Piano Juncker - gli strumenti a disposizione
Prime indicazioni operative della BEI per imprese ed enti pubblici, inclusi i Comuni
- Piano Juncker - piattaforma italiana in rampa di lancio
- Piano Juncker - impatto su Italia per 40 miliardi entro il 2020
Garanzie sui prestiti, cartolarizzazioni, partecipazione a private equity e venture capital. Non ci sono più soltanto le linee generali. Nel corso dell’evento organizzato giovedì allo Spazio Europa sono emersi anche i primi elementi operativi sul funzionamento del piano Juncker. L’accesso a finanziamenti e garanzie sarà aperto a tutti, imprese e soggetti pubblici, Comuni inclusi. Per questi ultimi, però, è raccomandato l’utilizzo di enti e società partecipate per accedere ai plafond dedicati ai progetti di piccolo cabotaggio. Un ruolo decisivo sarà giocato dalle piattaforme attivate da BEI e Cassa depositi e prestiti.
La finestra per infrastrutture e innovazione
Le finestre a disposizione degli operatori per tutto il periodo di durata del piano (quattro anni prorogabili) sono due. La prima è dedicata alle infrastrutture e all’innovazione: riguarderà, quindi, i progetti di portata maggiore e avrà una dotazione da 16 miliardi di euro di garanzie, che dovrebbero tramutarsi, secondo le attese, in finanziamenti per circa 49 miliardi di euro.
Tre interventi ammissibili
Le tipologie di interventi ammessi saranno essenzialmente tre. Ci saranno, anzitutto, le garanzie per interventi a rischiosità maggiore: l’Efsi compensa il grado di rischio e rende le operazioni finanziariamente sostenibili. Ci saranno i prestiti subordinati, particolari categorie di prestiti a elevato grado di rischio. Infine, ci sarà una quota di operazioni dedicate all’equity.
I fondi per le Pmi
Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, invece, ci saranno a disposizione cinque miliardi di euro, da utilizzare come protezione creditizia per attività del Fondo europeo per gli investimenti. Secondo le proiezioni, dovrebbero generare finanziamenti e investimenti per un totale di 12 miliardi di euro.
Private equity e venture capital
Anche in questo caso ci saranno a disposizione le garanzie dell’Efsi per portafogli di crediti altrimenti considerati ad alto rischio. In alternativa, ci sarà il supporto nell’ambito di cartolarizzazioni. O, ancora, la partecipazione diretta a fondi di private equity o venture capital che andranno a sostenere le Pmi.
I possibili partecipanti
La partecipazione a tutti questi strumenti, allora, è principalmente riservata ai soggetti privati e, in particolare, alle imprese. Non ci sono, però, dal punto di vista sostanziale, restrizioni per enti del settore pubblico: potranno partecipare alle operazioni, purché non ci siano contributi diretti dello Stato, che potrebbero configurare un aiuto secondo le regole comunitarie.
Il ruolo dei Comuni
Per quanto riguarda i Comuni, la finestra per le infrastrutture e l’innovazione sembra difficilmente raggiungibile. Questo strumento è, infatti, stato pensato per rendere sostenibili alcune operazioni di taglio più grande che, altrimenti, non sarebbero praticabili. Improbabile ipotizzare l’accesso di un singolo ente locale al relativo plafond.
In arrivo le piattaforme BEI-Cdp
Discorso diverso per i cinque miliardi dedicati alle Pmi: questi saranno accessibili per i Comuni, specialmente attraverso società controllate. Sarà possibile, infatti, creare società di scopo o sfruttare enti pubblici e utilities. In questo senso, uno strumento fondamentale saranno le piattaforme che Cdp sta studiando insieme alla BEI. Serviranno a sostenere specifiche tipologie di progetti, anche dal punto di vista organizzativo. Saranno create proprio con uno sguardo diretto alle Pmi.