In vigore la legge di conversione del Decreto Coesione: la riforma della governance e i nuovi incentivi
Dagli incentivi per le assunzioni e per l'avvio di nuove imprese fino ai fondi per cultura, scuola e rigenerazione urbana, passando per mini contratti di sviluppo, sostegno alla ricerca nel Mezzogiorno e rilancio dei siti industriali al Sud. Cosa prevede il testo della legge n. 95-2024, conversione del decreto Coesione, pubblicata in Gazzetta ufficiale.
Quale Politica di Coesione dopo l'esperienza del PNRR?
Se le ristrettezze di bilancio ci hanno consegnato una manovra 2024 povera sul piano degli incentivi, e presumibilmente la prossima sarà ancora più austera alla luce del nuovo Patto di Stabilità e della procedura per disavanzi eccessivi avviata dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia, con la legge n. 95-2024 di conversione del decreto Coesione n. 60-2024 arriva un pacchetto di nuove misure di grande interesse per le imprese e non solo.
Da una parte il provvedimento interviene infatti sulla governance della Politica di Coesione dell'UE, in attuazione della riforma 1.9.1 della nuova versione del PNRR, per accelerare la spesa dei fondi europei 2021-2027 - il cui quadro è complesso, per non dire fermo, come ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto in audizione alla Camera -, per dare attuazione al regolamento STEP e per garantire la complementarietà di fondi strutturali, FSC e PNR scongiurando il pericolo di sovrapposizioni.
Dall'altra, la legge di conversione dl Coesione attinge ai fondi di alcuni Programmi nazionali cofinanziati dai fondi europei 2021-27, per finanziare un corposo pacchetto di misure: oltre due miliardi per gli esoneri contributivi per le nuove assunzioni, circa un miliardo per gli incentivi per le nuove iniziative imprenditoriali avviate dai giovani, oltre un miliardo per il rilancio dei siti industriali, altrettanto per la ricerca al Sud, 300 milioni di euro per i mini contratti di sviluppo, solo per citare alcuni degli interventi previsti.
Cosa prevede la riforma della Coesione
Il titolo I della legge è dedicato alla riforma della Coesione che, come anticipato, ha il fine generale di razionalizzare e accelerare l'utilizzo dei fondi europei, puntando soprattutto su una serie di settori strategici della Politica di Coesione, collegati al soddisfacimento delle condizioni abilitanti e che interessano ambiti spesso oggetto di procedure di infrazione europee a carico dell'Italia, rispetto ai quali le amministrazioni centrali e regionali titolari di programmi europei dovranno selezionare degli interventi prioritari che saranno oggetto di un monitoraggio rafforzato, con meccanismi di premialità e previsione di poteri sostitutivi.
Questi settori strategici sono:
- risorse idriche;
- infrastrutture per il rischio idrogeologico e il rischio idraulico e per la protezione dell’ambiente;
- rifiuti;
- trasporti e mobilità sostenibile;
- energia;
- sostegno allo sviluppo e all’attrattività delle imprese, anche per le transizioni digitale e verde.
Più in dettaglio, l'articolo 4 del provvedimento prevede che, con riferimento a ciascuno di questi sei settori strategici, Ministeri, Regioni e Province autonome titolari di programmi 2021-2027 individuino un elenco degli interventi prioritari, sia già selezionati per il finanziamento che in fase di pianificazione, da trasmettere - entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto Coesione - al Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri.
In sede di conversione, il Senato ha arricchito l'elenco degli indici in base ai quali selezionare gli interventi prioritari, includendovi anche il sostegno ai processi di transizione digitale delle amministrazioni locali non coinvolte dagli interventi previsti nel PNRR, azioni prioritarie per l'occupabilità di giovani, donne e disoccupati di lunga durata, interventi mirati a formazione e istruzione della popolazione adulta e alla conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro delle persone, oltre alla valutazione dell'impatto occupazionale e sociale di ciascun intervento.
Gli interventi prioritari già selezionati dovranno essere identificati con il codice unico di progetto (CUP) e corredati da dettagliati cronoprogrammi procedurali e finanziari recanti l’indicazione degli obiettivi iniziali, intermedi e finali, individuati in relazione alle principali fasi di realizzazione degli investimenti, che sono: completamento delle procedure di selezione delle operazioni e di individuazione dei beneficiari; assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti; completamento dell’intervento.
