La V relazione PNRR, tra l’ottimismo di Fitto e alcuni dati critici

Photocredit: Dipartimento Affari Europei - Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 ITIn audizione presso le commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, il ministro Fitto torna sulla V Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, difendendo i risultati finora raggiunti e comunicando che rispetto al 17 luglio scorso, giorno in cui la spesa era di 51,3 miliardi (il numero presente nella Relazione), adesso l’ammontare arriva a 52,2 miliardi. Un dato che sembrerebbe confermare l’ottimismo del ministro sul fatto che nei prossimi mesi il trend di spesa del PNRR dovrebbe aumentare notevolmente, grazie ad esempio a quella parte di Piano fatta di appalti (avviati al 92%) o agli automatismi dei crediti d’imposta. Valutazioni che però non sono condivise da tutti i parlamentari o Think Tank di ricerca.

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Approvata dalla Cabina di regia del PNRR lo scorso 22 luglio e trasmessa a poca distanza al Parlamento, la V Relazione fa il punto sullo stato di attuazione del PNRR con riferimento al primo semestre 2024

Un documento sul quale Fitto invita ad una lettura complessiva dei dati (inclusi quelli che a suo avviso lasciano presagire trend evolutivi molto rapidi), anche in combinato disposto con la deadline del 23 luglio per l'immissione delle informazioni sull’avanzamento e sulla proiezione delle spese da parte di ogni amministrazione titolare di interventi. Un passaggio che prevede l’assunzione di responsabilità del rispetto delle tempistiche da parte di ciascun ente - prevista dall'articolo 2 del DL 19/2024- che reca con sé anche la previsione che, in caso di ritardi, a pagare economicamente gli interventi che non dovessero farcela a rispettare la deadline del PNRR saranno le singole amministrazioni.

La quinta Relazione sullo stato di attuazione del PNRR

Prima di procedere, è bene fare una premessa metodologica presente nella stessa Relazione.

L’avanzamento dell’attuazione del Piano può essere misurato sulla base di diverse metriche. La prima è quella che prevede un approccio performance-based, dove gli indicatori di riferimento sono anzitutto i risultati conseguiti alle scadenze prefissate e le risorse europee ricevute in contropartita. Da questo punto di vista, il PNRR "italiano si distingue per il conseguimento del maggior numero di traguardi e obiettivi", si legge nel testo.

La seconda riguarda invece l’avanzamento procedurale. In questo caso si prendono in considerazione le cosiddette procedure di attivazione (e le risorse a cui si riferiscono). Parliamo degli atti o delle iniziative amministrative che devono essere adottati sia per l’assegnazione del finanziamento ai Soggetti attuatori, sia per l’individuazione dei progetti da finanziare (ad esempio, bandi, avvisi, circolari e decreti di finanziamento).

Infine, vi è la spesa sostenuta per la realizzazione delle misure previste che, in genere, risulta inferiore sia alle risorse ricevute a fronte del conseguimento di milestone e target, sia alle risorse attivate attraverso le corrispondenti procedure amministrative. Le ragioni sono diverse. “In primo luogo, è corretto attendersi una concentrazione della spesa nella seconda parte dell’orizzonte temporale di attuazione del Piano poiché nei primi anni di attuazione erano prevalenti gli obiettivi qualitativi (...). In secondo luogo, il dato sulla spesa sostenuta può risultare sottostimato a fronte di ritardi attinenti non tanto a problematiche attuative, quanto ai flussi finanziari del PNRR in termini di erogazione delle anticipazioni e dei connessi ostacoli di liquidità per i Soggetti attuatori o di erogazione a stato di avanzamento dei lavori in ragione della tempistica di rendicontazione da parte dei medesimi Soggetti attuatori”, si legge sempre nel documento.

Sotto quest’ultimo punto di vista, al 30 giugno 2024 la spesa del PNRR ha raggiunto i 51,4 miliardi di euro, 9 miliardi in più rispetto a quanto conseguito a fine dicembre 2023, quando la spesa si era assestata su 42 miliardi.

Un trend che può essere letto in due maniere opposte. Da un lato, se si pensa che il Piano vale complessivamente 194,4 miliardi di euro, la lettura è quella di un avanzamento che va a rilento e che genera timori (anche dentro al Ministero dell’economia) sull’effettiva capacità di chiudere tutto entro giugno 2026.

Dall’altro lato, la lettura ottimistica data da Fitto che valuta i numeri nel loro complesso e in prospettiva facendo perno sulle varie metodologie prima descritte. Tra i dati presenti nella Relazione, infatti, ce ne sono due in particolare che secondo il ministro lasciano presagire per i prossimi mesi un cambio di passo molto marcato.

