La ricerca UE indaga sullo smaltimento delle scorie nucleari
Due progetti comunitari, GLAMOR e MICADO, finanziati da due differenti edizioni del Programma Quadro di Ricerca dell'UE, hanno indagato il processo di dissoluzione delle scorie nucleari vetrificate, seppellite in formazioni geologicamente stabili, con l'obiettivo di individuare la correttezza delle procedure di descrizione e di previsione attualmente disponibili.
Le due ricerche si sono proposte di studiare la sicurezza delle procedure di isolamento geologico delle scorie nucleari, con riferimento ai siti di smaltimento presenti in Europa, formazioni di granito, argilla o sale caratterizzate da un movimento di acque freatiche molto lento.
L'analisi dell'interazione tra le scorie vetrificate e le acque freatiche è stata al centro degli studi, con lo scopo di individuarne le implicazioni per stimare il periodo di dissoluzione dei residui radioattivi.
Il primo progetto, GLAMOR - "Critical evaluation of the dissolution mechanisms of high level nuclear waste glasses in conditions of relevance for geological disposal" - si è svolto tra il 2002 e il 2006 e ha visto la partecipazione di scienziati belgi e francesi. Cofinanziato dal 5° PQ dell'UE, nell'ambito del tema "Energia nucleare", ha studiato i modelli di dissoluzione delle scorie vetrificate in sistemi di acqua pura, senza il deposito in prossimità di altri materiali.
La conclusione della ricerca è stata che esiste una percentuale residua di dissoluzione fino a 10mila volte più piccola di quella percentuale iniziale, che dovrebbe essere presa in considerazione nei calcoli per la valutazione della sicurezza di un sito geologico di smaltimento.
Sulla base di questi primi risultati i ricercatori hanno avviato il progetto MICADO - "Model uncertainty for the mechanism of dissolution of spent fuel in a nuclear waste repository" - anch'esso co-finanziato dalla Commissione europea, questa volta con riferimento al 6° Programma Quadro e alla tematica "Gestione delle scorie radioattive".
La ricerca, conclusasi nel 2010, ha visto la collaborazione di scienziati provenienti da Belgio, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito, e la messa in comune del lavoro realizzato da agenzie europee per la gestione delle scorie, organizzazioni tecniche, università e centri di ricerca.
Il team ha scoperto che le incertezze sull'area superficiale del combustibile esausto esposto alle soluzioni, un fattore molto importante quanto si deve calcolare la percentuale di dissoluzione, potrebbero essere fortemente ridotte.
I risultati mostrano anche che il combustibile esausto può essere utile come efficace barriera di isolamento per decine di migliaia o anche per milioni di anni.