Un ruolo chiave è svolto dalla Cabina di regia per la Politica di Coesione 2021-2027, la cui composizione è integrata dal Ministro dell’economia e delle finanze, dai Ministri competenti per i settori della riforma o titolari dei programmi interessati dagli interventi prioritari, da tutti i presidenti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano e dai presidenti di ANCI e UPI.
La Cabina di regia è infatti chiamata ad assicurare - in raccordo con i Comitati di sorveglianza dei Programmi - il coordinamento tra interventi attuati a livello regionale e a livello nazionale, la complementarità e sinergia tra risorse della Politica di Coesione e investimenti previsti dal PNRR e dagli Accordi per la coesione finanziati dal FSC e a verificare i risultati dell’attività di monitoraggio effettuata dal Dipartimento per le politiche di coesione sullo stato di avanzamento degli interventi prioritari (che il Senato ha previsto siano trasmessi anche alle commissioni parlamentari competenti). E' sempre la Cabina di Regia a definire le priorità della Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP) da sostenere con il concorso dei programmi della Politica di Coesione europea 2021-2027.
Tornando agli interventi prioritari, il monitoraggio rafforzato prevede l'invio di relazioni semestrali - entro il 31 agosto ed entro il 28 febbraio di ciascun anno - sull'avanzamento procedurale e finanziario, che servono sia a verificare il rispetto dei cronoprogrammi che l’applicazione del meccanismo di premialità o viceversa l'attivazione di poteri sostitutivi.
In particolare, in caso di raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali individuati nei cronoprogrammi, le Regioni e le Province autonome potranno utilizzare le economie delle risorse FSC maturate in relazione agli interventi inseriti negli Accordi per la coesione che risultano conclusi in base alle risultanze del Sistema nazionale di monitoraggio per coprire fino all’intera quota regionale di cofinanziamento dei programmi europei FESR e FSE Plus (che ammonta al 30% dell'importo). In questo modo Regioni e Province potranno liberare risorse del bilancio regionale per promuovere ulteriori investimenti. Il riconoscimento della premialità passerà per una domanda da presentare al Dipartimento per le politiche di coesione, mentre una delibera CIPESS ne definirà l’entità, oltre a modalità e termini di utilizzo delle risorse liberate.
In caso di inerzia o inadempimento, invece, per evitare il disimpegno automatico dei fondi europei, fermi i compiti delle Autorità di gestione, i soggetti attuatori degli interventi prioritari vedranno affidarsi un termine di 15 giorni dal Dipartimento e, in caso di perdurante inerzia, la Cabina di regia potrà richiedere al ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR di proporre al Consiglio dei ministri l’esercizio dei poteri sostitutivi.
Per accelerare l'attuazione degli interventi prioritari, il decreto Coesione mobilita il Programma nazionale di assistenza tecnica PN Capacità per la coesione 2021-2027, per finanziare azioni di rafforzamento della capacità amministrativa e supporto tecnico-specialistico ai soggetti attuatori, e il Programma operativo complementare al PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020 che, per l’attivazione o per l’implementazione di processi di informatizzazione e di digitalizzazione nell’ambito delle Politiche di Coesione, potrà contribuire nei limiti delle risorse non impegnate dalle amministrazioni beneficiarie alla data del 31 luglio 2024. Al rafforzamento della capacità amministrativa, in questo caso con un esplicito riferimento al PNRR, concorreranno anche le assunzioni autorizzate presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) e l'istituzione di un apposito Nucleo operativo, con il compito di coadiuvare e supportare l'organo politico nelle funzioni strategiche e di indirizzo in materia di valutazione delle politiche pubbliche e revisione della spesa.
Piattaforma STEP, mini contratti di sviluppo, innovazione, siti industriali e Piano 5.0
Come anticipato è la Cabina di Regia a definire le priorità in relazione alla Strategic Technologies for Europe Platform (STEP) al fine di sostenere lo sviluppo o la fabbricazione di tecnologie critiche, salvaguardare e rafforzare le rispettive catene del valore e garantire manodopera e competenze negli ambiti oggetto della Piattaforma, cioé:
- tecnologie digitali e innovazione delle tecnologie deep tech;
- tecnologie pulite ed efficienti sotto il profilo delle risorse, incluse le tecnologie a zero emissioni nette, quali definite nel regolamento sull’industria a zero emissioni nette;
- biotecnologie, compresi i medicinali inclusi nell’elenco dell’Unione dei medicinali critici e i loro componenti.
