Vaccino, via a maxi gara siringhe. Ma quanto sono costati finora gli appalti Covid?

Appalti anti-covidVia alle maxi gare Invitalia per acquistare oltre 100 milioni di siringhe e 5 milioni di fiale di diluente salino per il vaccino. Appalti cruciali per gestire la pandemia, che si sommano ai 3,5 miliardi di gare aggiudicate dalla struttura del Commissario Arcuri. Quelli di Invitalia non sono però gli unici appalti anti-Covid di questi mesi. Un terzo dei bandi, infatti, è stato pubblicato da altre amministrazioni, su cui però mancano i dati. 

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La buona notizia di queste settimane è senza dubbio quella sul vaccino Pfizer che, se tutto va nel verso giusto, dovrebbe portare ad una prima ondata di vaccinazioni in Italia (e in Europa) a metà gennaio.

A fare chiarezza sulle tempistiche (incluse quelle per l'acquisto di aghi e siringhe per il vaccino) era stato nei giorni passati l’AD di Invitalia e Commissario all'emergenza, Domenico Arcuri, confermando appunto l’avvio di una prima fase di vaccinazioni a inizio anno.

La gara per acquistare aghi, siringhe e diluente salino

Per farsi trovare pronti a somministrare il vaccino, però, servono aghi e siringhe e in grande quantità. Per questo Invitalia ha bandito una maxi gara per l'acquisto di oltre 100 milioni di siringhe, suddivisa in tre lotti merceologici corrispondenti ciascuno ad una tipologia di prodotto secondo le indicazioni pervenute dal Ministero della Salute. La presentazione dell’offerta dovrà avvenire entro il 9 dicembre 2020.

Oltre a quella sulle siringhe, Invitalia ha bandito anche la procedura per l’acquisto di oltre 5 milioni di fiale di diluente salino, necessario alla somministrazione di alcune tipologie di vaccino.

La Richiesta di offerta - specifica Invitalia - è stata avviata nelle more del completamento della procedura di “joint procurement” della Commissione europea (a cui partecipa anche l’Italia), per reperire sul mercato tutti i prodotti necessari per la campagna di vaccinazione anti-Covid.

Quello sulle siringhe, però, è solo l’ultimo di una lunga serie di appalti gestiti in questi mesi da Invitalia, il cui AD Arcuri è stato nominato Commissario per l’emergenza Covid. Una scelta dettata dalla necessità di avere una regia unitaria per i rifornimenti e che ha portato Invitalia a bandire il 41% di quanto messo a gara (al netto degli accordi quadro).

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Un terzo delle gare anti-Covid bandite non ha dati accessibili

I numeri sono quelli di Openpolis che in questi mesi ha monitorato le gare anti-Covid bandite nel nostro Paese. “Ammontano a circa 12 miliardi gli importi banditi durante la crisi (al netto degli accordi quadro)”, ha infatti analizzato l’organizzazione. Di questi, il 41% sono stati emanati dalla struttura del Commissario Arcuri, mentre un ulteriore 24% da Consip e protezione civile. 

“Resta quindi ancora fuori almeno un terzo dei bandi pubblicati finora da tutte le altre amministrazioni” su cui mancano informazioni, conclude Openpolis.

Un’assenza di dati che si traduce in una carenza di trasparenza, in un momento in cui invece giornalisti, istituzioni e cittadini dovrebbero poter valutare come si stia gestendo la crisi e quanto ci stia costando.

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Rispetto ai mesi passati, sicuramente un passo avanti sul fronte trasparenza è stato fatto con il sito della struttura commissariale di Arcuri, dove ci sono diverse informazioni sulle gare come: l’importo totale, il numero di prodotti acquistati, il prezzo unitario e il fornitore.

Ma secondo Openpolis mancano ancora dati cruciali come quelli relativi allo svolgimento della gara (ad esempio il numero di offerte ammesse o il criterio di aggiudicazione). 

Come e cosa ha comprato Invitalia per il Covid

“Il grosso degli importi relativi alla struttura commissariale - scrive Openpolis - riguarda la spesa per mascherine e altri dispositivi di protezione. Parliamo di bandi e affidamenti per un valore a base d’asta di circa 4 miliardi di euro, con un importo di aggiudicazione che per il momento ammonta a 2,56 miliardi”.

Seguono gli importi per infrastrutture e arredi sanitari e per gli arredi scolastici, e al quarto posto le spese per tamponi e servizi di analisi (attorno a 200 milioni di euro, sia considerando gli importi a base d’asta che quelli di aggiudicazione).

La maggior parte delle gare è stata affidata tramite la procedura negoziata senza pubblicazione del bando. Una modus operandi che ha interessato “4 miliardi di importi a base d'asta e 2,5 miliardi di importi aggiudicati. Al secondo posto figurano le procedure aperte e non aperte.

In ogni caso il ricorso alle varie procedure è cambiato nel corso del tempo. “Gli affidamenti diretti - afferma Openpolis - si individuano soprattutto nelle fasi iniziali dell'emergenza”. Dopo le prime settimane di crisi, invece, lo strumento più utilizzato “è diventato la procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando, salvo nei bandi sugli arredi scolastici e sulla riorganizzazione sanitaria, dove si tratta di procedure aperte di massima urgenza”. 

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