Decreto PNRR quater: Fitto difende il DL 19/2024, ma restano alcune criticità sulle coperture

Dopo avere passato la mattinata ad illustrare lo stato di attuazione del PNRR, nel pomeriggio di oggi il ministro Raffaele Fitto ha illustrato la ratio del DL 19/2024 che ha l'obiettivo di rendere operativa la nuova versione del Piano, così come emersa dalle rimodulazioni concordate con Bruxelles in autunno. L’intervento del ministro arriva però dopo una lunga serie di audizioni da parte di numerosi stakeholders che, pur riconoscendo lo sforzo complessivo di riordino effettuato dal Decreto, guardano con timore ad alcune scelte operate soprattutto in materia di coperture.

L'audizione di Fitto sullo stato di attuazione del PNRR

Come ha spiegato  Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, nella sua audizione immediatamente prima quella del ministro, il decreto PNRR quaterd “recepisce il cambiamento della composizione tra progetti in essere e nuovi progetti del PNRR modificato, approvato da Bruxelles in autunno, e stabilisce il definanziamento parziale del Piano nazionale complementare (PNC) e la sua rimodulazione con spostamento in avanti degli interventi dal biennio 2024-25 al biennio 2027-28.

Nel dettaglio, sono inseriti nel PNRR e incrementati nuovi progetti per quasi 23 miliardi (di cui la metà riguardanti la Missione 7 relativa a RepowerEU), vengono definanziati nuovi progetti già presenti nel Piano per oltre 10 miliardi ed escono progetti in essere per circa 10, che rimangono finanziati da fondi già disponibili nel bilancio dello Stato.

Le risorse per gli interventi definanziati: bene la loro tutela, ma critiche su alcune delle coperture alternative trovate

Il varo della nuova versione del PNRR ha previsto infatti il definanziamento parziale o integrale di numerosi interventi per i quali il DL 19/2024 trova coperture finanziarie alternative.

Tra questi, spiega l’ANCI, 10 miliardi di interventi definanziati riguardano misure in capo ai Comuni e in particolare: i finanziamenti in materia di rigenerazione urbana per i Comuni al di sopra di 15 mila abitanti, un parte dei Piani urbani integrati per le 14 grandi Città e per i Comuni dell’hinterland, e i 6 miliardi di euro riguardanti le piccole e medie opere destinate a tutti i Comuni.

Su questo aspetto, se è vero che da un lato la conferma di coperture alternative operata dal DL 19/2024 ha sanato i dubbi e le incertezze espresse da molti stakeholders nei mesi passati - in primis ANCE e ANCI - che temevano un blocco delle opere per l’assenza di finanziamenti alternativi, dall’altro l’operazione ha suscitato alcune critiche.

Tra i più preoccupati vi sono i Comuni. Con l’intento di raccogliere miliardi di euro da altri provvedimenti, infatti, il DL 19/2024 attinge a piene mani anche a quelli che l’ANCI, nella sua audizione sul decreto, definisce “contributi ‘ordinari’ agli investimenti destinati ai Comuni (quasi 2 miliardi di euro) per il periodo post PNRR”. In questo modo, spiegano i sindaci, “si colpisce la stabilità e la programmabilità degli investimenti locali. Si tratta di fondi da tempo stanziati per il triennio 2027-29, per la gran parte dei Comuni italiani (piccole e medie opere), il cui definanziamento riduce una capacità di investimento ormai evidente” assicurato dal comparto comunale. “Una scelta sbagliata da ogni punto di vista e su cui chiederemo a tutte le forze politiche in Parlamento di ripristinare i finanziamenti destinati ai Comuni, in quanto si dà un messaggio negativo e si mette in discussione un ciclo salutare e di prospettiva di investimento che abbiamo ormai conquistato e che riteniamo non possa essere fermato”.

Ad essere complessivamente preoccupata dalla natura delle coperture trovate è anche l’ANCE che parla di un “rischio di depotenziamento della strategia pluriennale di rilancio degli investimenti (...)”. Il decreto rinvia, infatti, alcuni investimenti oltre l’orizzonte del 2026, taglia alcuni fondi pluriennali destinati alle infrastrutture e introduce meccanismi di riprogrammazione e/o definanziamento pressoché automatici degli investimenti che registreranno ritardi nei cronoprogrammi per liberare risorse in futuro. L’introduzione di tali meccanismi accresce il rischio di riduzione degli investimenti in un contesto di politiche di bilancio restrittive, con il ritorno del Patto di stabilità”, dicono i costruttori.

A suscitare perplessità nell'Associazione di categoria sono, in particolare, “le modifiche apportate al Piano Nazionale Complementare” che “determineranno una riduzione dei fondi a disposizione già a partire da quest’anno, a causa dei definanziamenti e delle rimodulazioni previste, con un conseguente slittamento dei cronoprogrammi”, spiega l’ANCE. “E’ il caso, ad esempio, degli investimenti ANAS per la messa in sicurezza e il monitoraggio e controllo di ponti, viadotti e tunnel che, nel triennio 2024-2026, subiranno una riduzione di circa 440 milioni di euro, compensata solo nel biennio 2027-2028 da altrettante risorse”.

A tenere banco è anche il tema dei 5 miliardi di coperture derivanti dal Fondo sviluppo e coesione (FSC) di entrambe le programmazioni (2014-2020 e 2021-2027), per le quali il decreto prevede la possibilità di reintegro nel caso si generassero economie sul PNC.

“Un impegno morale”, lo definisce la senatrice Maria Cecilia Guerra (PD-IDP) nell'intervenire durante l'audizione del ministro, che ad oggi però non può garantire la restituzione dei 5 miliardi al FSC. Una valutazione che il ministro non condivide, ricordando come i primi prelievi fatti sul FSC risalgono già ai tempi del varo del Piano, nonché al periodo in cui i prezzi delle materie prime erano arrivati alle stelle.

Infine varie perplessità sono arrivate per il definanziamento di 1,2 miliardi di euro dell’intervento "Ospedali sicuri" del PNC. Davanti a numeri di avanzamento della spesa e delle opere troppo bassi, infatti, il governo ha deciso di stralciare gran parte dei progetti delle Regioni dal PNC, per finanziarli appoggiandosi al Fondo previsto dall'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 che - spiega il ministro - ad oggi vede diversi miliardi di euro non ancora impegnati. Un’operazione complessa che porta molti a parlare di tagli alla sanità, ma che il governo rivendica all’interno del complessivo quadro di spostamento di progetti tra vari fondi. Ciò nonostante le criticità sul tema permangono, soprattutto per quelle Regioni che nel frattempo avessero esaurito la propria quota di risorse a valere sul Fondo ex articolo 20. Tanto che Fitto ha spiegato come a breve non mancheranno riunioni con le Regioni per fare il punto sui progetti in essere e sugli impegni presi, così da avere un quadro definitivo sulle coperture dei progetti usciti dal PNC e non solo.