A questo fine i Programmi nazionali e regionali FESR e FSE+ 2021-2027 possono essere riprogrammati entro il 31 agosto 2024, ovvero entro il 31 marzo 2025. Nel primo caso le priorità dedicate agli investimenti che contribuiscono agli obiettivi STEP non sono prese in considerazione ai fini della revisione intermedia; nel secondo la procedura richiede l’invio alla Commissione europea di una proposta di modifica dell'Accordo di Partenariato 2021-2027.
La legge stabilisce che anche il Programma nazionale del Fondo per una transizione giusta (Just Transition Fund - JTF) dovrà contribuire alle priorità del Regolamento STEP e prevede che, nell’ambito del Programma nazionale Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027, un importo pari a 300 milioni di euro sia destinato ai mini contratti di sviluppo. Le agevolazioni del PR RIC, in particolare, andranno a programmi di investimento, di importo non inferiore a 5 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro, realizzati dalle imprese, anche di grandi dimensioni, sulle aree territoriali previste dal Programma, quindi le regioni meno sviluppate e, negli ambiti tecnologici di STEP. L’importo di 300 milioni di euro potrà essere incrementato o ridotto in funzione delle risultanze della riprogrammazione e degli effettivi fabbisogni riscontrati. Le modalità attuative saranno stabilite con decreto MIMIT entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore dell'entrata in vigore del decreto Coesione.
Al PN RIC si attinge anche per rafforzare le capacità di ricerca e di innovazione nelle aree della ZES unica del Mezzogiorno, in particolare per favorire lo sviluppo di competenze specializzate, anche attraverso la mobilità di capitale umano dedicato allo sviluppo e al funzionamento delle infrastrutture di ricerca, per promuovere la creazione di spin-off di ricerca localizzati nelle aree del Mezzogiorno e per sostenere l’imprenditorialità e la collaborazione tra ricerca e imprese.
Il provvedimento affida al MUR il compito di definire un piano di azione denominato "RicercaSud – Piano nazionale ricerca per lo sviluppo del Sud 2021-2027", che operi in sinergia con la missione 4, componente 2, del PNRR e che potrà avvalersi di un miliardo e 65,6 milioni di euro del Programma nazionale Ricerca innovazione e competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027, oltre che di 150 milioni assegnati dalla delibera CIPESS n. 48-2021 agli Ecosistemi per l’Innovazione nel Mezzogiorno ed eventuali economie derivanti dal Piano sviluppo e coesione 2014-2020.
Per approfondire: Decreto Coesione: 1,2 miliardi per il Piano Ricerca Sud
Un altro miliardo del PN RIC - 1.026 milioni per la precisione – sarà utilizzato per il rilancio dei siti industriali nelle regioni meno sviluppate. Un decreto del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica adottato, di concerto con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, individuerà i criteri per la selezione di investimenti da realizzare nelle aree industriali produttive e artigianali localizzate nei comuni superiori a 5.000 abitanti, per la produzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo delle imprese, anche in abbinamento a sistemi di accumulo di piccola e media taglia, per il potenziamento della rete di distribuzione e di trasmissione e per lo sviluppo di sistemi di stoccaggio intelligenti. A questi obiettivi potranno concorrere le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), anche passando per Contratti istituzionali di sviluppo coordinati dalla Struttura di missione ZES Unica.
Nel capitolo investimenti degli imprese va menzionato anche l'emendamento del Senato che ha modificato la disciplina degli incentivi del Piano Transizione 5.0: al credito d’imposta, infatti, potranno accedere anche gli investimenti in beni materiali nuovi strumentali all'esercizio d'impresa finalizzati all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all'autoconsumo anche a distanza, quindi anche ubicati presso edifici o in siti diversi da quelli presso il quale l'autoconsumatore opera.
Per approfondire: Guida a Transizione 5.0
Infrastrutture, CIS, rigenerazione urbana
In sede referente il Senato ha previsto l'istituzione di un Fondo nello stato di previsione del Ministero dell’Università e la Ricerca (con una dotazione di 500 mila euro per il 2024 e 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026) e di un Fondo nello stato di previsione del Ministero dell’Interno (con una dotazione di 1,4 milioni per il 2024 e 1,2 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026), per sostenere - a favore di associazioni, fondazioni ed enti operanti sul territorio - misure per gli enti locali, in materia sociale, di infrastrutture, sport e cultura, e investimenti in materia di infrastrutture, di mobilità e di riqualificazione ambientale, come previsto dalla legge di Bilancio 2024.
