Un anno di Covid: le azioni dell’UE per ricerca e innovazione contro il virus
Un anno fa l’Italia andava in lockdown, seguita poco dopo dagli altri paesi UE. Da allora molto è cambiato, inclusa l'Unione europea che nonostante alcuni inciampi iniziali, è stata sempre in prima linea nella lotta contro il Covid, anche sul piano delle ricerca.
Cosa prevede il programma EU4Health
Il 9 marzo 2020 l’Italia entrava in lockdown, diventando il primo tra i paesi occidentali a prendere una decisione drastica ma necessaria, presto seguita da quasi tutti gli altri paesi europei. Dopo la Cina e i primi casi di Covid nel nostro Paese, proseguiva così l’anno che avrebbe cambiato le nostre vite e avrebbe dato una spinta all’integrazione europea, fino a poco prima impensabile.
Se è ormai ben noto il versante economico dell’azione UE contro il Covid, che ha portato per la prima volta ad un debito comune e al varo del Recovery fund, forse è ancora poco conosciuta l’azione promossa dall’Unione per finanziare la ricerca e l’innovazione contro il virus.
Sin dallo scoppio dell’emergenza, infatti, l'UE è intervenuta anche su questo fronte, lanciando la prima call di emergenza il 30 gennaio dell’anno scorso, lo stesso giorno in cui l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarava l'inizio della pandemia.
Da quel momento si sono succeduti una serie di bandi e finanziamenti, incluso lo stanziamento di 1 miliardo di euro di Horizon 2020 di cui, secondo i dati aggiornati a gennaio 2021, 780 milioni di euro sono stati già mobilitati.
Un impegno imponente di risorse che stanno permettendo a centri di ricerca e imprese in tutta Europa di studiare il virus e mettere in campo cure, tecnologie e vaccini necessari per sconfiggerlo.
I progetti H2020 contro il Covid
Grazie ad Horizon 2020, sono stati finanziati finora 164 progetti di ricerca e innovazione che spaziano praticamente su tutti gli ambiti delle Scienze della vita.
La quota più ampia, sia in termini di fondi (118 milioni), sia di numero progetti (45), è andata all'area della gestione e dei trattamenti clinici contro il Covid.
Ma non sono mancati neanche progetti per i vaccini, così come quelli per la diagnosi, la resilienza dei sistemi sanitari o la gestione della crisi.
Gli strumenti finanziari della BEI
Un finanziamento aggiuntivo di 400 milioni di euro proveniente da Horizon 2020 (InnovFin EFSI e l’Infectious Diseases Finance Facility) è stato dedicato alla riduzione dei rischi sostenuti dalle aziende che sviluppano interventi per combattere COVID-19.
Ciò ha consentito a due aziende biotecnologiche europee che sviluppano promettenti vaccini mRNA di ottenere accordi di finanziamento del debito. Si tratta delle ormai note BioNTech (a cui sono andati 100 milioni) e CureVac (a cui ne sono arrivati, invece, 75).
Fondi europei e Covid: grande impulso ai progetti sull’AI, dove c’è molta Italia
Ma la crisi da Covid ha accelerato anche la transizione digitale e l’impiego sempre più vasto dell’AI. Ecco quindi che tra i progetti finanziati ne figurano alcuni che stanno impiegando proprio l'intelligenza artificiale in ambiti molto diversi tra loro.
Ad esempio grazie al progetto Exscalate4Cov guidato dall’azienda italiana Dompè sono state simulate oltre 70 miliardi di molecole su 15 siti di interazione attiva del virus, per un totale di oltre mille miliardi di interazioni valutate in sole 60 ore. Su 400mila potenziali candidati, 40 sono stati identificati come "promettenti" e il più promettente - Raloxifene - è attualmente in fase di sperimentazione clinica. Un successo molto italiano visto che, oltre a Dompè, 9 partner su 18 sono eccellenze del nostro Paese. Tra queste 4 università (il Politecnico e l'Università di Milano, la Federico II di Napoli e l'Università di Cagliari), oltre a enti di ricerca come l’IFNN, lo Spallanzani, il CINECA, il centro di ricerca Elettra Sincrotrone Trieste e l’Associazione Big Data.
Il progetto DRAGON, invece, sta utilizzando l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico per sviluppare un sistema di supporto decisionale in grado di fornire una diagnosi più precisa del Coronavirus e previsioni più accurate sui risultati dei pazienti. Anche in questo caso all’interno del progetto (a guida olandese) sono presenti due enti italiani: le università di Firenze e di Parma.
Molto interessante, infine, il progetto EAR grazie a cui l’italiana Cecilia Mascolo (Università di Cambridge) ha lanciato una nuova app mobile per raccogliere dati per sviluppare algoritmi di apprendimento automatico in grado di rilevare automaticamente se una persona soffre di COVID-19 in base al suono della sua voce, al suo respiro e alla sua tosse.
20 anni di finanziamenti per la ricerca sui vaccini
Ma l’impegno dell’UE nel campo dei vaccini non nasce con il Covid. Sono 20 anni, infatti, che grazie a programmi come Horizon 2020 e prima ancora il Settimo programma quadro, l’Unione europea finanzia la ricerca e lo sviluppo dei vaccini per numerose malattie. Un capitale di conoscenze che è tornato utile anche adesso contro il Covid.
Parlando di numeri, ai fondi stanziati lo scorso anno per il Covid, infatti, si aggiungono oltre 650 milioni di euro investiti negli anni passati grazie a Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione sui vaccini.
Horizon 2020, infatti, sostiene la ricerca sui vaccini in vari modi. Si va dal partenariato pubblico-privato IMI (Innovative Medicines Initiative) che mette assieme l’UE con la Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche, al sostegno alle infrastrutture di ricerca, al Consiglio europeo della ricerca (ERC) che sostiene i ricercatori. Il tutto passando per il Consiglio europeo per l'innovazione (EIC) e il Partenariato per le sperimentazioni cliniche europee e dei paesi in via di sviluppo (EDCTP).
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