Regolamento CPR – Parlamento UE boccia condizionalita' macroeconomica
Via libera della plenaria del Parlamento europeo alla relazione sul Regolamento contenente le disposizioni comuni ai fondi strutturali e di investimento europei post 2020 (Regolamento CPR).
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No alla proposta di bloccare i finanziamenti UE in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi economici previsti per gli Stati membri nell'ambito del Semestre europeo. E' una delle posizioni espresse dalla plenaria del Parlamento europeo nella relazione sul nuovo Regolamento sulle disposizioni comuni (CPR) applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), al Fondo sociale europeo Plus (FSE+), al Fondo di coesione (FC), al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), al Fondo Asilo e migrazione (FAMI), al Fondo per la Sicurezza interna (ISF) e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti (BMVI) nella programmazione 2021-2027.
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Gli eurodeputati chiedono inoltre di ampliare l'ambito di applicazione del Regolamento, reintegrando il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), escluso dalla proposta della Commissione nonostante l'intento dichiarato di avere un libro unico delle regole che faciliti la semplificazione e la coerenza amministrativa fra diversi fondi europei.
Innovazione, digitalizzazione, sostegno alle PMI e decarbonizzazione sono gli obiettivi che dovrebbero guidare la Politica di Coesione secondo gli eurodeputati che, con 460 voti a favore, 170 contrari e 47 astensioni, hanno chiesto anche di rafforzare le sinergie tra i fondi UE e di aumentare il sostegno alle regioni meno sviluppate.
A livello finanziario il Parlamento UE chiede anzitutto di garantire un budget adeguato alla Politica di Coesione nell'ambito del QFP post 2020, incrementando di circa il 14% quanto proposto dalla Commissione per FESR, FC e FSE+, in modo da ripristinare un livello analogo a quello della programmazione 2014-2020, pari a 378,1 miliardi di euro (a prezzi del 2018).
In questo modo le regioni meno sviluppate potrebbero continuare a beneficiare di un sostanziale sostegno da parte dell'Unione, con tassi di cofinanziamento fino all'85% (rispetto al 70% proposto dalla Commissione), mentre le regioni in transizione e le regioni più sviluppate otterrebbero un cofinanziamento, rispettivamente, del 65% e del 50%.
Per l'Aula del PE, inoltre, 1,6 miliardi di euro dovrebbero essere accantonati come finanziamento supplementare per le regioni ultraperiferiche, mentre i progetti Interreg dovrebbero poter contare su risorse FESR per almeno 11,3 miliardi in prezzi del 2018, il 3% - contro il 2,5% proposto dalla Commissione – della dotazione complessiva della Politica di Coesione.
Il Parlamento appoggia pienamente le misure volte a una maggiore semplificazione e sostiene il coinvolgimento di tutti i partner coinvolti nei finanziamenti della Politica di Coesione attraverso il mantenimento del meccanismo degli Accordi di partenariato, ha dichiarato la relatrice S&D Constanze Krehl. L'associazione tra finanziamenti regionali dell'UE e condizionalità macroeconomiche, proposto dalla Commissione, però, avrebbe significato punire ingiustamente le autorità regionali per le decisioni prese dai governi nazionali e il Parlamento non ha potuto accettarlo, ha sottolineato.
A questo punto, ha aggiunto il correlatore PPE Andrey Novakov, gli eurodeputati sono pronti ad avviare i negoziati con il Consiglio. L'obiettivo è raggiungere un compromesso di massima sul Regolamento CPR da consegnare al prossimo Parlamento europeo.
> La proposta della Commissione per la Politica di Coesione post 2020
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