Corte dei Conti UE, Plastic tax da migliorare per il Bilancio UE
A tre anni dalla sua introduzione, secondo la Corte dei Conti europea, la risorsa propria basata sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati negli Stati membri - nota anche come tassa europea sulla plastica - non ha ancora dato i risultati sperati e presenta numerose criticità. Le principali sono legate al calcolo delle stime di plastica riciclata e all’affidabilità dei dati, con impatti anche sulla previsione del contributo al bilancio europeo.
Il Parlamento europeo vota le nuove risorse proprie per finanziare il bilancio UE
Cosa sono le risorse proprie dell’UE
Le risorse proprie dell’Unione costituiscono le principali fonti di entrate del bilancio dell’UE. Fino al 2021 vi erano tre risorse proprie: quelle tradizionali (principalmente derivanti dai dazi doganali applicati alle importazioni verso l’UE), una risorsa propria basata sull’imposta sul valore aggiunto (IVA) e un’altra basata sul reddito nazionale lordo (RNL).
Dal 2021, invece, sono state inserite altre risorse proprie con l'obiettivo di garantire sia un finanziamento adeguato al bilancio pluriennale dell'UE e ai suoi programmi, che risorse aggiuntive per coprire i costi di rimborso dei prestiti NextGenerationEU. Si tratta delle entrate derivanti dal sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), delle risorse generate dal nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere dell'UE (CBAM) e di una quota degli utili delle multinazionali, riassegnati agli Stati membri in base all'accordo OCSE/G20 sulla ridistribuzione parziale dei diritti di imposizione. In ultimo, è stata introdotta anche la risorsa basata sulla plastica.
Come funziona e come si calcosa la risorsa propria basata sulla plastica
La nuova risorsa propria basata sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati prodotti dagli Stati membri è in pratica una tassa europea sulla plastica prodotta dai 27. La tassa sulla plastica rappresenta il primo passo nella tabella di marcia per l’introduzione di nuove risorse proprie dirette ad assicurare il rimborso dei fondi dello strumento europeo per la ripresa, che è stata allegata all’accordo interistituzionale tra il Consiglio, il Parlamento e la Commissione al termine dei negoziati sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
In generale, con l’introduzione della nuova risorsa basata sulla plastica, l’UE intendeva fornire un incentivo a ridurre il consumo di prodotti di plastica monouso, promuovere il riciclaggio e dare impulso all’economia circolare. Nel 2023 le entrate derivanti dalla risorsa propria basata sulla plastica ammontavano a 7,2 miliardi di euro, pari al 4% delle entrate complessive dell’UE.
La risorsa propria basata sulla plastica è costituita da un contributo nazionale calcolato sulla base di un importo pari a 0,80 euro per chilogrammo di rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati. I 17 Stati membri il cui RNL pro capite nel 2017 era inferiore alla media dell’UE beneficiavano di una riduzione forfettaria fissa per evitare effetti eccessivamente regressivi sui contributi nazionali.
In generale, gli Stati membri sono responsabili per la compilazione e la comunicazione dei dati statistici pertinenti utilizzati per calcolare la risorsa propria basata sulla plastica e devono anche designare i rappresentanti incaricati di assistere e fornire consulenza alla Commissione nelle questioni correlate a tale settore statistico, nel quadro del gruppo di esperti per le “statistiche sui rifiuti di imballaggio di plastica” (noto con l’acronimo SPPW). In generale, la responsabilità per la risorsa basata sulla plastica spetta alla Commissione, all’Ufficio statistico dell’UE (Eurostat), alla direzione generale del Bilancio (DG BUDG) e alla direzione generale dell’Ambiente (DG ENV).
Per analizzare l’efficacia di tale risorsa, la Corte dei Conti UE ha esaminato tre Stati membri - Romania, Italia e Paesi Bassi - per avere un campione che rappresentasse diversi livelli di plastica prodotta pro capite, di tassi di riciclaggio e di quantità esportate ai fini del riciclaggio.
I rilievi della Corte dei Conti UE sulla plastic tax
Il primo rilievo mosso dalla Corte dei Conti riguarda il fatto che nel primo di anno di attuazione la risorsa propria basata sulla plastica è stata sottostimata di un importo di 1,1 miliardi di euro (circa un quinto dei 5,9 miliardi di euro riscossi quell’anno), ed è stato necessario compensarla con un’altra risorsa per riequilibrare il bilancio. Nel 2021, infatti, la maggior parte (22) degli Stati membri avevano previsto una quantità inferiore a quella calcolata utilizzando i dati definitivi. Nel complesso, la quantità totale di rifiuti di imballaggio non riciclati prevista per il 2021 era di 1,4 miliardi di chilogrammi in meno rispetto alle quantità comunicate nel 2023.