Al recupero del divario infrastrutturale tra Nord e Sud è destinato il Fondo perequazione infrastrutturale per il Mezzogiorno, che in base al decreto Coesione potrà essere utilizzato per finanziare attività di progettazione e di esecuzione di interventi da realizzare nei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e relativi a infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali, idriche, nonché a strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche e per la cura dell'infanzia, coerenti con le priorità indicate nel Piano strategico della ZES Unica.
Un dpcm stabilirà l’entità delle risorse assegnate per la realizzazione degli interventi in ciascuna regione, tenendo conto di una serie di fattori, dalla densità della popolazione alle caratteristiche dei territori. Va ricordato che il Fondo ha subito un taglio di 3,4 miliardi ad opera della legge di bilancio 2024, per cui la dotazione risulta azzerata per le annualità 2024-2026. La disponibilità residua per gli anni successivi ammonta a 700 milioni di euro, 100 milioni di euro l'anno dal 2027 al 2033.
Sempre in tema Sud, al provvedimento si deve anche l'aumento, dal 34 al 40%, della quota delle risorse ordinarie in conto capitale che le amministrazioni centrali dello Stato devono destinare agli interventi da realizzare nelle regioni del Mezzogiorno e la possibilità di assegnare a titolo di anticipazione le risorse del Fondo sviluppo e coesione anche alle Regioni con le quali non sia stato ancora sottoscritto l’Accordo per la coesione (all'appello mancano solo Campania, Puglia e Sardegna).
La legge fissa anche un nuovo termine, entro il 31 luglio 2024, per la ricognizione sullo stato di attuazione degli interventi attuati nell’ambito dei CIS, i Contratti istituzionali di sviluppo già stipulati, con particolare riferimento all’assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti. Nelle more della ricognizione, dalla data di entrata in vigore del decreto Coesione il Dipartimento guidato da Raffaele Fitto assume le funzioni di responsabile unico del contratto (RUC), mentre la revisione delle regole dei CIS, da tempo un obiettivo del ministro, sarà oggetto di un apposito decreto entro sessanta giorni dalla conclusione della ricognizione.
Sempre il Dipartimento individuerà, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del dl Coesione, un elenco di iniziative che possono contribuire in modo significativo a sostenere la rigenerazione urbana, nonché a contrastare il disagio socio-economico e abitativo nelle periferie, a promuovere la mobilità green e l’inclusione e l’innovazione sociale, ricercando la complementarietà con gli interventi della Missione 5 Componente 2 Investimenti 2.1 e 2.2 del PNRR, da finanziare con risorse del Programma nazionale Metro plus e Città medie sud 2021-2027.
A sostegno degli enti locali vanno poi anche i contributi straordinari per le fusioni di comuni, cui il Senato in sede referente ha destinato un incremento degli stanziamenti di 5 milioni di euro annui dal 2024 al 2028, e gli ulteriori 120 milioni assegnati al Fondo di sostegno ai comuni marginali per la realizzazione di interventi di sostegno alle attività economiche finalizzati a contrastare la deindustrializzazione (20 milioni per il 2024 e 50 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026).
Incentivi per l'autoimpiego al Centro-Nord e Resto al Sud 2.0
Un corposo pacchetto di misure riguarda invece la promozione dell’autoimpiego nel lavoro autonomo, nelle libere professioni e nell’attività d’impresa e il sostegno all'occupazione attraverso incentivi per le assunzioni con contratto di lavoro subordinato.
Nel primo gruppo rientrano la misura Autoimpiego Centro-Nord, rivolta a giovani under 35 disoccupati, inoccupati, inattivi o in condizione di particolare marginalità, vulnerabilità sociale o discriminazione, e la nuova misura Resto al Sud 2.0, a sostegno dei progetti di autoimprenditorialità di giovani, sempre under 35, nei territori del Mezzogiorno.
Le due misure, alla cui gestione concorreranno Sviluppo Lavoro Italia, Invitalia e l'Ente Nazionale Microcredito, sono finanziate con un totale di 800 milioni di euro - di cui 305 milioni per Autoimpiego Centro Nord (30,5 milioni di euro per il 2024 e 274,5 milioni di euro per il 2025) e 495 milioni per Resto al Sud 2.0 (49,5 milioni di euro per il 2024 e 445,5 milioni di euro per il 2025) - attigendo principalmente al Programma nazionale giovani, donne e lavoro 2021-27 e in misura al residuale al programma GOL del PNRR.
