Efficienza energetica – ENEA, rendere fruibili meccanismi di sostegno
Il presidente dell'ENEA Federico Testa propone di puntare su “incentivi, fondo di garanzia del Mise e sull'intervento della Cassa depositi e prestiti”.
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“L'efficienza energetica pone alcuni problemi”, perchè "spesso si ritiene che ogni intervento sia a sé e che vada riprogettato, e ciò comporta un aumento dei costi”, e per “la difficoltà degli istituti finanziari a erogare risorse”. È quanto dichiara il presidente dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) Federico Testa nel corso dell'audizione sulle strategia Ue su riscaldamento e raffreddamento presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera.
Ecobonus, meccanismi finanziari, certificazioni
Quanto all'ecobonus, nota Testa, “manca ancora un intervento sui condomini anni '50 e '60, che sono il grande problema che abbiamo in Italia”. “Un importante passo in avanti”, ammette Testa, è stato fatto con la Legge di Stabilità 2016, che per i soggetti che si trovano nella no tax area in ambito IRPEF per i redditi percepiti da pensione, da lavoro dipendente e da lavoro autonomo, prevede la possibilità di cedere il credito corrispondente alla detrazione del 65% delle spese sostenute per la riqualificazione delle parti comuni degli edifici nel 2016 ai fornitori che hanno eseguito i lavori o le prestazioni come parte del pagamento dovuto.
Ora, nota il presidente dell'ENEA, si tratta di rendere fruibili i meccanismi finanziari a sostegno dell'efficientamento energetico, “incentivi, fondo di garanzia del Mise e poi l'intervento della Cassa depositi e prestiti”.
“Bisogna fare in modo che quegli interventi siano collegati a dei precisi standard tecnici finora mai presi in esame”, e Testa propone di “inserire all'interno di questi meccanismi una sorta di certificazione di affidabilità del progetto e dei risultati attesi da parte di soggetti pubblici a questo titolati, soprattutto se per realizzare gli interventi si ricorre a fondi di garanzia pubblici. Solo ciò rende bancabili i progetti”.
Sul tema certificazioni è intervenuto anche il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci (Pd), notando che il problema, in questo caso, riguarda “l'affidabilità stessa delle certificazioni: buona parte delle certificazioni in Italia sono finte, vengono fatte tramite autodichiarazione, e si tratta di strumenti inutilizzabili a questo fine”. Realacci ha quindi chiesto all'ENEA di coadiuvare le Regioni nel processo di verifica delle certificazioni energetiche.
Punto su cui concorda Roberto Moneta, responsabile dell'Unità tecnica efficienza energetica dell'Agenzia: “La certificazione energetica nasce come strumento prevalentemente informativo, e si tratta di uno strumento importante, che sta crescendo d'importanza e su cui dobbiamo vigilare. L'ENEA sta realizzando un catasto nazionale degli attestati di prestazione energetica, un primo passo per agire sui controlli, sia attraverso controlli informatici che con valutazioni successive”.
La strategia Ue su riscaldamento e raffreddamento
La Commissione europea ha presentato a febbraio un pacchetto in materia di sicurezza e sostenibilità energetica, fra i pilastri dell'Unione dell'energia, la strategia Ue per costruire un sistema energetico integrato che garantisca gli approvvigionamenti, insieme alla riduzione delle emissioni e alla competitività delle imprese.
Fra i quattro elementi che costituiscono il pacchetto rientrano le misure per il settore del riscaldamento e del raffreddamento. Si tratta della prima strategia Ue volta a migliorare tale settore, che intende ridurre costi ed emissioni legati all’energia impiegata per il riscaldamento e raffreddamento degli edifici, residenziali, del settore dei servizi e industriali.
“Lavorare su questo tema”, nota Moneta, “significa mettere mano a circa 5 direttive europee” - 2010/31 sulla prestazione energetica nell’edilizia, 2010/30 sull'etichettatura energetica, 2009/125 sull'ecodesign, 2012/27 sull'efficienza energetica e 2009/28 sulle rinnovabili - e alcuni aspetti di esse “possono essere delicati, in termini di obiettivi, di costi per i cittadini e di prospettive di sviluppo”.
“Ciò che viene meno nella strategia europea è l'aggancio tra l'utilizzo delle fonti rinnovabili e la qualità dell'involucro edilizio: ad esempio, un edificio di qualità molto scadente, ma che utilizza fonti rinnovabili, magari consumando suolo, risulterà comunque avere un'elevata qualità energetica”.
D'altro canto, “la spinta che viene dall'Ue di spostare l'attenzione dal fossile tradizionale, in particolare il gas, alle fonti rinnovabili, in particolare elettriche, è auspicabile”. E se è vero che “le pompe di calore sono sì molto più efficienti delle caldaie”, è altresì vero che “in Italia il 90% degli impianti impiega caldaie, e la trasformazione degli impianti dev'essere accompagnata da cospicui finanziamenti”; inoltre, “in Italia abbiamo l'industria della produzione di caldaie più forte d'Europa”.
Fra i temi affrontati nel corso dell'audizione, anche il teleriscaldamento, tecnologia che potrebbe essere incentivata, secondo Moneta, solo a precise condizioni, ad esempio nei casi in cui “trae origine da calore di scarto o si integra con le fonti rinnovabili”.