In primis, si tratta di quei 164 miliardi di euro di misure attivate oggetto di procedure di selezione e assegnazione, pari all’85% del totale (a mancare è la parte emersa dalla revisione del Piano - soprattutto RepowerEU - che però prevede molte misure che avranno una grande rapidità di spesa, come Transizione 5.0 che, con i suoi automatismi, assicura certezza sui tempi di assorbimento dei suoi 6,3 miliardi).

In aggiunta ci sono le considerazioni che riguardano quegli interventi del PNRR che prevedono appalti per lavori e forniture e che cubano complessivamente 132 miliardi (su 194,4 complessivi del Piano). Ebbene, di questi le risorse già attivate sono pari a 122 miliardi (il 92%). Secondo Fitto si tratta di dati importanti perché - nella sua lettura - da un lato lasciano presagire come l'attuazione degli interventi assumerà via via tempi sempre più stretti, con conseguente accelerazione della spesa. Dall’altro si tratta di dati che permettono - meglio di altri - di capire come l’avanzamento della spesa reale non coincida mai completamente con i dati ufficiali che subiscono sempre uno scarto temporale che li penalizza.

In effetti, stando all’annuncio fatto oggi 31 luglio, sembrerebbe che la previsione di Fitto possa essere corretta. Basandosi su quel miliardo di euro in più di spesa realizzato in meno di due settimane (al 17 di luglio la spesa era di 51,3 miliardi di euro, mentre ad oggi è di 52,2 miliardi di euro), il ministro ha infatti affermato: "in pochi giorni vediamo un avanzamento della spesa che è collegato ad un altro elemento molto importante che vorrei sottolineare, a fronte di 132 miliardi di euro totali di gare d'appalto per i diversi interventi, ci troviamo di fronte ad interventi attivati per 122 miliardi di euro, pari al 92%".

La lettura ottimistica data dal ministro non cancella però tutti i timori, anche con riferimento al ritmo di avanzamento delle diverse Missioni, dove anche Missions con avanzamento procedurale prossimo al 100% - come la Missione 3 (quella relativa alle Infrastrutture e alla mobilità) e la Missione 6 (Sanità), che si attestano rispettivamente sul 99% e il 95% - di fatto presentano un avanzamento finanziario fermo rispettivamente al 29% e al 12%.

Il quadro complessivo è fotografato dalla Tabella sottostante, che riporta lo stato di avanzamento procedurale e finanziario delle misure del Piano per Missione.

Dal punto di vista dell’avanzamento finanziario, la performance migliore è quella della Missione 1 (digitalizzazione, PA, cultura e turismo) che, con i suoi 18,33 miliardi di spesa sostenuta, rappresenta da sola il 35,7% delle uscite effettive, pur valendo solo il 21,3% del Piano. Dati che portano a quel 49% di percentuale di spesa già registrata sul totale degli interventi attivati e ne confermano il primato sulle altre missioni nel Piano.

Al secondo posto si colloca la Missione 2, che però è anche quella più ricca di tutto il PNRR. In questo caso la spesa sulle misure attivate è pari al 33%Fanalino di coda è la Mission 5, la cui spesa è ferma al 10% delle misure attivate.

Discorso a parte invece per la Missione 7 (cioè il RepowerEU) che per ora non registra alcun avanzamento dato che, come già detto, “include quasi esclusivamente nuovi investimenti introdotti con la revisione del Piano approvata l’8 dicembre 2023 rispetto ai quali le scadenze dei traguardi e obiettivi sono previste principalmente nel secondo semestre del 2025 o a giugno 2026 anche in ragione della loro complessità. Per queste misure, quindi, l’attivazione verrà avviata nei prossimi mesi come da cronoprogramma e l’attuale stato di attuazione non indica ritardi o inadempimenti”, si legge nella relazione. 

A porre una possibile ipoteca sul futuro sono sostanzialmente due fattori. Il primo è quello legato allo spostamento in avanti degli obiettivi/target da conseguire, che hanno reso le ultime rate “pesantissime”. Come spiega ad esempio Openpolis, “supponendo che non ci siano problemi sul fronte dell’ottenimento dei fondi legati agli impegni della sesta rata, le scadenze ancora da conseguire sarebbero 349. Ciò significa che oltre la metà dei traguardi e degli obiettivi sono ancora da raggiungere”. 

A ciò si aggiunge il tema relativo alle opere pubbliche, “i cui cantieri hanno dei tempi tecnici che non possono essere compressi più di tanto”, scrive sempre Openpolis.

Per questo non si può escludere a priori la possibilità che il Piano non venga del tutto completato. 

Sul tema però in futuro potrebbe intervenire la possibilità di una proroga del PNRR. Un’eventualità di cui Fitto non vuole parlare, ma che invece il suo collega di governo Giorgetti non esclude a priori.

Consulta la V Relazione sullo stato di attuazione del PNRR del 25.07.2024

Photocredit: Dipartimento Affari Europei - Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT