Il boom di eCommerce e delivery e il futuro della distribuzione merci in città
Quali norme favoriscono i modelli sostenibili di distribuzione delle merci in città? Come si incentivano gli investimenti delle imprese logistiche? Quali misure si possono adottare subito? Se lo chiede uno studio del MIT alla luce dei cambiamenti irreversibili causati dal Covid e del suo contributo alla crescita di e Commerce e delivery.
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In un recente studio dal titolo “La logistica urbana in una visione integrata”, il Ministero delle infrastrutture e trasporti (MIT) affronta un tema che tocca nel concreto la vita di imprese e cittadini: come rendere sostenibile la logistica urbana delle merci nelle nostre città, dopo che il Covid e l’e-commerce hanno cambiato in modo irreversibile abitudini di consumo e modelli economici.
Al di là del titolo un po’ “accademico”, il documento può risultare utile alle imprese del settore logistico. Il Ministero, infatti, inizia a ragionare su come dovrebbero comportarsi gli amministratori locali per gestire - in un domani ormai alle porte - i nuovi modelli di distribuzione delle merci dentro le città, e su come avviare un alleanza con le imprese logistiche per innescare una collaborazione capace di plasmare insieme il futuro sistema logistico.
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E-Commerce e Covid, non si torna più indietro
Che il trend fosse quello di un aumento senza precedenti delle consegne a domicilio di merci di ogni tipo era ormai chiaro da tempo, vista la crescita esponenziale dell’e-commerce. Quello che non ci si aspettava, però, era probabilmente la velocità con cui questa rivoluzione si sarebbe realizzata.
Ad imprimere un’accelerazione senza precedenti è stato chiaramente il Covid, che durante il lockdown ha portato ad un aumento dell’e-commerce pari al 162,1%. Uno sprint delle consegne a domicilio - dalle merci acquistate online al food delivery - che continua ad essere sostanzioso anche nei mesi post-lockdown (ma che restano segnati dall’emergenza), e che probabilmente proseguirà anche finita la pandemia.
Amministratori pubblici (locali e nazionali) ed imprese non hanno quindi molta scelta. Se non vogliono limitarsi a “subire” le conseguenze legate al cambio dei consumi, devono cominciare a individuare le modalità per governare questo nuovo scenario. Lo studio del MIT indica, quindi, proprio le misure più urgenti per questa nuova rotta, focalizzandosi su quelle che possono essere introdotte immediatamente.
Una Ztl più smart
Uno dei primi punti su cui operare sono le regole che disciplinano le Ztl, ricorrendo anche alla digitalizzazione di tutte le procedure in capo agli operatori logistici.
A tal fine, la prima proposta del MIT è quella di armonizzare e smaterializzare tutte le procedure di accreditamento dei veicoli e degli autisti che possono svolgere attività logistiche all’interno di aree controllate (es. ZTL, Aree Ambientali, etc.) e non solo. Lo strumento sarebbe quello di un’unica interfaccia per l’inserimento dei dati del veicolo in grado di comunicare con:
- la banca dati della motorizzazione per verificare il rispetto delle regole relative al mezzo (come revisioni, certificato assicurativo valido, etc.),
- il Ministero dell’Interno per l'idoneità del conducente del mezzo (es. carichi penali, sospensione patente, etc.) e per l'idoneità dell'azienda richiedente (es. antimafia);
- la Camera di Commercio e l'Albo Autotrasporto per la validità dei requisiti dell’azienda richiedente (es. iscrizione attiva).
In questo modo il soggetto richiedente potrebbe inoltrare la propria richiesta standard comunicando il numero di targa del mezzo (i cui dati specifici sono immediatamente recuperabili da banca dati Motorizzazione) ed automaticamente avrebbe la lista di Comuni e delle Ztl nei quali potrebbe svolgere il suo lavoro.
Questa interfaccia (portale/gateway) dovrebbe inoltre:
- contenere tutte le ordinanze e le eventuali restrizioni/requisiti dei Comuni;
- permettere agli autisti di inoltrare la richiesta di accreditamento tramite SPID, collegato con il casellario giudiziario e l’archivio patentati abilitati alla guida.