A queste si aggiunge un ulteriore incentivo diretto a stimolare l’autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica. Anche in questo caso il target sono i giovani under 35, ma le attività, avviate a decorrere dal 1° luglio 2024 e fino al 31 dicembre 2025, devono riguardare precisi settori strategici. In questi casi le agevolazioni sono:
- un esonero contributivo totale, per un massimo di tre anni, a fronte dell'assunzione a tempo indeterminato di giovani dipendenti che non hanno compiuto il trentacinquesimo anno di età nell'arco temporale 1° luglio 2024-31 dicembre 2025,
- un contributo da 500 euro al mese per i primi tre anni di attività.
Un decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e con MIMIT e MEF, definirà criteri e modalità di accesso ai due diversi incentivi.
Per approfondire: Gli incentivi per l'autoimpiego nel decreto Coesione
Gli incentivi per le assunzioni
Altri tre bonus sono previsti per incentivare l'occupazione.
Il primo è il bonus giovani, una decontribuzione totale per i datori di lavoro privati che dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025 assumono o stabilizzano personale non dirigenziale a tempo indeterminato. L'agevolazione è riconosciuta per 24 mesi nel limite massimo di 500 euro su base mensile per ciascun lavoratore under 35 e mai occupato a tempo indeterminato, con maggiorazione a 650 euro al mese per i datori di lavoro privati che assumono lavoratori in una sede o unità produttiva ubicata nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. L'incentivo è finanziato con 34,4 milioni di euro per il 2024, 458,3 milioni per l’anno 2025, 682,5 milioni per l’anno 2026 e 254,1 milioni per il 2027 con risorse del Programma nazionale Giovani, donne e lavoro 2021-2027.
Il secondo è il bonus donne, altro esonero al 100% ma per assunzioni di lavoratrici svantaggiate di qualsiasi età che comportino un incremento occupazionale netto. Le assunzioni devono essere effettuate da datori di lavoro privati dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025, anche nell’ambito della ZES Mezzogiorno. In sede di conversione è stato precisato che l'incentivo è applicabile non solo in caso di assunzione di donne prive di impiego da almeno 6 mesi, residenti nella ZES unica per il Mezzogiorno, e di donne prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, ovunque residenti, ma anche laddove si assumano donne prive di impiego da almeno 6 mesi, ovunque residenti, operanti nelle professioni e nei settori con un tasso di disparità di occupazione superiore almeno del 25% tra uomini e donne, come individuati ogni anno con decreto del Ministero del Lavoro, di concerto con il MEF. La durata dello sgravio per l'occupazione femminile è di 24 mesi e l’importo massimo mensile è pari a 650 euro per ciascuna lavoratrice assunta. La dotazione, sempre a valere sul PN Giovani, donne e lavoro, ammonta a 7,1 milioni di euro per il 2024, 107,3 milioni di euro per il 2025, 208,2 milioni di euro per il 2026 e di 115,7 milioni di euro per il 2027.
Espressamente dedicato all'occupazione nella Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno è il bonus ZES, esonero contributivo del 100%, fino a un importo massimo mensile di 650 euro per 24 mesi, a favore di datori di lavoro privati che occupano fino a 10 dipendenti nel mese di assunzione e che dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025 assumono a tempo indeterminato personale per sedi o unità produttive ubicate in una delle regioni della ZES Unica. In questo caso il target sono gli over 35, dal momento che per gli under 35 opera già il bonus giovani con relativa maggiorazione per le assunzioni nella ZES Mezzogiorno. L'agevolazione non è prevista, come stabilito in sede referente, in caso di rapporti di apprendistato e di lavoro domestico.
Il limite di spesa è pari a a 11,2 milioni di euro per il 2024, 170,9 milioni per l’anno 2025, 294,1 milioni per l’anno 2026 e 115,2 milioni per il 2027, sempre a valere sul PN lavoro 2021-27. Il bonus è particolarmente rilevante visto che l'ultima proroga della decontribuzione Sud, appena autorizzata dalla Commissione europea, estende la fiscalità di vantaggio fino al 31 dicembre 2024 ma limita lo sgravio per nuove assunzioni solo a quelle effettuate entro il 30 giugno 2024.
Per approfondire: Guida agli incentivi per assunzioni di giovani, donne e nella ZES Unica
ZES e ZLS
Sempre con riferimento alla Zona economica speciale unica per il Mezzogiorno, la legge Coesione fissa al 31 luglio 2024 il termine per l'adozione del DPCM di approvazione del Piano strategico della ZES Unica Mezzogiorno.
