Pesca massiva dannosa per l'ecosistema delle acque profonde

Acque profonde - foto di Rubén LagunaI fondali marini sono nei guai. E' necessario fermare la pesca commerciale nell'ecosistema delle acque profonde e concentrarsi invece su quelle produttive. E' quanto emerge dallo studio elaborato da un team internazionale di ricercatori formato da ecologisti marini, biologi della pesca, economisti, esperti di politica e matematici dal nome "Sostenibilità della pesca in acque profonde". L'analisi dettagliata è stata presentata nella rivista Marine Policy.

Lo studio, che rivela la non sostenibilità della pesca in "alto mare", è stato diffuso prima della decisione delle Nazioni Unite in merito alla possibilità che la pesca in acque profonde continui in acque internazionali.

Le profondità marine non risultano essere un habitat ottimale per le specie viventi, sia per la carenza di luce solare, che ostacola il processo di fotosintesi, sia per la scarsità di cibo. Dunque, i processi vitali avvengono a un ritmo lento rispetto a ciò che avviene nelle acque di superficie, oltre che all'orizzonte temporale umano (ci sono pesci che possono vivere per oltre 100 anni e coralli per 4.000 anni).

Tuttavia, sebbene esistano diverse creature che si sono adattate a vivere a tali condizioni, la loro riproduzione, risulta frenata e inficiata dalle innovative tecnologie di pesca come quella a strascico sul fondo, causando gravi danni alla vita nell'ecosistema marino.

"Poiché questi pesci crescono lentamente e vivono a lungo essi possono sopportare solo un ritmo di pesca molto basso" ha affermato la dott.ssa Selina Heppell, ecologa marina alla Oregon State University e autrice dello studio insieme ad esperti canadesi, tedeschi, portoghesi, spagnoli, svizzeri ed inglesi. "In alto mare è impossibile controllare o persino osservare il volume della pesca che viene effettuata" - ha aggiunto. "Gli effetti sulle popolazioni locali possono essere devastanti".

Elliott Norse, autore principale della ricerca e direttore del Marine Conservation Institute, ha commentato che "la pesca in acque profonde può essere sostenibile solo dove la popolazione ittica cresce rapidamente e la pesca è condotta su piccola scala e usando strumenti che non distruggono l'habitat dei pesci. Con pesci che crescono lentamente, c'è un incentivo economico a ucciderli tutti e poi a reinvestire il denaro altrove per ottenere un ritorno degli investimenti più alto". "Questi cicli con una forte espansione seguita da una forte contrazione ricordano di più l'industria mineraria che non la pesca", ha concluso.