La seconda critica mossa dai giudici di Lussemburgo verte sulle modalità di introduzione della tassazione, che hanno contribuito alle stime imprecise, anche a causa del recepimento non tempestivo da parte degli Stati membri e della verifica tardiva della comparabilità e affidabilità dei dati di calcolo da parte della Commissione.
Più a monte, la Corte rileva che la scarsa armonizzazione nella definizione di plastica e l'incertezza giuridica hanno ostacolato l’introduzione della risorsa propria, determinando confusione negli Stati membri. Ad esempio, i controlli di conformità sul recepimento della disciplina UE hanno evidenziato che tre Stati membri avevano recepito la definizione contemplata nella direttiva sulla plastica monouso, anziché la definizione richiesta in base alla direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Ulteriore criticità, secondo la Corte, il fatto che le principali caratteristiche giuridiche della gestione dei rifiuti di plastica sono state aggiornate troppo tardi o non sono state adottate. In particolare, i requisiti giuridici riguardanti il punto di calcolo e il bilanciamento sono stati adottati troppo tardi affinché gli Stati membri potessero tenerne conto nell'elaborazione delle previsioni relative ai rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati per il 2021 e al momento della compilazione dei dati per gli estratti annuali presentati nel 2023.
Anche le difformità nei metodi di calcolo hanno minato comparabilità e affidabilità dei dati. Gli Stati membri possono utilizzare due diversi metodi di compilazione primaria per stimare la quantità di rifiuti di imballaggio di plastica prodotti in un determinato anno, ovvero: il metodo “fondato sull’immissione sul mercato” e quello “fondato sull’analisi dei rifiuti”. L’utilizzo di due approcci diversi per il calcolo, tuttavia, può ostacolare il miglioramento della comparabilità e dell’affidabilità dei dati, sottolinea la Corte. Infatti, l’approccio “fondato sull’immissione sul mercato” potrebbe sottostimare la quantità di rifiuti di imballaggio prodotti, mentre l’analisi dei rifiuti tende a sovrastimare tale quantità.
Tra l'altro, c'è il rischio che le stime sulle quantità riciclate non siano affidabili a causa della mancanza di controlli sul trattamento dei rifiuti ricevuti dai riciclatori. Ciò comporta la presenza di un rischio di smaltimento illegale dei rifiuti di imballaggio di plastica, dichiarati come riciclati ma potenzialmente inceneriti, dispersi nell’ambiente naturale o inviati in una discarica, con una riduzione degli importi dovuti per la risorsa propria.
Infine, anche le ispezioni della Commissione - basate sugli estratti annuali, sulle relazioni sulla qualità e sugli inventari delle fonti e dei metodi utilizzati per compilare i dati statistici pertinenti - sono considerate insufficienti per mitigare i rischi più elevati legati alla compilazione di dati.
Le raccomandazioni della Corte dei Conti UE sulla risorsa propria basata sulla plastica
Da quest'analisi la Corte ricava una serie di raccomandazioni per le future risorse proprie dell'UE dopo il 2024:
- valutare le modifiche legislative necessarie, con un calendario previsionale per la presentazione di una proposta;
- individuare i rischi principali che incidono sulla qualità dei dati e condividere le informazioni con gli Stati membri prima dell’introduzione delle nuove risorse proprie, laddove queste ultime siano basate sui dati comunicati dagli Stati membri;
- stabilire una procedura efficiente per dare seguito a qualsiasi inadempienza significativa individuata nel recepimento nella legislazione nazionale o relativa a questioni che incidono sulla qualità dei dati.
Guardando invece al medio termine, per il 2026 la Commissione dovrebbe migliorare la comparabilità e l’affidabilità dei dati attraverso:
- la definizione di una tempistica, in collaborazione con gli Stati membri, per affrontare le difficoltà che impediscono a ciascun paese di stimare i rifiuti prodotti utilizzandoi due metodi ed effettuando un bilanciamento dei risultati;
- l'identificazione, assieme agli Stati membri, delle difficoltà che impediscono l’utilizzo del punto di calcolo all’atto di immissione in un processo di riciclaggio quale mezzo per definire le quantità dichiarate come riciclate, e adottare misure tese adaffrontare dette difficoltà;
- la presentazione di una proposta riveduta di atto delegato al fine di definire tassi di scarto medio;
- l'allineamento della definizione di plastica in tutti i testi utilizzati in relazione alla nuova risorsa basata sulla plastica.
Infine, entro il 2027 Bruxelles dovrebbe individuare misure per attenuare il rischio che rifiuti inviati ai riciclatori non siano successivamente riciclati.
Consulta la versione completa della relazione della Corte dei Conti UE