Con riferimento alle Zone logistiche semplificate, invece, il provvedimento va a estendere il credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali previsto nella ZES Unica Mezzogiorno anche alle imprese anche che si insediano presso le ZLS situate nelle zone ammissibili agli aiuti a finalità regionale. La disciplina dell'incentivo, cui sono destinati 80 milioni di euro per il 2024, è affidata a un decreto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
Nel passaggio al Senato il decreto si è arricchito di una norma (l’articolo 13-bis) che prevede l’istituzione della Zona logistica semplificata anche nelle aree portuali delle regioni in transizione non ricomprese nella ZES unica Mezzogiorno. Sarà un DPCM a definire procedure di istituzione delle nuove ZLS.
Finanziamenti per l'istruzione e la cultura
La legge 95-2024 mobilita poi risorse del Programma nazionale Scuola e competenze 2021-2027, per ridurre i divari nel mondo dell'istruzione.
Tra gli interventi previsti ci sono un piano da 200 milioni di euro per il potenziamento delle infrastrutture per lo sport nelle scuole, in particolare per finanziare gli interventi, coerenti con il PN Scuola, già positivamente valutati nell’ambito delle graduatorie per la messa in sicurezza di cui alla Missione 4 Componente 1 Investimento 1.3 Potenziamento delle infrastrutture per lo sport nelle scuole del PNRR.
Un altro piano, questa volta da 150 milioni, è volto a potenziare l’istruzione tecnica e professionale nelle regioni meno sviluppate, realizzando laboratori innovativi e avanzati per lo sviluppo di specifiche competenze tecniche e professionali connesse con i relativi indirizzi di studio. 100 milioni sono destinati a migliorare l’offerta educativa nella fascia di età 0-6 anni tramite la fornitura di arredi didattici innovativi, anche nelle strutture delle regioni meno sviluppate oggetto di finanziamento nell'ambito della Missione 4 Componente 1 Investimento 1.1 Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia del PNRR.
Sarà invece il Programma nazionale Cultura 2021-2027, nel limite di 488 milioni di euro, a finanziare il piano d'azione previsto dal decreto Coesione per promuovere creatività, partecipazione culturale e rigenerazione socio-culturale delle aree urbane marginali nelle sette regioni meno sviluppate. Nel piano rientreranno, tra gli altri, progetti di restauro e valorizzazione di luoghi, monumenti simbolo e musei, ma anche interventi sulle periferie e sostegno alle fondazioni lirico-sinfoniche.
Il nuovo Nucleo per le Politiche di Coesione
La legge di conversione del decreto Coesione destina anche un contingente di cinque unità di personale del Nucleo per le politiche di coesione (NUPC) alle funzioni di controllo di investimenti pubblici e di Autorità di audit dei Programmi. Si tratta della nuova struttura prevista, insieme alla soppressione dell'Agenzia per la coesione territoriale, dal decreto PNRR 3 (dl 13-2024) per supportare il Dipartimento per le Politiche di Coesione: 40 esperti scelti tra i dipendenti delle amministrazioni pubbliche, il personale degli enti pubblici economici ed esperti estranei alla pubblica amministrazione, anche appartenenti a Paesi dell’Unione europea, in possesso di specifica e comprovata specializzazione professionale.
La disciplina del nuovo Nucleo per le Politiche di Coesione è contenuta nel DPCM del 15 gennaio 2024, approdato il 21 giugno in Gazzetta ufficiale, che gli assegna due macro funzioni. Da una parte, il NUPC eserciterà la funzione di Autorità di audit dei Programmi nazionali 2014-2020 (PON Imprese e competitività 2014-2020; PON Iniziativa PMI 2014- 2020; PON Ricerca e innovazione 2014-2020; PON Legalità 2014-2020; PON Cultura e sviluppo 2014-2020; PON Infrastrutture e reti 2014-2020) cofinanziati nell’ambito della scorsa programmazione della Politica di Coesione europea, e potrà svolgere verifiche di sistema e attività di controllo, anche a campione, sugli interventi finanziati dal FSC, il Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Dall'altra, il Nucleo opererà a supporto del Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud per tutta una serie di attività funzionali alla programmazione e valutazione dei fondi nazionali ed europei. E quindi si occuperà di valutare politiche, programmi e progetti; effettuare istruttorie a supporto dei processi di programmazione e riprogrammazione; monitorare e accelerare, con proprie iniziative e in coordinamento con altri attori e strumenti, l’attuazione dei Programmi. Sempre a supporto del Dipartimento, il NUPC dovrebbe anche andare a verificare i risultati dei Programmi, non solo in termini di avanzamento della spesa, ma anche di efficienza, efficacia e degli effetti socio-economici degli interventi finanziati con risorse pubbliche.