Regole stabili nel tempo per permettere alle imprese di fare investimenti
Un'alleanza tra PA e imprese della logistica è necessaria anche per ridurre l’inquinamento e rendere più sostenibili le città. Per questo il MIT propone l’adozione di accordi quadro quinquennali con “un sistema di regole (ed eventualmente di premialità e restrizioni) che sia stabile (nel tempo), consentendo in tal modo alle aziende di poter incardinare tutti gli eventuali investimenti necessari alla sostituzione del proprio parco veicolare in un piano industriale vero e proprio”.
Per permettere infatti alle imprese di affrontare con serenità gli investimenti necessari a rinnovare la flotta e adottare nuovo modelli di business (es. ridefinire gli orari di distribuzione delle merci in città verso orari non di punta, garantire consegna domiciliare di beni per utenti deboli, assecondare cambiamento abitudini di acquisto a favore della prossimità, etc) bisogna infatti garantire una stabilità normativa su base almeno quinquennale.
A quel punto a farsi garante di quanto deciso a livello locale sarebbe il MIT, che assicurerebbe la tenuta dell’accordo anche in caso di cambio della giunta.
A ciò si dovrebbero poi aggiungere “misure fiscali ed economiche di accompagnamento alla transizione” che potrebbero trovare posto sempre dentro all’accordo.
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Ridisegnare le aree di carico/scarico e assicurare il POD
Oltre a lavorare sulle regole di accesso alla città ed assicurare una stabilità sufficiente alla realizzazione di investimenti, bisogna intervenire anche sulle aree fisiche in cui lavorano gli operatori della logistica.
Per questo il MIT propone anzitutto di reimpostare le politiche della sosta (laddove necessario anche con minimi interventi di adeguamento normativo), al fine di rendere effettivamente disponibili gli stalli necessari per un utilizzo a rotazione.
In secondo luogo, poi, bisognerebbe introdurre subito il POD (prova di consegna digitale) che renderebbe – come sperimentato in occasione del lockdown durante l’emergenza COVID-19 – l’intero processo di consegna più rapido, sicuro ed efficiente.
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Cosa stanno facendo le altre città europee
Oltre agli interventi subito adottabili indicati prima, il MIT fa anche una panoramica sui principali trend internazionali in atto.
Il primo è senza dubbio l’impiego sempre più massiccio di tecnologie capaci di favorire lo scambio di dati per gestire la composizione dei magazzini (e relativi inventari), il processo di trasporto e le flotte e l'ultimo miglio, con impatti positivi su tutta la catena logistica. Andrebbero quindi messi in piedi sistemi in grado ad esempio di controllare e prenotare in tempo reale le aree di carico/scarico e di implementare zone di transhipment di prossimità al fine favorire l’intermodalità (mediante uso di veicoli leggeri e cargo-bikes), Oppure sistemi per limitare la sosta in doppia in fila (causa di inefficienze nell’intera circolazione dei veicoli) e limitare il tempo in cui il veicolo è impegnato alla ricerca del posto (riducendo quindi i consumi e le emissioni totali).
Per quanto riguarda invece l’accesso alle aree urbane, alcune best practices sono quelle che prevedono la creazione da parte di privati di microcentri di consolidamento urbano o la promozione di modalità di consegna dell’ultimo miglio a impatto zero (es. cargo bike).
Infine c’è il tema dei veicoli a bassa emissione che andrebbero incentivati attraverso un mix di misure fiscali e di norme che inducono al cambiamento del comportamento degli stakeholder, consentendo o ponendo divieti per particolari attività in condizioni specifiche.
A questi si aggiungono infine strumenti di pianificazione del territorio e di pianificazione urbana in grado di ottimizzare l’utilizzo del territorio in modo sostenibile e resiliente, agendo ad esempio sulla localizzazione delle infrastrutture logistiche, sulle aree destinate ad uso abitativo, sulla localizzazione delle vendite al dettaglio e degli uffici e così via.