FSE Sicilia - Tribunale UE conferma taglio dei fondi 2000-2006
Niente da fare per la Regione Sicilia. Il tribunale UE ha respinto il ricorso italiano contro la decisione di Bruxelles di tagliare i fondi del POR FSE 2000-2006 per gravi irregolarità di gestione e controllo.
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E' finalmente arrivata la sentenza del Tribunale della Corte di giustizia dell'Unione europea sul ricorso presentato dalle autorità italiane in risposta alla decisione del dicembre 2015 della Commissione di tagliare 380 milioni degli oltre 1,2 miliardi di euro di fondi UE stanziati per la Regione Sicilia nell'ambito della programmazione 2000-2006.
Vediamo nel dettaglio come si è arrivati a questa sentenza.
I primi controlli sulla gestione della Regione Sicilia dei fondi UE
La vicenda ha inizio quando, nel giugno 2005, la Commissione europea effettua una prima verifica contabile dei sistemi di gestione e di controllo predisposti dalle autorità responsabili dell'utilizzo dei fondi europei stanziati per la Sicilia nel periodo di programmazione 2000-2006, pari complessivamente a oltre 1,2 miliardi di euro.
Già in seguito a questa prima verifica la Commissione ritiene che esistano "gravi carenze relative alla gestione e al controllo dell’intervento finanziario” a valere sul POR FSE (Fondo sociale europeo) Sicilia 2000-2006.
Le mancanze vengono rilevate, in particolare, nell’organizzazione degli organismi di gestione e di controllo dei contributi concessi, nei controlli di primo livello effettuati dall’autorità di gestione (il Dipartimento della Programmazione presso la Presidenza della Regione Sicilia), nelle verifiche e nella certificazione da parte dell’autorità di pagamento (l’Ufficio Speciale Autorità di Certificazione dei programmi cofinanziati dalla Commissione europea, Italia) e nelle piste di controllo.
Dalla relazione di verifica contabile della prima visita emergono, poi, "irregolarità constatate in varie altre operazioni" e viene sollevata "la questione dell’ammissibilità delle spese relative ai progetti cosiddetti coerenti", ovvero quelli non inseriti inizialmente nella programmazione del POR FSE Sicilia 2010-2006.
A novembre 2006, i servizi della Commissione effettuano una nuova missione di verifica contabile, durante la quale riscontrano altre irregolarità, oltre a quelle constatate nella prima verifica. In particolare, la relazione di questa seconda missione rileva che i progetti coerenti non possono essere considerati ammissibili al cofinanziamento dell’UE.
In seguito alle verifiche vi sono quindi vari scambi di corrispondenza tra autorità italiane ed europee, nel corso dei quali la Commissione formula raccomandazioni e richiede l’attuazione di misure correttive da parte italiana.
Dopo aver valutato le misure correttive adottate, a febbraio 2007 Bruxelles propone una rettifica finanziaria di importo pari a circa 14,4 milioni di euro. A ottobre dello stesso anno, l'Esecutivo invita le autorità italiane a esporre, entro un termine di due mesi, le ragioni della mancata attuazione della rettifica finanziaria proposta e avverte la Regione Sicilia della sua intenzione di sospendere tutti i pagamenti intermedi relativi alle dichiarazioni di spesa presentate. Nella medesima occasione la Commissione rileva, inoltre, che nell’attuazione dei progetti coerenti le autorità italiane non hanno rispettato quanto previsto delle norme UE.
Dopo numerosi scambi di corrispondenza e il riconoscimento da parte dell’Ispettorato Generale per i Rapporti Finanziari con l’Unione europea (IGRUE) di un tasso di errore nella gestione dei fondi da parte della Regione Sicilia del 37,63%, ad agosto 2008 la vicenda sembra concludersi con il pagamento da parte delle autorità siciliane di quanto richiesto alla Commissione in risposta alle varie irregolarità riscontrate.
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Nuovi controlli, sospensione dei pagamenti e il ricorso in tribunale
Tuttavia, da una nuova visita di controllo della Commissione tra settembre e ottobre 2008 emergono ulteriori irregolarità e, soprattutto, emerge che il tasso di errore da parte della Sicilia per il periodo precedente al 31 dicembre 2006 ammonterebbe in realtà al 54,03% (e non al 37,63%).
In seguito alla scoperta di ulteriori irregolarità e un fitto botta e risposta tra autorità italiane ed europee, ad aprile 2010 la Commissione invia alla Regione Sicilia una lettera di pre‑sospensione dei pagamenti.
Seguono anni di contestazioni, chiarimenti, rettifiche, documenti di accusa e difesa, che portano, a settembre 2015, a un’audizione delle autorità italiane davanti alla Commissione UE.
A dicembre dello stesso anno Bruxelles adotta una decisione con cui stabilisce la riduzione del contributo FSE per il Programma operativo della Sicilia di 380 milioni di euro degli oltre 1,2 miliardi complessivi, sulla base di un "tasso di errore medio del 32,65%" per tutto il periodo di programmazione 2000-2006.
A febbraio 2016 l’Italia presenta dunque il ricorso al Tribunale della Corte di giustizia dell'Unione europea, che il 25 gennaio 2018 deposita la sua sentenza in merito.
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La sentenza del Tribunale UE respinge il ricorso
Nel documento con cui il Tribunale UE respinge il ricorso delle autorità italiane si fa notare che la Commissione europea è nel pieno diritto di verificare più volte le medesime spese di uno Stato membro nel rispetto dell’obbligo di una buona gestione finanziaria e “degli interessi finanziari dell’Unione”.
Inoltre, aggiunge il Tribunale UE, l’Italia, da parte sua, "non può confutare le constatazioni della Commissione con semplici affermazioni non suffragate da elementi atti a dimostrare l’esistenza di un sistema di controlli affidabile e operativo”.
A meno che le autorità italiane non riescano a dimostrare l’inesattezza delle constatazioni della Commissione, si legge nella sentenza, “queste ultime costituiscono elementi che possono far sorgere fondati dubbi sull’istituzione di un sistema adeguato ed efficace di misure di sorveglianza e di controllo”.
Inoltre, concludono i giudici UE, è innegabile che i problemi riscontrati nella gestione siciliana "costituiscono errori sistemici, imputabili a insufficienze nei sistemi di gestione e di controllo del POR Sicilia, che si sono manifestati nel corso di diversi esercizi finanziari e ai quali non è stato posto del tutto rimedio fino alla fine della programmazione”.
> Consulta la Sentenza del Tribunale UE
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