacity building,
  • all’alta formazione sull’impiego dei fondi europei.
Ma soprattutto, quello che ancora manca, è una mentalità razionale diretta all’efficienza e all’utilità dei servizi al cittadino.
Quella, nessuno può insegnarla.
(Alessandra Flora)